sabato 18 maggio 2019

Holding Patterns - Endless (2019)


Chi si ricorda dei Crash of Rhinos? Quella band inglese che nel 2013 con il secondo album Knots raccolse consensi incondizionati nell'ambiente emo math rock per sciogliersi immediatamente dopo? Ebbene, tre dei cinque membri originali, Jim Cork, Ian Draper e Oli Craven, nel 2016 hanno iniziato a lavorare ad un nuovo progetto musicale dal nome Holding Patterns e Endless è il frutto di tale rinnovato sodalizio. Forse un inevitabile confronto con la loro vecchia band sarà da mettere in conto ma, a parte il fatto che i tre hanno deciso di percorrere la strada da un'angolazione leggeremente diversa rispetto alla complessità di Knots, c'è subito da rilevare che Endless è un esordio di grande impatto.

Se il post hardcore e l'emo rimangono ancora saldamente tra i principali interessi degli Holding Patterns, la quota math rock cala leggermente in favore di una collezione di canzoni più dirette e legate in modo indissolubile all'estetica statunitense con un riferimento particolare ai Braid e a quella capacità del midwest emo di fondersi con il pop punk (At Speed, No Accident). Siamo di fronte quindi ad un album molto curato negli arrangiamenti i quali non si limitano ad una resa scarna ed essenziale, ma ad un vero e proprio sound corale che colpisce per intensità e sentimento, come This Shot Will Ring che risulta uno dei pezzi migliori del lotto per la sua dinamica versatile.

Gli Holding Patterns ci spiegano così che la visceralità non deve necessariamente provenire da aggressione fine a se stessa o essere trasmessa da un impianto strumentale ridotto all'osso che sputa power chords a random, ma che essa può venire anche costruita con pazienza certosina (nel caso di House Fire e Long Dead) o con tensione crescente e imprevedibile (si veda First Responder, Centered at Zero). Nel complesso Endless è un album sorprendentemente fresco e piacevole, ma soprattutto un nuovo capitolo imperdibile se siete fan anche solo di uno dei generi sopra menzionati.

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