Come una versione più oscura, ma sempre implacabilmente complessa, del trio prog fusion Scott McGill, Michael Manring e Vic Stevens o degli Exivious, gli Stimpy Lockjaw si immaginano come potrebbe essere un tipo di jazz che possa piacere anche ai metalheads. Con qualche apparizione vocale di Cara Minichiello e del sax di Colin Gordon, l'impianto è altrimenti strettamente riservato ai quattro musicisti che si sbizzarriscono in dinamiche virtuose, un momento lente e l'altro frenetiche, ampio utilizzo di dissonanze e controtempi e una complessità esecutiva ricercata consapevolmente. Non si pensi comunque ad un album impenetrabile, anzi, un ascoltatore prog smaliziato può trovare anche di che divertirsi: Asteroids è un pezzo di classe elevatissima (per certificarlo basterebbero solo gli ultimi quattro minuti in una totalità di undici) e Robo, Shrimpy e Third Eye sono altrettanto tecnici e viscerali, mentre i quattro si sfidano sezionando e decostruendo le armonie.
Se vi interessa c'è anche un album da solista di Nick Llerandi uscito lo scorso anno, sempre in ambito fusion, ma più teso verso l'improvvisazione.
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