venerdì 29 luglio 2016

Dream the Electric Sleep - Beneath the Dark Wide Sky (2016)


Nutrivo molte speranze e un certo interesse per il terzo album in studio del prog power trio Dream the Electric Sleep, nel senso che in precedenza i lavori firmati dalla band avevano sintetizzato degnamente un certo modo di fare progressive rock all'americana, con ingenti dosi di psichedelico chitarrismo AOR ed epici risvolti hard rock dilatati alla Rush. Si percepiva però che ancora quella ricetta esprimeva un potenziale in divenire, lasciando intravedere margini di sviluppo e miglioramento.

Ma Beneath the Dark Wide Sky rappresenta allo stesso tempo un brusco cambio di prospettiva e una nuova partenza nella cui messa a punto il gruppo è stato guidato dalla supervisione del produttore Nick Raskulinecz (già al lavoro con Mastodon, Rush, Alice in Chains e altri ancora) che ha probabilmente aiutato a ritagliare e smussare i contorni delle jam dilatate di Lost and Gone Forever e Heretics e traghettare i Dream the Electric Sleep verso lidi che con il prog hanno poco a che spartire. Le canzoni di Beneath the Dark Wide Sky, che è anche il primo album a non essere realizzato in modo indipendente ma sotto l'etichetta Mutiny Records, sono infatti figlie dell'AOR e dell'arena rock più sfavillante e, al limite, si potrebbe fare cenno a qualche influsso post rock (We Who Blackout the Sun, Culling the Herd e l'opener Drift).

In quello che ha tutta l'aria di un tentativo per allargare (legittimamente) il proprio pubblico, i Dream the Electric Sleep ripartono da zero su basi che ritrovano gli stessi latenti ostacoli che hanno reso i due album precedenti molto buoni, ma non eccelsi, facendo sperare in miglioramenti futuri. Nonostante questa sua sterzata verso canoni e strutture rock più ortodosse e dirette, Beneath the Dark Wide Sky rimane un album che si consolida con più ascolti, anche se la qualità dei pezzi è altalenante e, proprio per questo motivo, apre possibilità a differenti e nuovi sviluppi. Accanto alle ottime Let the Light Flood In e Headlight si trovano power ballad come Flight e l'intensa Hanging by Time che restano su buoni livelli, cose trascurabili come The Good Night Sky e All Good Things e altre che si ricollegano a Heretics, ma ne non replicano la forza (Black Wind). Beneath the Dark Wide Sky non è quindi né un album di transizione né l'album della maturità, forse è solo una porta aperta che potrà condurre il trio a scelte tutte da scoprire.






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