Beh, come direbbero gli americani, "what a ride!". Quante cose ci sarebbero da analizzare in questo 2020, e parlo semplicemente dal punto di vista musicale: concerti azzerati, band in crisi, uscite discografiche penalizzate, ecc. Ma sicuramente da questo punto di vista ci saranno degli analisti e statistici più competenti di me. Lasciando perdere tutto ciò che ha portato (via) questo anno, meglio soffermarsi come sempre esclusivamente sulla qualità e quantità di uscite del 2020.
mercoledì 23 dicembre 2020
ALTPROGCORE BEST OF 2020
Beh, come direbbero gli americani, "what a ride!". Quante cose ci sarebbero da analizzare in questo 2020, e parlo semplicemente dal punto di vista musicale: concerti azzerati, band in crisi, uscite discografiche penalizzate, ecc. Ma sicuramente da questo punto di vista ci saranno degli analisti e statistici più competenti di me. Lasciando perdere tutto ciò che ha portato (via) questo anno, meglio soffermarsi come sempre esclusivamente sulla qualità e quantità di uscite del 2020.
lunedì 21 dicembre 2020
Corelia - New Wilderness (2020)
domenica 20 dicembre 2020
Altprogcore December discoveries, part 2
Prima di chiudere l'anno ecco un altro veloce sguardo alle uscite del 2020:
I Johari sono un trio prog metal americano formato da Connor Hill (voce, tastiere), Gabriel Castro (chitarra) e Corey Sturgill (batteria) e si apprestano a pubblicare il terzo album Yūrei nei primi mesi del 2021. Nel frattempo la band ha reso disponibili due singoli in anteprima che, a quanto pare, si distaccano leggermente dal materiale contenuto nei due precedenti. Per essere più precisi ci troviamo dalle parti dell'ultimo Daniel Tompkins e del djent più atmosferico e melodico, mentre in passato non veniva disdegnata qualche parentesi metalcore.
Di nuovo un trio, sempre dagli USA, i So Soon, The Truth vanno a rinfoltire le fila dello swancore con una miscela di experimental/prog hardcore che farà felici gli appassionati degli Hail the Sun, Stolas e Sianvar.
Sembra un caso, ma ecco un altro trio, questa volta dall'Australia. I Lucid Planet, fin dai primi ascolti, richiamano i tratti distintivi dei Tool, ma riletti se vogliamo in chiave più prog e con sonorità molto tendenti al mistico/mediorientale.
I Quantum invece sono un quartetto di Stoccolma che arriva al suo esordio con l'EP The Next Breath of Air... e mischiano prog metal moderno con qualche influsso dal passato proveniente in particolare dai Rush.
venerdì 18 dicembre 2020
Bitch Falcon - Staring at Clocks (2020)
Per arrivare al primo album i Bitch Falcon hanno dovuto attraversare una gavetta di sei anni, condita da svariati singoli e fatta di concerti coinvolgenti. Come sempre in questi casi, però, l'anticamera paga e ha permesso al trio di Dublino, guidato dalla imponente presenza vocale di Lizzie Fitzpatrick, di forgiare un sound che, dagli acerbi inizi post punk/post grunge, si è in seguito evoluto, aggiungendo alla miscela dello spessore shoegaze fino a crearsi un'identità propria.
L'esordio Staring at Clocks è una bomba di elettricità lisergica dove finalmente le tanto in voga sonorità del passato non vengono sfruttate per trasmettere nostalgia, ma piuttosto per inspessire l'impasto strumentale. Contando su una sezione ritmica ben rodata, affiatata e tiratissima composta dal basso di Barry O’Sullivan e dalla batteria di Nigel Kenny, la Fitzparick si serve della chitarra come se fosse un mezzo per suturare gli spazi lasciati vacanti, tra feedback viscerali, riverberi abissali e note reiterate, tralasciando power chords e accordi ritmici.
Il primo pezzo, I'm Ready Now, è un post grunge che incontra la new wave con la Fitzparick intenta ad aggiungere un tocco di gotico con il suo cantato, come fosse una novella Siouxsie Sioux. Ecco, come si accennava, è la sua voce a dare un grande impatto melodico ai brani, dato che è lei ad emergere nel labirinto di pulsazioni di Gaslight o nello spaziale trip di Sold Youth. Basso, batteria e chitarra vivono in una dimensione strumentale tribale, noise e scollegata da quella che può essere la melodia portante. E' la Fitzpatrick che porta in superficie un barlume di filo conduttore melodico.
Turned to Gold si avvicina addirittura alle coordinate di Elizabeth Frazer e dei Cocteau Twins, anche grazie ad un caleidoscopico tappeto di riverberi ultraterreni da dreamgaze. How Did I Know? sarebbe quasi ballabile se non fosse che l'attenzione viene calamitata altrove, tra la ritmica serrata e gli infiniti effetti chitarristici che si susseguono nel brano. Questa sensazione di porre l'accento sulla costruzione dinamica del sound continua nella title-track, la quale è come un attestato che prova il lavoro certosino di arrangiamento e produzione messo in atto dal gruppo con il supporto della mano sicura del produttore Alex Newport (At The Drive-in, The Mars Volta, Death Cab For Cutie, The Melvins).
Sono ancora il basso graffiante di O'Sullivan, la batteria metronomica di Kenny e la chitarra heavy-gaze della Fitzparick a fare di Damp Breath, Test Trip e Martyr un trittico che avvolge l'intera gamma sonora che negli anni '80 creava una fittizia linea comune tra gothic rock, pop metal e new wave. Il tutto è ben riassunto nella chiusura di Harvester, avvolto da un'atmosfera straniante e surreale in quello che rimane uno degli esordi più convincenti dell'anno.
giovedì 17 dicembre 2020
ALTPROGCORE 2020 BEST EPs
mercoledì 16 dicembre 2020
Lakes - The Constance LP (2019)
Se suoni un certo tipo di musica che non va per la maggiore nel tuo paese d'origine è molto probabile che avrai buone possibilità di essere ascoltato altrove, ovvero dove è nato quel particolare genere. E' quello che è successo ai Lakes, band inglese nata dall'amore dei due fondatori Matthew Shaw (batteria) e Roberto Cappellina (voce, chitarra) per l'americanissimo midwest emo. Prendendo le mosse nel 2017 da alcuni demo registrati da Shaw, il gruppo Lakes si è ben presto espanso ad un ensemble di sei elementi con l'aggiunta di Rob Vacher (chitarra), Gareth Arthur (chitarra), Charlie Smith (basso) e Sam Neale (voce, glockenspiel, synth), di recente sostituita da Blue Jenkins che compare nel nuovo singolo di quest'anno Kids, contenuto sul 7" This World Of Ours, It Came Apart, pubblicato a luglio.
I Lakes, dopo due EP autoprodotti, con l'album The Constance LP come era prevedibile hanno attirato l'attenzione oltreoceano fino ad arrivare al cuore dell'IIlinois, lo stato per eccellenza del midwest emo, collezionando consensi eccellenti da personaggi come il produttore Neil Strauch (Owen, Owls, Joan of Arc, Iron & Wine) e l'ex frontamn dei Real Friends Dan Lambton, il quale ha fatto una comparsata su Kids.
The Constance LP è un disco che penetra con personalità nel midwest emo, con rara sensibilità pop, senza il rischio di far passare i Lakes come l'ennesima copia sbiadita accanto ad altre band che si sono gettate nel filone dell'emo revival. Capace di fondere le melodie malinconiche degli American Football alle trame più ritmate dei Braid, sfiorando con delicatezza il math rock e il dream pop grazie alle delicate polifonie vocali create da Cappellina e dalla Neale, il gruppo pare una piccola orchestra per quanto sa accumulare un volume di suono da chamber rock, come fosse una versione emo dei compianti Anathallo. E' proprio il caso di dire che il miglior disco emo del 2019 dopo LP3 degli American Football non arriva dagli USA, ma dall'Inghilterra.
Bouns track: la cover di Must've Run All Day dei Glassjaw appena pubblicata
martedì 15 dicembre 2020
Reader - Behind The Empty House (2020)
Il veterano del math rock Mike Sparks in passato ha fatto parte di alcune band di culto nell'area di Seattle tra cui By Sunlight, Mister Metaphor e Bridges, sperimentando una musica che non si lasciasse incasellare facilmente per il suo vagare in schemi trasversali, pur partendo da requisiti alternativi. La sua ultima avventura è chiamata Reader, una band costituita con Jack Clemens al basso, Aaron Kasson alla chitarra e Andrew King alla batteria. L'anno scorso i Reader hanno esordito con Engrams, un album dal potente impatto heavy math rock, fondato su trame chitarristiche rauche dallo svolgimento imprevedibile, ritmiche cervellotiche e melodie persistenti, rafforzate dal cantato polifonico, che si scontrano con un sottotesto strumentale tempestoso e costantemente in movimento.
Behind The Empty House è invece un EP di due tracce uscito quest'anno, di cui la title-track è il pezzo forte, tanto roboante ed entropica nella parte strumentale quanto dolce in quella cantata, che è un po' la peculiarità dei Reader mostrata anche su Engrams. Two Pines si infila in una estesa introduzione strumentale che presenta una ragnatela di intrecci chitarristici tra i King Crimson e i Faraquet. Le dinamiche cambiano e si fanno più psichedeliche superata la metà del brano, quando intervengono le voci. Due sole tracce, ma sufficienti per condensare un intero universo sonoro compreso tra il post rock e il math rock.
lunedì 14 dicembre 2020
Thrailkill - Detach (2020)
Forse questo EP per Wes Thrailkill non era nei programmi, dato che è stato scritto e registrato durante il lockdown. Detach nasce infatti come reazione ad un periodo in cui il chitarrista si è trovato senza ispirazione. Il seguito a Everything That is You arriva quindi a distanza esatta di due anni sotto forma di sei tracce, che comunque sono unite musicalmente come fosse un'unica suite di circa venti minuti.
Tra le sue trame Detach fa trasparire in parte la frustrazione di Thrailkill in quanto molto più aspro negli arrangiamenti e aggressivo nel mostrare virtuosismi o anche semplicemente nel modo di suonare. Quello di Thrailkill è un assalto allo strumento che raggiunge il culmine nella title-track, nella quale vengono liberate tutte le capacità funamboliche del musicista. Capace di momenti di puro chaos, ma anche distensioni psichedeliche, l'EP si cementa nell'abilità di Thrailkill nel creare suggestioni sonore tra la fusion e il djent ad un livello molto più vivido rispetto alle ormai centinaia di chitarristi che popolano questo genere.
domenica 13 dicembre 2020
Vulkan - Technatura (2020)
Anche se non c'è bisogno di ribadirlo la Svezia si conferma fertile terra di talenti per quanto riguarda il progressive rock. Dopo aver dato atto della loro competenza in tale ambito con due album, i Vulkan con Technatura superano qualsiasi aspettativa e si vanno a collocare senza problemi accanto a nomi ben più osannati di loro come Haken, Mastodon, Opeth e Pain of Salvation (ai quali tra l'altro fecero da spalla nel tour del 2018), band a cui potrebbero essere accostati. Si sarà capito che l'ambito specifico dei Vulkan è il prog metal, ma privo di quei richiami al passato e maggiormente piantato nel presente. L'unica traccia dello scontro tra i due piani temporali è dato dall'utilizzo delle tastiere vintage di Olle Edberg, il quale sceglie di tessere con basso profilo (ma essenziale nell'economia sonora) una rete di Hammond piuttosto che di synth, e la chitarra metal di Christian Fredriksson. La particolare miscela di aggressività metal e cerebralità prog fa venire in mente un'altra band norvegese, oscura ed illuminata, di nome Anti-Depressive Delivery.
Dai tempi di Observants (2016) i Vulkan dimostrano di avere fatto un grande passo di maturità verso ogni direzione: 1) arrangiamenti, che risultano più stratificati e ricchi; 2) produzione, con una grande cura per dare risalto ai vari strumenti utilizzati ed alle finezze che rifinuscono il sound; 3) abilità specifiche dei membri, a cui un particolare plauso va a Jimmy Lindblad per aver saputo lavorare sulla propria voce che in questo album brilla più del solito, decidendo oltretutto di cantare sia in lingua inglese che svedese, riuscendo a mantenere una fluidità metrica associata alla musica veramente encomiabile.
Su Technatura il risalto dato alla sezione ritmica, basso e batteria a cura di Oscar Pettersson e Johan Norbäck rispettivamente, attraverso vari tribalismi o richiami arcaici, può far venire in mente certe soluzioni alla Tool o Karnivool. Le atmosfere oscure e minacciose che troviamo in apertura con This Visual Hex ci introducono in un viaggio tortuoso e complesso, ma anche capace di racchiudere efficaci distensioni melodiche, come le contrapposizioni tensive di Redemption Simulations e Bewildering Conception of Truth, che navigano tra il selvaggio aggressivo ed il prog alternativo. Spökskepp ridefinisce in modo perfetto quest'ultimo aspetto, mentre negli oltre dieci minuti di The Royal Fallacy il gruppo mette in tavola le proprie doti di edificatore di trame strumentali multipartite, tornando alle intricate massicce radici progressive dell'esordio Mask of Air (2011). Non che con gli altri due album, che vi consiglio di riscoprire, i Vulkan non avessero dato prova di sollevarsi sopra la media di molti gruppi prog contemporanei più pubblicizzati, ma Technatura li consacra tra gli interpreti contemporanei più illuminati per portare avanti la fiamma del prog meno scontato.
sabato 12 dicembre 2020
Daniel Tompkins - Ruins (2020)
Nel panorama prog metal il nome di Daniel Tompkins non ha certo bisogno di presentazioni, dato che il suo curriculum è quantomeno impressionante visti i progetti di spessore a cui ha preso parte durante la sua carriera. Tutto ciò grazie ad una voce versatile ed espressiva, molto apprezzata dagli addetti ai lavori e non. Dallo scorso anno Tompkins, dopo molto tempo sulla breccia, ha tentato per la prima volta la carta da solista con l'album Castles, indirizzandosi giustamente su una direzione diversa rispetto a quello a cui ci ha abituati con band come TesseracT, Skyharbor, Piano, First Signs of Frost o persino con la synthwave degli Zeta.
Ma Castles si cullava in un electro art pop intellettuale un po' scialbo a dire il vero e come album d'esordio non contribuiva a valorizzare Tompkins sia come autore che come interprete. Sarà forse per questo che il cantante è tornato sui propri passi e ha reinventato, ri-immaginato e stravolto le canzoni di Castles, rivisitandole su questo nuovo album Ruins, sempre comunque avendo al suo fianco il produttore e co-autore di Castles Eddie Head (Haji’s Kitchen). Già leggendo i nomi degli ospiti coinvolti - Paul Ortiz (Chimp Spanner), Plini e Matt Heafy (Trivium) - si capisce però che la volontà di Tompkins era ricongiungersi in parte con quel genere che gli ha dato popolarità e Ruins appare, più che una rilettura, un album nuovo di zecca.
Questa volta le atmosfere si fanno più metalliche ed oscure, l'elettronica non è scomparsa del tutto sposandosi bene con le chitarre djent, mentre la voce di Tompkins è libera di vibrare tra gli acuti più luminosi e gli scream più cupi e aggressivi. Quindi, anche se le tematiche e le liriche rimangono quelle di Castles, Ruins ha tutt'altro sapore tanto che persino i titoli dei brani sono stati cambiati. A ripensare la musica ci ha pensato in gran parte Ortiz, perciò Tompkins sapeva dove andare a parare per immettere nuovo smalto a composizioni originariamente animate da poco carattere.
Quanto stagnante e privo di vera emotività appariva Castles, tanto musicalmente più interessante e profondo, oltre che intriso di melodrammatica dinamicità, si mostra Ruins fin dalla prima traccia Wounded Wings. Ma se il principio da cui partiamo è quello già esposto, per il quale Ruins si distacca da Castles talmente tanto da diventare una prova a sé, forse è meglio giudicarli come due album distinti, senza confrontarli. E allora possiamo affermare che Ruins è una seconda opera riuscita, che questa volta rende giustizia al Tompkins solista.
venerdì 11 dicembre 2020
Jakub Zytecki - Live 2020
L'ormai ex chitarrista dei Disperse Jakub Zytecki ha appena realizzato, come molti suoi colleghi hanno fatto e stanno facendo quest'anno, un live a porte chiuse. Per ovviare alle ormai note restrizioni pandemiche Zytecki, accompagnato dagli altri due musicisti Józef Rusinowski (batteria) e Michał Sarapata (basso), hanno suonato il set che avrebbero dovuto portare in tour dal vivo, composto dal materiale tratto dal suo ultimo album Nothing Lasts, Nothing's Lost e dagli EP Ladder Head e Feather Bed. In più, per la prima volta, Zytecki si è cimentato alla voce, anche nell'ancora inedito Moon Ghost, la cui versione definitiva verrà pubblicata in futuro.
Il documento video in particolare offre uno sguardo sulla versatilità e la sensibilità strumentale di Zytecki, forse il più dotato tra le nutrite fila dei "chitarristi da cameretta" (non c'è Plini che tenga), ma anche il meno celebrato. Nel suo percorso da solista Zytecki ha approfondito ancora di più quanto stilisticamente accennato con i Disperse, ovvero la fascinazione per un sound personale che travalica il djent, anzi lo abbandona proprio, in favore di una fusion meditativa la quale, attraverso le proprie sfumature delicate, abbraccia generi insospettabili come world music, new age e ambient. La resa live riesce sicuramente a valorizzare ancora di più l'intensità che questi brani vogliono trasmettere.
martedì 8 dicembre 2020
Hidden Hospitals - Headstones (2020)
Gli Hidden Hospitals hanno presentato quasi a sorpresa il nuovo EP Headstones. Compreso di quattro tracce, è stato preceduto dai due singoli, How Amazing e Here Lies, senza annunci particolari, seguiti quindi dalla pubblicazione accompagnata solo da qualche nota di produzione. L'EP arriva a due anni di distanza dall'album LIARS e continua quella scia che vedeva il gruppo quasi reinventarsi grazie ad una presenza più corposa dell'elettronica.
domenica 6 dicembre 2020
Introducing: JIA
La collaborazione del trio JIA inizia nel 2018, quando i tre musicisti Jacob Umansky (già bassista negli Intervals), Ivan Chopik (chitarra) e Alan Hankers (tastiere), dopo qualche anno di tour e idee musicali condivise, pur vivendo separati dalle due coste degli Stati Uniti tra New York e Los Angeles, decidono di formare un gruppo ed usare le proprie iniziali per il nome. I primi frutti della collaborazione sono stati svelati quest'anno attraverso quattro singoli (finora) a cui ne seguiranno altri, fino a pubblicare tutti i brani a cui il trio ha lavorato.
Come la tendenza contemporanea prog metal/djent vuole, i JIA spaziano con i propri virtuosismi tra sonorità aggressive e melodia pop new wave unite senza troppi pregiudizi allo stesso modo degli Arch Echo. In più, come ciliegina sulla torta, il trio è riuscito a coinvolgere in ogni singolo nomi importanti della scena prog metal come Matt Garstka (Animals As Leaders), Michael Lessard (The Contortionist), Casey Sabol (ex Periphery) e Eddie DeCesare (Painted in Exile).
sabato 5 dicembre 2020
Altprogcore December discoveries
mercoledì 2 dicembre 2020
McStine & Minnemann - II (2020)
Davvero instancabili e non contenti di aver realizzato già un album lo scorso luglio, la coppia McStine e Minnemann torna a colpire con un secondo sforzo discografico prima che l'anno si concluda. Registrato praticamente subito dopo concluse le sessioni del primo omonimo, tra aprile ed ottobre, II può essere considerato il prodotto del lockdown dei musicisti e si destreggia tra le pieghe della trasversalità prog, pop, alternative e fusion con ancor più convinzione e ardore del suo predecessore.
In particolare pare che i due questa volta vogliano dar spazio alla vena più eclettica ma anche al divertimento strumentale e stilistico, un'attitudine sottolineata dalle brevi intermissioni, più simili ad esperimenti che spingono sull'acceleratore che a brani veri e propri. Il tutto si ricompone con maggior compiutezza su Quarantine Sex Slave. Previsto per una pubblicazione il 4 dicembre, il duo ha reso lo streaming dell'album disponibile con due giorni di anticipo.