Messi in pausa i Thumpermonkey ormai da un po' di tempo, il chitarrista e frontman del gruppo Michael Woodman si è dedicato ad un quieta ma ispirata carriera solista, prima con l'EP Psithurism (2021) e ora con il suo vero e proprio primo album di debutto Hiss of Today. Con questo lavoro sembra quasi che Woodman si sia prefissato uno scopo artistico con i mezzi a disposizione, puntando su una solita minuziosa ricerca timbrica della chitarra attraverso intrecci arpeggiati, riverberi cosmici e lontani vortici sintetici.
martedì 22 aprile 2025
Michael Woodman - Hiss of Today (2025)
Messi in pausa i Thumpermonkey ormai da un po' di tempo, il chitarrista e frontman del gruppo Michael Woodman si è dedicato ad un quieta ma ispirata carriera solista, prima con l'EP Psithurism (2021) e ora con il suo vero e proprio primo album di debutto Hiss of Today. Con questo lavoro sembra quasi che Woodman si sia prefissato uno scopo artistico con i mezzi a disposizione, puntando su una solita minuziosa ricerca timbrica della chitarra attraverso intrecci arpeggiati, riverberi cosmici e lontani vortici sintetici.
sabato 12 aprile 2025
The Mars Volta - Lucro Sucio; Los Ojos Del Vacio (2025)
I Mars Volta, al di là del rilevante o meno successo commerciale ottenuto, è innegabile che siano stati tra i più influenti innovatori del rock degli anni 2000. I loro paradigmi sonori si ritrovano oggi anche in band che ruotano al di fuori del prog o del post hardcore, i due generi che vengono principalmente ricollegati al duo Bixler-Zavala e Rodriguez-Lopez. Gli album dei Mars Volta sono stati così radicali nel reinterpretare certi schemi musicali da risultare amati o odiati senza mezze misure. Eccessivi a volte, sperimentali in più di un’occasione, ma mai banali. Come Zavala e Lopez lo sono stati nella loro “prima fase”, lo sono anche adesso, in questa nuova forma, ripartita ormai tre anni fa in modo inaspettato e totalmente differente a livello estetico, tanto che ancora una volta in tale incarnazione non assomiglia a nulla che è là fuori. Questo lo si può affermare adesso, con ancor più cognizione e al di là dei gusti personali, con l’arrivo di Lucro Sucio; Los Ojos Del Vacio, un lavoro sempre teso ad esplorare territori musicali alieni, divisivi e coraggiosi.
domenica 6 aprile 2025
Introducing Touchdown Jesus
Qualche volta è meglio rimarcare in grassetto una band che potrebbe essere passata inosservata. Nella lista dei migliori EP del 2024 avevo incluso e segnalato l'esordio dei Touchdown Jesus You Must Not Know Who You Are To Them. Adesso, a distanza di circa un anno, il quartetto dell'Ohio ha pubblicato il secondo EP It’s All Feast Or Famine e penso valga la pena soffermarsi su di loro un po' di più. Anche se sono americani è stata attaccata ai Touchdown Jesus un'etichetta che li paragona all'ultima onda punk prog inglese che comprende Black Country, New Road, Squid e black midi. Grossolanamente e ad una prima impressione, i riferimenti potrebbero andare anche bene ma, tra tanti vari esempi emersi ultimamente come influenzati dalle band citate, i Touchdown Jesus sono abbastanza intelligenti nella loro direzione da sganciarsi audacemente nel somigliare agli originali in modo troppo accentuato o comunque poco ispirato.
Le loro spruzzate di jazz e punk hanno il sapore più del potere iconoclasta di Cardiacs e The Tubes che non della compostezza naif di Black Country, New Road o della algida e idiosincratica decostruzione melodica degli Squid. Ad ogni modo, i due EP dei Touchdown Jesus rendono un'idea abbastanza precisa dell'eclettismo della loro proposta, dosando in modo equilibrato avant prog e post punk, sfruttando la perizia tecnica del primo e ricorrendo alla ruvidezza caotica del secondo. In quest'ultimo lavoro appena uscito i Touchdown Jesus danno un'ulteriore sterzata in termini di complessità e accorgimenti tematici, elaborati insistendo su parametri math rock e ancora più prog dei gruppi presi come paragone.
sabato 22 marzo 2025
Recap di un anno musicalmente iniziato malissimo
Come vi sarete accorti altprogcore dall'inizio dell'anno è in una fase dormiente. La cosa è dipesa da vari fattori già calcolati, ma quello che ha preso un po' il sopravvento ultimamente, anche in modo inaspettato, è il trovarsi di fronte ad un anno finora privo di uscite interessanti. Siamo quasi a fine marzo e le pubblicazioni meritevoli sono veramente scarse. Non parlo eventualmente della necessità di capolavori, ma almeno qualcosa che sappia accendere un interesse più alto della media. Anche negli album di più rilievo come quelli di Steven Wilson, echolyn, Dim Gray, Coheed and Cambria, Eidola, CKRAFT, non ho trovato quella scintilla che avrebbe potuto elevare sopra la media (almeno di questo anno) lavori comunque molto attesi. Nel portare avanti un discorso musicale che possa tenere sempre la curiosità alta il 2025 sta un po' deludendo, ma volevo comunque avere modo di segnalare alcuni titoli degni (almeno i primi tre) e altri abbastanza interessanti ma nulla di miracoloso (gli altri), nella speranza di fare cosa gradita.
domenica 9 marzo 2025
Steven Wilson - The Overview (2025)
Facciamo un gioco. Proviamo ad immaginare che Steven Wilson dopo The Raven That Refused to Sing non si sia mai distaccato dal progressive rock, che non si sia mai fatto tentare dal pop con velleità sofisticate (To the Bone, The Future Bites) o da un solipsismo tracotante ed eclettico che ha generato cose più apprezzabili ma tuttavia che rasentano l'esercizio di stile (The Harmony Codex, Hand.Cannot.Erase). Per quanto un artista senta il bisogno di cambiare traiettoria, per quanto abbia tutto il diritto di sentirsi libero di cimentarsi in altri ambiti stilistici, ci sarà sempre un legame in cui si sente a proprio agio e gli permette di essere più ispirato, in pratica di "ritornare a casa". Il fine del gioco è realizzare definitivamente che, quando si parla di Steven Wilson, questa caratteristica venga più in evidenza e con The Overview ha preso di nuovo il sopravvento.
Non ho mai fatto mistero della mia personale "antipatia" per il corso intrapreso negli ultimi anni da Wilson e non perché ritengo che debba dedicarsi esclusivamente al progressive rock, solo che ho sempre avuto l'impressione che con altri stili non riesce a connettersi a dovere e produrre qualcosa di convincente. Il suo nuovo album presenta solo due lunghe suite, ispirate non tanto a un concept quanto all'idea dell' "effetto della veduta d'insieme" ("The Overview" appunto), ovvero una particolare condizione di cambiamento cognitivo riscontrato negli astronauti che, una volta nello spazio, realizzano come la Terra sia un piccolo e fragile pianeta dove tutto ciò che è stato nel tempo costituito dall'uomo (conflitti, confini, religioni, ecc.) diventa all'improvviso insignificante di fronte alla precarietà del nostro pianeta fluttuante nell'universo. Una variante del discorso sul "Pale Blue Dot" di Carl Sagan in pratica.
L'intrigante premessa tematica si riflette nella musica più ispirata creata da Wilson dai tempi di Grace for Drowning a questa parte. Finalmente si sente scorrere linfa nuova nell'uso della sua voce (con tutti i limiti che si porta dietro), nel ricorso a multistrati vocali sfruttati in modo creativo, così come inconsueti timbri di tastiere e chitarre elettriche i quali, è vero che richiamano le asprezze di Yes e King Crimson, ma assumono una personalità tutta propria nel contesto sonoro.
La prima parte - Object Outlive Us - mette in prima linea il piano acustico e i temi musicali vengono sviluppati e impiegati forse in modo ridondante, ma in generale piacevolmente. Insistenti cori marziali si scontrano con cadenze reiterate minimali, come nel pop dei Field Music, ma allo stesso tempo imponenti e psichedeliche come nei Knifeworld. La parte strumentale che inizia circa dopo 14 minuti dall'inizio è tra le cose più interessanti prodotte da Wilson negli ultimi anni, una jam in cui si insinuano chitarrismi alla Steve Howe e Robert Fripp, mentre il groove ritmico spinge senza sosta.
Sulla title-track ritorna l'amore per le ritmiche elettroniche breakbeat, retaggio dei primissimi Porcupine Tree degli anni '90, quando Wilson era affascinato dai suoni IDM dei The Orb e dei Future Sound of London. La parte che segue forse è l'unico punto debole di tutto l'album, modellata come una più che ordinaria ballata per chitarra e piano, svogliata come un pezzo di David Gilmour, dimenticabile come una b-side di british pop. Il resto è una costruzione di suoni e accordi di tastiere avvolgenti che sfiorano la muzak e la fusion, dove si respira veramente del prog accattivante, soprattutto nelle varianti degli assoli che si susseguono, tra chitarre, synth e tastiere. Il tutto si chiude con lunghe note ambient di tastiere che sembrano provenire dal progetto collaterale Bass Communion.
Con The Overview Steven Wilson sembra perseguire un proprio ideale su grande scala alla Mike Oldfield, dove a tratti compaiono stratificazioni strumentali e architetture sonore che lasciano da parte l'ambizione in favore di un'organizzazione strutturale focalizzata su un fluire coerente e ben collegato. Al di là di tutte le voglie di peregrinazione stilistica che si è potuto togliere Wilson come artista, in definitiva si sente che è questo che deve perseguire e che gli riesce meglio. Intendiamoci, The Overview non è un capolavoro, ma almeno in questo caso la componente sonica e timbrica funziona meglio che altrove e possiede un sapore nuovo, svolto in modo molto più efficace rispetto agli album precedenti, strombazzati dall'autore all'epoca quasi come produzioni che sondavano territori musicali inediti, quando in realtà, con il senno di poi, non hanno lasciato un granché.