domenica 15 luglio 2018

Hopesfall - Arbiter (2018)


Le cose più belle e inaspettate accadono sempre per caso. Per chi non li conoscesse, gli Hopesfall sono stati tra i gruppi più amati dello scorso decennio nel circuito post hardcore indipendente americano, fino a che insormontabili beghe legali con la loro etichetta discografica Trustkill e continui ricambi di line-up ne decretarono la fine prematura nel 2008, ad un anno di distanza del loro quarto album in studio Magnetic North. Lasciandosi alle spalle un EP e quattro full lengths all'attivo, la disillusione prese il sopravvento e nessuno della band era più intenzionato a tornare sui propri passi a parte il cantante Jay Forrest.

Come è risaputo però il tempo e il destino agiscono in modi non dipendenti dalla nostra volontà e gli Hopesfall sono tornati a sorpresa ad undici anni di distanza con una reunion assolutamente non prevista, non forzata e del tutto naturale, pubblicando Arbiter grazie anche al rinnovato interesse della Equal Vision Records. Il chitarrista e fondatore Josh Brigham racconta che qualche tempo dopo la separazione iniziò ad incontrarsi di nuovo con Dustin Nadler (chitarra) e Adam Morgan (batteria) per delle jam senza impegno, in modo informale, nella loro città natale Charlotte in North Carolina. I tre si ritrovarono ad accumulare musica in modo rilassato, senza alcuna pressione da case discografiche e tempi di consegna da rispettare tanto che alla fine avevano messo da parte abbastanza materiale per un nuovo album. A quel punto rientrò in scena Forrest (che nel frattempo si era trasferito a Chicago) per registrare le sue parti vocali in un demo da inviare al loro vecchio produttore Mike Watts (The Dear Hunter, As Tall As Lions, Dillinger Escape Plan). Da questa vicenda è nato Arbiter, il quinto capitolo della storia degli Hopesfall.

Iniziamo premettendo che non sono in molti qua in Europa a conoscere gli Hopesfall ed è bene introdurli sapendo che i loro primi tre album erano un perfetto esempio di post hardcore senza deviazioni sperimentali, immerso perfettamente nella linea della scena statunitense di dieci anni fa. Quindi, come affrontare un ritorno dopo una così lunga assenza in un quadro musicale che nel frattempo si è evoluto e passato attraverso vari cambiamenti? Ripiegare su parametri già sperimentati e sicuri ma comunque sintonizzati con il presente, oppure alzare il livello e considerare nuove direzioni? Come per altre reunion il rischio di deludere il proprio pubblico era molto alto, ma gli Hopesfall si sono dimostrati dei professionisti dalla grande sensibilità artistica.

In pratica Arbiter è un'evoluzione all'ennesima potenza non solo del loro suono, ma anche del loro metodo compositivo: gli Hopesfall si sono presi i loro rischi, hanno intensificato ciò che li caratterizzava trasportandolo verso nuovi e inediti territori. Da un lato è innegabile che Arbiter rimanga ancorato all'estetica del post hardcore, ma osservandolo sotto una prospettiva più aperta la band ci ha infilato dentro tutto ciò con cui negli anni il genere è venuto a contatto, facendolo fermentare come un buon vino. Ne è uscito un sound più adulto e ricercato, arricchito da un retrogusto composto da più sapori che hanno assorbito elementi stilistici esterni: l'emocore, il prog, il metalcore, il pop punk e persino lo stoner e lo space rock, tanto che la serie di gruppi che potrebbe aver ispirato quet'opera sarebbe infinita quanto eterogenea: Thrice, Shiner, Cave In, Acceptance, Texas is the Reason, Failure, ecc, aggiornandone le connotazioni.

Le avvolgenti atmosfere cosmiche sprigionate dalle chitarre elettriche che adesso, più che in passato, creano riverberi e vortici spaziali abbinati a cadenze ritmiche ipnotiche sono responsabili dei trip psych-core di I Catapult e Indignation and the Rise of the Arbiter. H.A. Wallace Space Academy e Bradley Fighting Vehicle sommano e attraversano tutti questi umori primordiali con un'epicità ed un entusiasmo inediti per un come back album. Oltre a questo, come se non bastasse, gli Hopesfall sono riusciti ad accontentare tutti: sia chi voleva un ritorno all'approccio più radicale e seminale di The Satellite Years, preservato dalle abrasive tinte forti di Faint Object Camera e Drowning Potential, sia chi era legato a quello più conforme di A Types e Magnetic North, impeccabilmente tirato a lucido dalle melodie dissonanti di To Bloom. In un augurio che gli Hopesfall siano tornati per restare, Arbiter segna una serie di fattori positivi che raramente capitano di trovare in una reunion.

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