sabato 5 ottobre 2019

Issues - Beautiful Oblivion (2019)


Arrivati al terzo album con Beautiful Oblivion è arrivato il momento di parlare anche tra queste pagine degli Issues. Partiti nel 2014 con l'omonimo album come band metalcore con influssi R&B e nu metal, con il secondo Headspace hanno progredito (a seconda dei punti di vista) e si sono cimentati in un piacevole e divertente mix di post hardcore, hip hop, djent e pop, incrementando la tecnica e accentuando ancora di più le caratteristiche singole del mix di generi del primo lavoro, in una specie di versione in caps lock dei Dance Gavin Dance.

Con l'addio lo scorso anno del cantante Michael Bohn, che si occupava delle unclean vocals, gli Issues hanno operato un doppio cambiamento. Oltre alla decisione di non sostituire Bohn e quindi dedicarsi quasi completamente alle clean vocals, con Beautiful Oblivion gli Issues si impongono come consumati strumentisti con le idee chiare e che sanno quello che fanno, mettendo del criterio razionale nella loro formula eterogenea. Questo non vuole dire sacrificare il divertimento ma, se Headspace poteva apparire solo come un giro sulle montagne russe, adesso la band mette lo stile al servizio della tecnica e non viceversa, compilando una collezione di gran gusto.

Gli Issues sembrano chiarirlo fin da subito con l'apertura di Here's to You, il brano più solido e potenzialmente meno "contaminato" che abbiano mai scritto. In più i piccoli tecnicismi disseminati e nascosti nelle pieghe delle architetture sonore trasformano le tredici tracce in qualcosa di più che semplici surrogati di nu metal-core. Questo significa che il peso di ingombranti ingerenze di generi abbastanza disprezzati come hip hop e R&B viene molto mitigato da espedienti progressive rock e da agili arrangiamenti dal sapore soul funk. Beautiful Oblivion è anche fortunatamente un album che non si ripete dove ogni brano possiede un propria impronta sonora.

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