sabato 19 ottobre 2019

From Indian Lakes - Dimly Lit (2019)


E' bello vedere come si sono evoluti i From Indian Lakes dal 2009 ad oggi. Nei primi tre album avevano dato prova di un delicato ed introspettivo emo indie rock che si sposava con atmosfere eteree da dream pop. Dopodiché l'ultimo album uscito per la Triple Crown Records, Everything Feels Better Now (2016), provava a distanziarsi dallo stile iniziale attraverso un lavoro più composto e minimale dal punto di vista compositivo.  

Il nuovo Dimly Lit è una messa a fuoco di quella direzione, tanto che ne è venuta fuori una più convinta e convincente escursione nel dream pop. Con questo album è come se il principale responsabile della sigla Joey Vannucchi lanciasse un messaggio di indipendenza artistica, lasciandosi definitivamente alle spalle i vecchi From Indian Lakes: registra e produce in solitudine tutti i sedici pezzi nel suo appartamento di Harlem, li realizza senza il supporto di una casa discografica ed è in grado comunque di chiamare al suo cospetto un notevole numero di ospiti femminili alla voce. Le cantanti Soren Bryce (Tummyache), Nandi Rose Plunkett (Halfwaif), Miriam Devora (Queen of Jeans), Lynn Gunn (PVRIS) e Meagan Grandall (Lemolo) completano e aiutano il tono sognante della voce di Vannucchi che per Dimly Lit opta per dare ampio spazio a elettronica, tastiere e synth andando a relagare nelle retrovie la sua chitarra. In questo modo l'opera assume una connotazione ben specifica che rifugge anche il tanto abusato ritorno di oggi alla retrowave.

Probabilmente Vannucchi aveva anche molto da dire sull'argomento, dato che ha deciso di realizzare un album molto ampio e corposo che mette in fila un concetrato di ethereal wave e ambient pop pressoché perfetto, infuso delle stesse sonorità dei Cocteau Twins e della malinconia che Vannucchi ha trasportato come eredità dai From Indian Lakes del passato. La ricchezza di Dimly Lit può soddisfare anche chi cerca un pizzico di sperimentazione electro-rock, la quale si nasconde tra le pieghe degli arrangiamenti dentro l'essenza di suoni inaspettati che sembrano apparire fuori dal contesto della canzone, ma si sposano perfettamente con l'insieme. Operazione leggermente speculare a quanto fatto, in modo più estremo, da Justin Vernon con i Bon Iver, Vannucchi ha dato nuova linfa al suo progetto musicale con una sintesi esemplare di dream pop.






Nessun commento: