Nell'ultima recensione dedicata agli Hail the Sun lamentavo il fatto di quanto loro e il genere a cui appartengono, ovvero il prog hardcore o più specificatamente lo swancore, siano praticamente ignorati dal pubblico delle nostre parti. A distanza di tre anni e arrivati al quarto album in studio con New Age Filth, oltre ad un considerevole numero di EP, la situazione non è cambiata ed anche gli stessi Hail the Sun procedono spediti senza grandi cambiamenti sulle linee tracciate dal precedente Mental Knife.
Donovan Melero e compagni popongono ancora un album breve ed essenziale, affilato come una lama appunto, efficace nella scelta di non dilatare troppo i tempi. Essenziale quindi inteso per ciò che riguarda la sua durata complessiva e quella di ogni singola traccia, non rispetto all'architettura sonora, anzi. Da questeo punto di vista New Age Filth è piuttosto una continua cornucopia di evoluzioni e dinamiche inaspettate, fitte trame che spesso si fratturano all'improvviso in sezioni concitate, saturo di riff post hardcore e frenetiche alternanze swancore tra quieta melodia e violenza punk.
Per quei pochi che capitano tra queste pagine da qualche anno, credo ormai sappiano cosa aspettarsi dagli Hail the Sun e New Age Filth non si discosta da quanto ha già fatto il gruppo in precedenza, ma ribadisce che la vena creativa continua sugli stessi livelli del passato. Per tutti gli altri che ancora non ne sono a conoscenza, quest'ultimo lavoro può essere un buon punto di partenza introduttivo in quanto racchiude tutte le peculiarità che fanno parte del bagaglio sonoro della band californiana.
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