martedì 31 luglio 2018

The Mercury Tree + Cryptic Ruse - Cryptic Tree (2018)


Sarà una seconda parte di anno molto intensa per i The Mercury Tree, splendida band che finora ci ha regalato album memorabili come Permutations e Countenance. In attesa di un album in uscita il prossimo ottobre, il trio di Portland pubblica infatti oggi l'EP Cryptic Tree frutto della collaborazione con il musicista microtonale di Seattle Igliashon Jones attivo nei propri progetti Cryptic Ruse e City of the Asleep. Per l'occasione quindi anche i The Mercury Tree si sono fatti coinvolgere in questa tipologia di composizione (che farà parte anche del prossimo lavoro), spingendo le possibilità della loro già avventurosa musica ancora più avanti.

Per chi non lo sapesse la musica microtonale, soggetto qui in questione, non fa uso esclusivo della scala diatonica che siamo stati abituati a conoscere la cui caratteristica sono gli intervalli di un tono o di un semitono tra una nota e l'altra. Come dice il nome, comporre attraverso note microtonali significa utilizzare intervalli di tono ancora più piccoli e microscopici del semitono e di conseguenza accordando il proprio strumento non in base al nostro classico temperamento equabile - che prevede la suddivisione in 12 semitoni dell'ottava (accompagnato dalla sigla TET che nei paesi anglofoni sta a significare Tonal Equal Temperament) - ma, come nel caso del qui presente EP, in 23 e 17 TET. Il suono che ne consegue per un orecchio come il nostro non abituato ad infrastrutture tonali così elaborate risulta alieno ed estraniante.

Tutto questo per spiegare e non allarmare l'ascoltatore impreparato che sicuramente troverà disarmonica una musica del genere. I The Mercury Tree però sono dei maghi nel ricondurre molti passaggi ad un senso di armonia o comunque ad una consonanza delle forme, possibilità che molto spesso viene ignorata o esclusa da altri compositori microtonali più radicali. Il fatto curioso è notare soprattutto come il materiale di Cryptic Tree non si discosti molto dalla filosofia sonico/estetica dei precedenti lavori dei The Mercury Tree, a dimostrazione di come la band abbia saputo costantemente coniugare un approccio avant-garde a 360 gradi con la materia prog. E' come se nei brani vigesse questa continua battaglia tra consonanza e dissonanza portata alla luce dalla giustapposizione tra le chitarre dell'ospite Jones e del leader Ben Spees. Proprio per questo quella che sulla carta poteva essere l'opera sperimentale più astrusa, complessa e sganciata dal contesto del gruppo, va invece ad inserirsi benissimo ed in perfetta continuità nella discografia dei The Mercury Tree come un altro tassello essenziale.


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