Una corsa all'Opera House di Sydney, un pianto disperato per una persona importante e le birre sul tetto con un amico irlandese... una corsa a Villa Ada con quel riff che ricorda tanto Paint it, black dei Rolling Stones (anche se io sono molto più affezionato alla cover fatta dai Deadsy), l'intuizione e l'idea.
I campioni si riconoscono anche da questo! Grazie Lee, è un onore!
Come crei la tua musica?
In giorni come questi il processo è molto semplice: passo molto tempo con chitarre diverse, provando un po' a suonare e gettando le giuste idee per le canzoni o la struttura delle stesse. Poi inizio a suonarci intorno con diversi canali e diversi strumenti. Questo è decisamente il modo in cui mi sto muovendo ora. Dopo mostro tutto alla band di modo che le strutture diventino più solide e successivamente inizio ad occuparmi dei testi.
Quando creai Between The Times and The Tides, registrai le canzoni su cassetta ( sorride ) solo con una sezione ritmica e poi vari musicisti (Nels Cline, John Medeski, Bob Bert … ) iniziarono a suonare sulle singole tracce. Al momento non ho una “band”, per l'album Last Night On Earth le canzoni nacquero col supporto della band – The Dust – ed, infatti, si può notare e sentire un maggiore feeling, una maggiore coesione. Due diversi modi, nessuno migliore dell'altro, ma sicuramente diversi. Per l'album al quale sto lavorando, devo ancora decidere quale metodo usare. Ho dei musicisti fantastici al mio fianco – The Dust – ma ho voglia anche di creare canzoni in diversi modi, forse non rivedendole troppo con la band, come per l'ultimo album, ma “costruendole” in studio, magari utilizzando metodi nuovi ed usi “artificiali”. Creare canzoni e registrarle è come giocare a freccette. É eccitante e un po' ansioso non sapere mai cosa succederà!
Nello stesso momento, sto lavorando a molti altri progetti
diversi tra loro, un po' in studio, un po' a casa. Qualche anno fa, dopo che
l'uragano Sandy colpì New York, scrissi della musica classica basata sul suono
del vento che registrai appunto durante la tempesta. Una musica astratta della
durata circa 30 minuti. Fu suonata da diverse orchestre ad Amsterdam e a
Sydney. La sto riadattando ora anche per i Dither, un quartetto di
Brooklyn che usa solo chitarre elettriche. Ecco, un altro diverso modo di fare
e creare musica.
La tua carriera solista percorre strade diverse da quelle
precedenti con i Sonic Youth: senza “rinnegare” ciò che hai fatto in
precedenza, sembra riscoprire anche una musica più legata alla tradizione che
adesso viene attualizzata, ma non stravolta. Dipende da un fatto anagrafico o
dai compagni di strada con cui porti avanti il lavoro?
La differenza principale sta soprattutto nel processo
creativo. Le migliori canzoni dei Sonic Youth furono create da noi tutti
insieme, in uno spirito totalmente creativo, non, quindi, da una sola persona
che poi fa ascoltare la canzone completa agli altri. Con la musica che sto scrivendo ora, lo spirito, il processo
non è totalmente collaborativo. Lo sto ripetendo. Riflette molto di più i miei
stati d'animo e i miei interessi. Sto recuperando definitivamente quei modi
di suonare – acustici, principalmente- tipici di quando iniziai a suonare la
chitarra.
In continuità con la domanda precedente, perché la scelta di
un lavoro acustico? Sembra che per anni l'intento fosse quello di denudare,
scarnificare i suoni per via elettrica: oggi lo scopo appare lo stesso, ma la
strada (acustica, appunto) è differente. Continuo ad amare il suonare forte e duro, il suono
elettrico, ma sono anche molto eccitato in questi tempi di avere l'opportunità
di suonare strumenti acustici, lavorando sopra essi e poi registrandoli. In un
certo qual modo è un metodo più nudo rispetto a tutti gli altri! Suonare poi dal vivo in acustico di fronte ad una platea è
una cosa assai difficile e quindi competitiva per me – è, in definitiva, una
nuova area musicale da esplorare. Mi
piacerebbe riuscire a trovare il giusto punto di accordo per suonare musica
elettrica e quella acustica.
Pensando al disco acustico: la voce ha un ruolo di primo piano, forse, come mai prima. É stata in questo senso un'esperienza nuova, almeno in parte, per te?
Mi piace cantare e l'ho sempre fatto, quindi è un grande piacere avere la possibilità di concentrarsi su quello. Cantare e scrivere testi è, forse, la parte più importante del mio recente lavoro. È di gran lunga la sfida più interessante. lavorare sulle canzoni per conto mio e poi suonarle con la band è stata una scelta del tutto inaspettata. Ho sempre ammirato e gravitato attorno a grandi band – The Beatles, The Dead, CSNY –, gruppi composti da più voci, un desiderio che ho realizzato anche con i Sonic Youth e del quale sono ancora grato. Ma, d'altro canto, ho sempre amato un tipo di musica più personale, cantautorale, sia del passato che più recente. Questo tipo di musica mi ha sempre affascinato, soprattutto per la capacità che una sola voce possa racchiudere così tante emozioni. Ho sempre desiderato fare un disco del genere, ho sempre sentito che avevo la possibilità di fare un disco del genere.
Quali sono state le motivazioni della scelta delle cover,
che non sono esattamente quelle (non tutte, almeno penso a Bushes and Briars
di Sandy Denny) che uno si aspetterebbe da chi ha il tuo tipo di
carriera alle spalle?
Abbiamo suonato un buon numero di cover, anche
occasionalmente qualcosa dei Sonic Youth! La mia band è un gruppo di
“ottimi studenti”, il che significa che siamo in grado di lavorare sulle cover
in maniera molto, molto veloce. Mi piace molto quello che abbiamo realizzato con
Revolution Blues sul nostro recente album Acoustic Dust.
Abbiamo rallentato e, quindi, dato una sensazione diversa che mi piace
molto.
Ho sempre cercato e voluto trovare una ragione per eseguire
una cover di Bushes and Briars di Sandy Denny, una canzone che mi
ha entusiasmato per molto tempo. La sua storia dietro quella canzone è davvero
molto interessante. Eseguire cover è un modo per rendere omaggio alle canzoni
che ami o hai amato e fornire un nuovo modo originale di sentire e provare una
canzone che già conosci.
Nei tuoi lavori solisti si percepisce anche una gioia di
suonare piuttosto notevole: è forse la gioia di chi, dopo anni di militanza, sa
di poter ancora imparare tanto, ma di non dover dimostrare nulla?
(Sorride).. so dove vuoi arrivare. É fantastico avere un
pubblico interessato ad ascoltare le più varie e diverse strade musicali che
hai deciso d'intraprendere. Non penso ci sia mai stato imposto nulla e
tantomeno le aspettative hanno dettato qualcosa. Semplicemente abbiamo cercato
di fare qualcosa di buono e poi abbiamo continuato. Senza ombra di dubbio la
gioia è una parte enorme, un enorme fattore motivante. Mi sono divertito molto
in questi ultimi anni, soprattutto suonando da solo. In realtà tutto ciò è solo
una continuazione, perché suonare, giocare con la musica, è già di per sé una
gioia. Ci sono stati momenti con i Sonic Youth in cui credevo che
la gente sapesse bene cosa aspettarsi da noi e, quindi, cominciarono a
giudicare eventuali opere più recenti, non più così fresche ed originali e,
quindi, credo, che cedettero solo all'obbligo che fossimo i Sonic Youth e
dovessimo essere ascoltati. Il mio obiettivo fin dall'inizio è quello di creare
piacere attraverso il mio lavoro in un modo o nell'altro.
Quanto forte è e quanto ti influenza il legame con l'Europa?
Anche qui penso al tuo nuovo lavoro, registrato a Barcellona, o con un passo
indietro a canzoni come Lecce, Leaving.
Amo l' Europa e mi piace moltissimo suonare qui. In un certo
modo è assai più difficile suonare qui che negli States, poiché gli artisti non
sono sempre trattati rispettosamente. Sono interessato a diversi aspetti della
cultura europea: la sua storia e la sua arte. Credo che l'aspetto più eccitante
del viaggiare sia incontrare e stare in posti che non sono e sono completamenti
diversi da casa tua. Adoro tutto ciò..non potrei vivere senza!
Alcune settimane fa mentre pensavo a questa intervista ho
immaginato alcune canzoni dei Nirvana cantate da te e mi sono ricordato
del film del 1991: The Year Punk broke '90 dove i Sonic Youth e i
Nirvana vengono rappresentati piuttosto bene. Hai mai pensato di suonare
qualche canzone dei Nirvana dal vivo o hai mai pensato di registrare un
album di cover dei Nirvana?
Amo così tanto quelle canzoni, ma non ho trovato
l'ispirazione e la situazione adatta per tentare una loro nuova versione.
Qual è il tuo ricordo di Kurt Cobain?
Ricordo i miei primi incontri con lui – quando lui e la sua
band suonavano di supporto con i Sonic Youth intorno al Pacific NW in un van
piccolo prima che Dave si unisse alla band e arrivano fino a quando non divenne
una celebrità le cui canzoni erano ascoltate da tutti. Fu un personaggio a cui
accaddero moltissimi cambiamenti, ma che rimase, fondamentalmente, sempre la
stessa persona. Credo che alcuni miei ricordi personali non debbano essere
raccontati specialmente qui. Era una persona complicata, ha preferito cedere il
posto alle circostanze piuttosto che effettuare un cambiamento radicale.
C'è qualcosa che ti manca dei Sonic Youth?
Certo.. mi mancano i momenti di condivisione di idee e di lavoro, quando tutti erano interamente impegnati a tale scopo e non eravamo distratti da niente, semplicemente concentrati sul suono che volevamo ottenere. È stato molto più di un gruppo, tutti hanno contribuito alle opere che abbiamo fatto, soprattutto quand'era un territorio inesplorato e, quindi, nuovo per tutti. È stato un periodo piuttosto sorprendente e che rimarrà impresso nella memoria di noi quattro. Abbiamo lavorato insieme per 30 anni in modo molto creativo. Non mi manca troppo, sinceramente, perché le esperienze non evaporano, sono ancora con me e sono una parte importante delle nostre vite. Sono felice di vedere che ognuno di noi s'impegna ed è eccitato e felice di sforzarsi a creare qualcosa di nuovo.
Il tuo rapporto con il cinema?
È enorme, troppo grande, forse, per discuterne qui. Ho studiato cinema all'Università e ho un rapporto intimo, in particolare con l'avanguardia americana di registi astratti e sperimentali della metà del XX secolo. Quand'ero adolescente giocando con una 8mm con mio padre ho fatto alcuni miei film. Ancora adesso faccio film di volta in volta e rimango un allievo di tutti gli aspetti della storia del cinema. È realmente la moderna arte del Novecento, come la cultura digitale è quella del ventunesimo.
I tuoi progetti futuri?
Attualmente sto cercando di scrivere la musica per il mio
prossimo album, oltre a lavorare su altri progetti musicali come quelli sopra
descritti. Sto anche lavorando come posso su un'opera visiva, faccio disegni e
stampe. La mia serie di disegni, Lost Highway, è un qualcosa che
mi porto dietro dagli anni '70 e vuole riuscire a catturare dal finestrino di
una macchina in movimento il paesaggio in costante cambiamento. Questo cattura
il mio interesse per il disegno (ed anche nel cinema, visto che è comunque
basato sul tempo) durante i miei tour. D'altronde è la cosa perfetta da fare se
si è seduti in un veicolo per molto tempo. Negli ultimi anni ho lavorato su un
sacco di questi disegni in autostrada – paesaggio, delineati soprattutto dai viaggi
in tour. Sono schizzi molto veloci che cercano di catturare la qualità iconica
della strada che, come un fiume, è sempre diversa ma sempre comunque la stessa.
Ho provato ad esporre la mia idea nel corso degli ultimi anni e sto cercando di
sviluppare una serie.
Ho anche lavorato su una serie limitata chiamata Black
Noise, utilizzando vecchi dischi in vinile sui quali disegno e poi stampo
i diversi risultati. Alcuni di essi sono stati davvero interessanti ed è una
cosa che continuo a sviluppare...inoltre sto continuando a lavorare ad una
raccolta di miei diari e poesie che
prima o poi dovrebbero uscire.
www.leeranaldo.com
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