domenica 25 aprile 2021

BLACKSHAPE - BLACKSHAPE (2021)

Ogni volta che devo iniziare l'ascolto di un album post rock sono preso da scetticismo e pregiudizio. So benissimo che risulta un approccio sbagliato, ma è sempre più raro per me trovare all'interno di tale filone, o comunque affine, una band che mi sorprenda. L'omonimo esordio dei BLACKSHAPE ha compiuto questo miracolo. Loro sono un quartetto proveniente da Salt Lake City e composto da Scott Shepard e Joe Woit alle chitarre, Josh Dunn al basso e Perry Burton alla batteria. I BLACKSHAPE presentando l'album co-prodotto da Matt Goldman (The Chariot, Underoath), rivelano di non essere proprio alle prime armi, e si sente, poiché si conoscono tra loro da molto tempo, suonando insieme in altri progetti, fino a che il destino li ha riuniti in questo comune aggregatore di pesante post rock strumentale.

Difatti la peculiarità di BLACKSHAPE è quella di spingere l'acceleratore sulle complessità ritmiche e sulla furia elettrica delle chitarre. L'esplorazione timbrica di questo strumento è parte integrante e fondamentale del lavoro, insieme alla incendiaria sezione ritmica. Ne viene fuori un lavoro di mathcore lisergico concepito come un'unica suite di quarantaquattro minuti, dove le tracce vengono indicate con numeri romani come fossero parte di vari movimenti: una specie sinfonia metallica. In tutta la sua durata BLACKSHAPE non conosce un attimo di cedimento, il percorso lascia da parte bordoni e minimalismo, ma viene costellato di dinamiche che si rincorrono, talvolta in temi rielaborati in base alla potenza, oppure in convulsi riff saturi di riverberi, distorsione e feedback spaziali. In questo l'album non è da considerarsi post rock nel senso più generale del termine, in quanto non si hanno accenni a staticità su temi reiterati per poi costruire crescendo esplosivi. La deflagrazione in questo caso è continua e anche negli attimi di quiete si percepisce costantemente un senso di furia primigenia. 

I BLACKSHAPE affrontano il post rock con ardita sperimentazione e con l'urgenza di renderlo il più complesso, dinamico e galvanizzante possibile. La voglia di sorprendere del gruppo si palesa quasi alla fine del viaggio sulla traccia ITIIITIATIIHYLIHYL, quando meno te lo aspetti ecco arrivare delle linee vocali eteree che intonano un breve testo alla maniera angelica dei Sigur Rós, al che si comprende la potenzialità di questa band che potrebbe tranquillamente cimentarsi anche in epiche composizioni psichedeliche con tanto di cantato. Ma per ora BLACKSHAPE hanno scelto di stenderci con un monumento al mathcore strumentale. Un trip sonico impressionante, un tour de force da manuale.

 

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