lunedì 8 novembre 2010

INSURGENTES o sulla condizione della musica di inizio secolo



Chi segue questo blog sa che non sono stato molto tenero con le ultime opere di Steven Wilson, sbaglia però chi ha visto nelle mie critiche un'aprioristico attacco a prescindere da cosa lui pubblichi e il resoconto che segue ne dovrebbe essere una prova.

Per prima cosa è bene chiarire che il film Insurgentes, che da poco è disponibile in DVD, non è un documentario sui Porcupine Tree o sulla carriera musicale di Wilson, ma è piuttosto un approfondimento del "Wilson-pensiero" sullo stato della musica nel XXI secolo. Il punto centrale da cui partono le riflessioni di Wilson è di considerare la musica, ma più precisamente l'album, come un'opera d'arte (il che al giorno d'oggi non è un'affermazione così scontata), espandendo poi il discorso ad un livello più ampio con tutte le implicazioni che comporta il fattore Internet. Credo che per chi ami veramente la musica le parole di Wilson non solo siano condivisibili e da sottoscrivere fino all'ultima, ma andrebbero predicate in giro come fossero una nuova bibbia per il musicofilo incallito.

Si parla di un tempo perduto quando si entrava in un negozio di dischi, della scoperta e della ricerca di un artista che magari avevamo sentito nominare dagli amici. Rituali, emozioni e sensazioni che oggi sono scomparse, sostituite da un semplice click sul computer. Si arriva poi al cuore del discorso quando si parla della musica compressa in formato Mp3 che toglie quella magia che avevano i vecchi vinili e l'ascolto in un adeguato impianto stereo, anzichè in un paio di cuffiette appiccicate alle orecchie. Per quanto io condivida le parole di Wilson l'unica trovata che mi sembra sterile è quella di arrivare a distruggere iPod in svariati modi, un costoso gesto di protesta abbastanza inutile nei confronti della odierna cultura di download musicale selvaggio. Quando lo si vede intento a rompere tutto si può pensare: ok, condivido anche questo, ma a che scopo lo fai? Sarebbe come protestare contro la guerra spaccando due o tre pistole. E intanto Steve Jobs se la ride perché te li sei comprati.

Comunque, a parte questo, il discorso di Wilson è serio e ci pone degli interrogativi per il futuro della musica sempre più ridotta ad un ruolo superficiale nella nostra cultura e considerata solo un prodotto da catena di montaggio. Il che è ben chiaro quando Wilson si riferisce a spettacolini come American Idol o Celebrity Big Brother dove l'essenziale è diventare famosi e non avere doti artistiche o musicali. Questo punto è essenziale perchè nella concezione di Wilson il performer deve essere completo, un artista che va oltre all'esibizione sul palcoscenico, che sappia creare musicalmente qualcosa di valido.






La deriva del music businnes si è fagocitata da sola, impegnata a fare soldi sulla creazione di idoli effimeri, non si è accorta che la gente è divenuta sempre più insensibile alla musica, tenendola come mero sottofondo e l'Mp3 è diventato la causa di questa insensibilità. Giusto o sbagliato che sia scaricarsi gratis intere discografie l'importante è che, quando ci siamo fatti un giudizio positivo su un determinato artista, lo supportiamo comprando il suo prodotto. Il nostro supporto è ancora più importante nei confronti di musicisti indipendenti e poco conosciuti dato che senza il nostro aiuto non sopravviverebbero. E' quindi nel nostro interesse far proeseguire una cosa che ci piace.

Il che ci porta al tema iniziale e cioè che abbiamo perso quel modo di vedere il disco come l'equivalente di un oggetto-feticcio al quale ognuno poteva legare momenti della sua vita attribuendogli un carico di significati personali. Scaricando musica da Internet non si dà più nemmeno importanza al corredo strettamente collegato al disco, a partire dall'artwork di copertina che Wilson ritiene debba essere un'estensione dell'album stesso e non una foto messa lì a casaccio (altro punto che condivido in pieno). Il fatto che l'LP è un'opera d'arte totale (musica + arte visiva + liriche) è un argomento che anche io sostengo da tempo. La replica miniaturizzata del CD non è la stessa cosa. Come giustamente fa notare Wilson, la grandezza dell'involucro del vinile può essere paragonata ad una tela e quindi la copertina ricopre un valore altrettanto importante nell'esperienza di fruizione, andando a completare il ruolo della musica. Questo si è completamente perso con il formato Mp3 che Wilson paragona alla fotocopia di un'opera d'arte.

Dopo aver letto questo non si pensi però che il documentario si svolga con Steven Wilson che racconta queste cose di fronte ad una telecamera fissa, tutt'altro. Il documentario si muove essenzialmente nel presente e segue Steven intorno al mondo (in particolare Città del Messico, Tel Aviv, Stoccolma un po' di Giappone, Inghilterra, ecc.) mentre porta avanti i suoi impegni di lavoro. Si incontra con Trevor Horn, Mikael Åkerfeldt, Aviv Geffen e molti altri. A fare da collante, oltre a scene oniriche che fanno tanto film d'autore, ci sono intermezzi di Wilson che fa visita alla sua vecchia scuola e nella casa dei genitori mentre ci racconta come è iniziato il suo amore per la musica. Impagabile quando si reca a Disneyworld e si fa riprendere immobile in pose serissime, con tanto di palloncino e cuffietta di Topolino in testa, recandosi anche a salutare Minnie e Mickey Mouse sempre con aria impassibile. In pratica sembra Enrico Lucci delle Iene quando, serissimo, prende per il culo i suoi interlocutori (SW gli assomiglia pure a Lucci!).

Un'ultima nota sul DVD: dato che l'Italia è un paese che ha dato tanto a Steven Wilson e ai suoi Porcupine Tree, avrebbero almeno potuto aggiungere i sottotitoli in italiano assieme a quelli tedeschi, francesi e spagnoli. Che sia un altro segno del decadimento del nostro paese nei confronti dell'Europa?



1 commento:

Anonimo ha detto...

Complimenti! Bella recensione :) Solo che non mi pare che Steven assomigli a Lucci :) Il problema dei sottotitoli, invece, come hai giustamnte scritto "l'Italia è un paese che ha dato tanto a Steven e PT" ecco ha dato cioè passato, oggi purtroppo sembra che siano gli altri paesi dare di più, soprattutto in termini commercili, forse noi purtroppo non abbiamo ancora capito bene il discorso degli mp3...

Evaristo