La band di Boston Dirty Dishes, capitanata da Jenny Tuite, renderà disponibile il suo secondo EP di 5 tracce, dal titolo The Most Tarnished Birds, il 4 marzo. Nel frattempo è possibile scaricare gratutamente la traccia di apertura Hush che penso sia un buon biglietto da visita per presentare il rock tra shoegaze e indie dei Dirty Dishes. Se però volete ascoltare qualcos'altro vi rimando al primo EP già apparso su queste pagine.
Loro lo chiamano jigsaw pop (puzzle pop), per le tessiture sonore multiple fatte di polifonie vocali e ritmiche stratificate che si incrociano con un'elettronica minimale, ma penso che anche il termine prog pop possa calzare per la musica dei Tomahawks for Targets. Questo quartetto di Newcastle ha realizzato per ora due EP (The Total Collapse Of It All del 2010 e More Of The Savage del 2011), ma il debutto è dietro l'angolo. Invasion on a Budget, in un primo momento previsto per lo scorso novembre, sarà infatti rilasciato il 5 marzo in vinile e download per l'etichetta Audio Excess. L'album conterrà le tracce rimasterizzate tratte da questi due EP.
A me sembrano un mix tra Everything Everything, North Atlantic Oscillation e una versione futuristica degli XTC. A voi il giudizio.
Essendosi conquistato un posto ragguardevole nella classifica di fine anno di Altprogcore, penso che l'omonimo album d'esordio degli Aristocrats meriti due parole. The Aristocrats è un trio formato dal bassista Bryan Beller (collaboratore di lunga data di Mike Keneally), dal batterista Marco Minnemann (anche lui con Mike Keneally e poi Eddie Jobson e Adrian Belew) - che sta riscuotendo una fama crescente grazie a Steven Wilson che lo ha voluto nel suo tour come solista - ed infine dal chitarrista Guthrie Govan (già con Asia e poi GPS). Dei tre, quest'ultimo, era quello a me meno noto, ma che, alla fine, ha stupito di più.
Il trio suona una fusion chitarristica riconducibile ai più famosi colleghi Steve Vai e Joe Satriani. Diciamo che in tale ambito il picco creativo fu toccato proprio da questi due tra la fine degli anni '80 e la prima metà degli anni '90. Dopodiché il genere si è evoluto a malapena con chitarristi ingessati, soprattutto a livello sonoro, che a stento sono riusciti a rinnovare la propria formula. Ad esempio gli unici due concerti di Steve Vai a cui ho assistito li ricordo tra i peggiori a cui abbia mai partecipato, con il chitarrista impegnato più nel dare risalto alla forma e all'estetica che non alla sostanza (sintomo di una cronica mancanza di idee?). In pratica si è venuta a creare una sorta di staticità che ha intrappolato i suddetti nei loro cliché virtuosistici.
Quindi capirete con quale spirito scettico mi sono avvicinato a The Aristocrats, convinto che ormai questo filone avesse esaurito il suo percorso. E invece ho trovato tre musicisti d'alta classe e in Govan ho rilevato uno stile versatile e inventivo, che mi ha stupito e invogliato a saperne di più. In effetti il suo estro funziona ancora meglio su Erotic Cakes, l'esordio come solista del 2006.
L'album, sebbene abbia avuto un successo relegato credo al solo circuito dei fan del genere, merita molto, molto di più. Esso, oltre a rappresentare una pietra miliare di shred guitar e fusion, andrebbe incorniciato accanto ad altri classici come Surfing with the Alien (1987) e Passion and Warfare (1990). Eroric Cakes è un capolavoro che riesce nell'improbabile e difficilissimo compito di risvegliare dal torpore una scena chitasrristica ormai troppo uguale a se stessa. E la cosa è proseguita con The Aristicrats. Ciò che rende unico Govan è quello di essere innanzi tutto un compositore sopraffino. Prima di diventare un funambolo della sei corde dovresti possedere la capacità di creare dei buoni temi sui quali ricamare e improvvisare sopra. Govan è un maestro in questo: la sua tecnica è fluida e coinvolgente, mette in chiaro sin da subito che per lui l'esposizione, il suo sviluppo e la relativa improvvisazione sono un limite. Lui deve andare oltre. Nei brani di Govan c'è sempre qualche sorpresa o un imprevisto nel percorso, i temi possono essere molteplici e la sua versatilità stilistica fa il resto.
Quello che mi ha stupito dei due album presi qui in esame è la loro scorrevolezza, i brani sono essenziali, non si dilungano eccessivamente e in pochi minuti riescono ad esporre ciò che altri farebbero in 15 o venti minuti. Eppure, nella sua essenzialità, la ricchezza, la fantasia e l'inventiva sono le vere risorse di un lavoro come Erotic Cakes. Govan non vuole solo suonare per il piacere di farlo, ma vuole intrattenere l'ascoltatore e in questo è un maestro.
Il primo live album dei No-Man - ovvero Steven Wilson e Tim Bowness - uscirà il 12 marzo ed è già preordinabile sul sito della Burning Shed (link).
L'album è abbastanza intrigante in quanto riporta alcuni brani del catalogo del duo (più l'inedito Beaten by Love) riletti in parte in chiave più rock e quindi con arrangiamenti nuovi.
Love and Endings è stato registrato l'11 ottobre al Leamington Spa Assembly in occasione del decimo anniversario della label Burning Shed.
L'album avrà due versioni: CD/DVD e doppio vinile da 180 gr. in edizione limitata a 300 copie (!)
Tracklist:
1. my revenge on seattle (6.02) 2. time travel in texas (4.51) 3. all the blue changes (6.10) 4. pretty genius (3.58) 5. lighthouse (8.16) 6. beaten by love (3.58) 7. wherever there is light (5.09) 8. mixtaped (9.32) 9. things change (8.24)
DVD: A 'guerilla style' film of the full concert, shot on two cameras plus a photo gallery.
Vinyl:
Side One: 1. my revenge on seattle (6.02) 2. time travel in texas (4.51) 3. all the blue changes (6.10)
Side Two: 4. pretty genius (3.58) 5. lighthouse (8.16)
Side Three: 6. beaten by love (3.58) 7. wherever there is light (5.09) 8. mixtaped (9.32)
Il nuovo album degli Amplifier intitolato Mystoria uscirà alla fine dell'anno, ma intanto è possibile scaricare gratuitamente il singolo Silvio che anticipa il lavoro. Basta seguire il link sottostante.
Una curiosità: nel frattempo, per le esibizioni live, gli Amplifier si sono espansi da trio a quartetto con l'ingresso (ormai da un po' di tempo a dire il vero) dell'ex chitarrista degli Oceansize Steve Durose. Chissà che non entri a far parte della band in pianta stabile.
Questo ragazzo svedese che all'apparenza sembra un hipster americano, ha da poco pubblicato un esordio sorprendente se si conta che a soli 25 anni ha suonato tutti gli strumenti, ad eccezione della batteria a cura di David Schlein, e composto tutto il materiale.
FreddeGredde è il nome scelto per il suo progetto solista da Fredrik Larsson, che poi è lo stesso giovane che qualche tempo fa era balzato all'attenzione del web con questo simpatico video della cover di Killer Queen.
A settembre è uscito questo Thirteen Eight che, nella migliore tradizione del moderno new prog più smaliziato e pieno di melodie accattivanti alla Spock's Beard e Flower Kings, gioca a fondere virtuosismi barocchi, strizzate d'occhio al prog metal e all'art pop. Niente di innovativo, per carità, ma curioso e piacevole da ascoltare.
Continuiamo il nostro breve excursus nel folk sperimentale con un gruppo inglese. Davvero notevole questo quintetto con velleità da piccolo ensemble acustico. L'organico dei Firefly è composto da Bea Hankey (voce), John Barber (piano, gender, gongs), Sam Glazer (violoncello, cello), James Redwood (violino), Jack Ross (chitarra, gongs) e già dalla strumentazione utilizzata si capisce che la classificazione di "chamber folk" risulta alquanto adeguata.
Riguardo all'esordio Lightships sarebbe troppo semplice e superficiale citare come ispirazione Kate Bush o Tori Amos, in quanto la piccola orchestra, guidata dalla bellissima voce della Hankey, aggiunge al tutto una cifra stilistica d'avanguardia e sperimentazione. Le canzoni si dipanano tra effetti di minimalismo conteporaneo, intricate polifonie vocali e sottili sfumature da musica tradizionale nord europea (irlandese e scozzese) e orientale. Queste caratteristiche vengono espresse al meglio in brani come il pop non convenzionale di Lady Laurie, che poggia la sua singolarità su un impianto di gamelan giavanese, o le evoluzioni pianistiche alla Steve Reich di It's Like. L'unico lusso che la band si permette a livello percussivo è proprio l'utilizzo di questa strumentazione etnica di origine indonesiana che ritorna su We Are Leaves.
Ascoltando bene, più che alle due cantautrici già citate, si può ricondurre la sensibilità sperimentale dei Firefly a quella che anima la musica dei Birdsongs of the Mesozoic e Gentle Giant, anche se, naturalmente, qui siamo in tutt'altro ambito. Si ascoltino attentamene i contrappunti tra chitarra e pianoforte, nonché gli intermezzi vocali che riecheggiano i mottetti medioevali su Little Boat e O Thou. Non sono poi così lontani dalle trame elaborate architettate dai fratelli Shulman e Kerry Minnear.
Comunque Lightships è sicuramente un lavoro che denota prima di tutto una sensibilità melodica e armonica fuori dai canoni convenzionali dell'avant-pop, sempre che lo si voglia catalogare tale. In pratica è meglio non affidarsi troppo alle catalogazioni, poiché si finisce molto spesso per esserne intrappolati. Lighiships è prima di tutto un fulgido esempio di musica fatta con il cuore, ma anche con la testa.
Il gruppo Jack O' The Clock proviene dalla Bay Area californiana (dalle parti di Oakland per la precisione) e con soli due album si è distinto per aver portato alla luce una visione di avant-garde folk tutta personale. Il sestetto guidato dal polistrumentista Damon Waitkus si è in pratica perfezionato su quella frangia di folk rurale di matrice americana, estraendo da esso le parti più sensibilmente orchestrali - alla maniera di Sufjan Stevens, Joanna Newsom e anche Anathallo - e ci ha applicato sopra elementi sperimentali tratti dalle avanguardie del Rock In Opposition. Non a caso la loro preparazione in materia ha attirato le attenzioni e le benevolenze di un veterano come Fred Frith (le sue parole sono: "Jack o’the Clock are an unbelievably great band, Damon Waitkus is an extraordinarily courageous composer, and this is some of the freshest and most surprising music I’ve heard since, well, since their first record. Hallelujah!").
Questo connubio tra improvvisazione, armonie vocali e orchestrazioni inconsuete (banjo, guzheng, oboe, melodica, marimba, violino, viola e uno splendido hammered dulcimer) è stato battezzato dalla stessa band con l'appellativo di majestic junk folk. La pubblicazione più recente del combo californiano è How Are We Doing and Who Will Tell Us del 2011, dove i Jack O' The Clock spingono i limiti della ricerca su territori atonali, tribali ed esoterici (il mini-concerto per idiofoni Blue Tail Fly o la selva di percussioni di Schlitzie, Last Of The Aztecs, Lodges An Objection In The Order Of Things). La dissonanza è sempre dietro l'angolo ed è nelle tensioni create da essa che vanno rintracciate le schegge di R.I.O., mutuate senz'altro dagli Henry Cow. C'è spazio anche per tenui passaggi poetici con la delicata limpidità di Shrinking, il quasi bluegrass non troppo serio di Ultima Thule e Back to the Swamp, o il tropicalismo sommerso dal folk di Last of the Blue Bloods. Il capolavoro dell'album viene però racchiuso nei 10 minuti di First of the Year: una suite di folk alternativo decorata dai virtuosi arpeggi di Waitkus e rifinita da contrappunti di oboe e violino.
Molto meglio comunque hanno fatto con l'esordio del 2008 Rare Weather. Composto per lo più da lunghi pezzi che meglio approfondiscono la poetica esposta su How Are We Doing and Who Will Tell Us, l'album parte da New American Gothic che, con le sue strutture indefinite dettate dal dulcimer e dall'arpa, è speculare alla marimba di Blue Tail Fly. Ma prima di tutto quella di Rare Weather è una ricognizione di folk progressivo americano con ambizioni quasi etnomusicologiche. Dalla musica di questi affreschi, certo di non facile assimilazione, ne esce una visione avanguardista della tradizione popolare musicale del Nord America - che va dalle grandi praterie alle Montagne Rocciose - simile a quella teorizza a suo tempo dal compositore Aaron Copland. I Jack O' The Clock si trasformano in una mini orchestra acustica per riversare in brani come Aspen, Half Life e All Last Night le suggestioni dell'epopea americana. E' come se l'abortito progetto di Sufjan Stevens dedicato ai 50 Stati Uniti fosse qui riversato e riassunto nelle 7 tracce di Rare Weather. Bastasse solo la conclusiva Mountains per rendersene conto.
Indubbiamente questo 2012 è iniziato subito in quarta con degli annunci a dir poco sorprendenti. Nella settimana appena trascorsa, in poche ore, si sono susseguite delle notizie che nessuno aveva previsto. Innanzitutto c'è stato l'annuncio della reunion degli At The Drive-In, seguito da quello dell'hardcore-punk band svedese Refused, due reunion legata principalmente alla partecipazione al festival di Coachella che si svolgerà ad aprile in California. E' stato poi lanciato il nuovo sito web dei British Theatre, progetto dei due ex Oceansize Mike Vennart e Richard Ingram (Gambler), nel quale compaiono dei brevi clip dove i due stanno lavorando all'album d'esordio, ma ancora è presto per capire se il lavoro uscirà entro il 2012.
Ma, visto che gli At the Drive-In difficilmente registreranno qualcosa di nuovo (almeno per ora), passiamo dal live allo studio. Partiamo quindi con i Mars Volta il quale nuovo album, intitolato Noctourniquet, dopo alcuni rinvii legati a disavventure con la casa discografica, sembra che vedrà finalmente la luce il 27 marzo, anticipato dal singolo Zed and Two Naughts (4 marzo). Dal lato opposto, l'altra metà degli At the Drive-In, ovvero gli Sparta, stanno anche loro lavorando ad un nuovo album. Tra le uscite ancora da definire ci sono quelle dei danesi Jazzkamikaze e soprattutto i Mew che, visto il recente comunicato dove la band afferma di aver iniziato a comporre nuovo materiale, rende difficile un'uscita entro il 2012. Stesso discorso per i Frost* di Jem Godfrey il quale, dopo aver decretato in breve tempo la fine e la rinascita della sua creatura, sta ora lavorando al terzo album che però probabilmente slitterà al 2013.
Dal lato più prettamente progressivo abbiamo diverse uscite già a febbraio. Intanto alla fine di gennaio arriva il nuovo Decline and Fall dei Thinking Plague e il 4 febbraio sarà quasi un evento l'uscita di The Missing Fireflies degli astigiani La Locanda delle Fate, contenente brani inediti e live. Il 13 febbraio è la volta dei Field Music con Plumb (album già recensito su altprogcore) e il 28 tocca ai School of Seven Bells con Ghostory. Da entrambi gli album sono usciti recentemente due nuovi brani in anteprima: New Town e Lafaye rispettivamente.
Il 27 febbraio, come già anticipato su questo blog, usciranno Not The Weapon But The Hand, collaborazione tra Steve Hogarth e Richard Barbieri, e The Man Who Sold Himself, altra collaborazione tra Gavin Harrison e 05ric. Per restare vicini al mondo Porcupine Tree, è fissato per la metà di aprile il debutto dell'atteso Storm Corrosion, progetto che vede coinvolti Steven Wilson e il leader degli Opeth Mikael Åkerfeldt.
Tra le cose da me più attese nel 2012 c'è il lungamente annunciato ritorno degli Echolyn che, da molto tempo ormai, stanno lavorando ad un doppio album ancora senza titolo. Dovrebbe inoltre essere pubblicato un triplo box set retrospettivo dei The Monsoon Bassoon, primo gruppo di Kavus Torabi, l'ex Cardiacs ora a capo dei Knifeworld e fondatore dell'etichetta Believers Roast. A proposito della quale sono in arrivo un secondo album e un EP proprio dei Knifeworld e un nuovo lavoro dei Thumpermonkey.
Questo per ora è tutto e speriamo che le sorprese non finiscano qui.
Per chi si chiedesse che fine ha fatto Mike Portnoy dopo l'abbandaono dei Dream Theater eccolo ricomparire. Portnoy non è stato a guardare e ha formato questo supergruppo insieme a Neal Morse (voce, tastiere e ex-Spock's Beard), Casey McPherson (voce, chitarra) e i due ex Dixie Dregs Steve Morse (chitarra) e Dave LaRue (basso). L'omonimo album uscirà il 27 marzo, ma è già disponibile in preordine qui.
Tracklist:
1.Blue Ocean 2.Shoulda Coulda Woulda 3.Love Is What I’m Waiting For 4.The Storm 5.Kayla 6.Forever In A Daze 7.Everything Changes 8.Better Than Walking 9.All Falls Down 10.Fool In My Heart 11.Infinite Fire
Allora la situazione è questa. La miglior post hardcore band di fine millennio è tornata insieme per suonare alcuni concerti le cui date saranno annunciate prossimamente. La notizia trapelata ieri è stata accolta con naturale scetticismo da molti, in quanto è ormai dal 2009 che si specula su questa reunion. Ovvero da quando, prima Omar Rodriguez-Lopez e Cedric Bixler poi (aka The Mars Volta), dichiararono che non avrebbero avuto nulla in contrario nell'essere coinvolti in una possibile reunion, lasciando aperta qualsiasi opzione. Lo stesso Bixler, che aveva ammesso di aver avuto degli attriti con alcuni membri della band, si è scusato per i suoi comportamenti e, a quanto pare, l'armonia è tornata.
Ciò che personalmente mi è sembrato strano è l'approvazione da parte di Jim Ward (che fondò gli Sparta con i rimanenti ATD-I) che, interpellato sulla questione, aveva escluso categoricamente il suo coinvolgimento per una eventuale reunion. A quanto pare, però, l'ascia di guerra è stata seppellita molto bene perchè non solo è sorto da poco un sito-teaser e un account Twitter che sta macinando follower di minuto in minuto, ma c'è anche questo messaggio nell'account ufficiale di Rodriguez-Lopez che fuga ogni dubbio residuo. Insomma, se questa fosse una colossale presa in giro è uno scherzo molto crudele e il primo aprile è ancora lontano.
E non è finita qui perchè i Mars Volta hanno il nuovo album in uscita probabilmente il 27 marzo o comunque entro l'anno. Gli Sparta sono tornati insieme l'anno scorso per alcuni concerti e sembra stiano registrando un nuovo album. Insomma, difficile che questa reunion vada oltre un tour celebrativo con gli impegni impellenti delle due band generate dallo scisma. Ma non si può mai sapere, sai mica che si trovino di nuovo bene tra loro e decidano di tornare in studio...
Intanto festeggiamo!
(P.S. a tutti i David Letterman wannabe italiani: beccatevi questo!)
I due ex Oceansize Mike Vennart e Gambler hanno appena annunciato l'inaugurazione del sito dedicato al loro nuovo progetto British Theatre. Nel web site sinora sono stati postati solo alcuni brevissimi clip di quello che, forse, ci dovremo aspettare dal duo. Inutile dire che, considerando gli Oceansize uno dei miei gruppi preferiti di sempre, l'attesa è tanta.
Il Natale per me è sinonimo di box set e in quello appena passato ho trovato sotto l'albero questa tripla antologia retrospettiva uscita lo scorso febbraio e dedicata alla defunta Delerium Records, label nata nel 1991 dall'impulso lungimirante di Richard Allen, che ebbe tra gli altri meriti quello di lanciare un "gruppetto" che corrisponde al nome di Porcupine Tree (dei quali compare qui una rarissima short version di Radioactive Toy).
Lo scopo di questa etichetta fu di dare spazio all'underground psichedelico britannico e non solo (della squadra facevano parte anche i nostrani Kryptasthesie), un fenomeno che si stava espandendo nei primi anni '90, tra festival gratuiti, freak nostalgici degli anni '60 e revival progressive. Insomma questa raccolta è un tripudio di quello che è stata una delle più elettrizzanti e vivaci label di fine millennio.
Allen si attivò per aprire parallelamente anche un negozio virtuale per vendere per corrispondenza (il Freak Emporium) tutte le chicche da lui prodotte e altre gemme prog, garage e psych. In un primo momento con cataloghi spediti via posta, in seguito, con lo sviluppo di Internet, via web. Peccato che anche questo shop abbia dovuto chiudere i battenti nel 2007 sotto i colpi dell'aumento dei download e delle tasse sulle poste inglesi.
Delerium Records germinated in 1991 when Richard Allen (Free Festival frequenter, Freakbeat magazine co-editor and music columnist for Oz/It revivalist’s Encyclopaedia Psychedelica) was encouraged by the legendary US journalist/rock maverick Greg Shaw to establish a label to release music by psychedelic bands that had emerged in the UK during the late 1980s neo-psychedelic revival. Unlike many of their US and European counter parts - many of whom aped the look and sound of ‘60s but added little originality - UK bands were the direct inheritors of a tradition that had its creative roots buried in the original 1960s psychedelic explosion. The DNA of that earlier era had survived through the 1970s anarchic Free Festival circuit informing the mutant sounds of the 1980s and early 1990s underground. The underground of the 1980s was a culturally diverse alliance that encompassed, Hippy, Punk, Goth, New Age Traveller, Rasta, Rockabilly, Retro –Rocker, ‘60s revivalist and Mod. This important part of UK musical history has somehow escaped the attention of rock historians and was a colourful and eclectic grouping that would eventually give birth to its muddy brown offspring, The Crusty - Neanderthal inheritor of rock and roll tribalism. These distant relations gathered annually at Glastonbury Festival (then still an underground event rather than today’s corporate rock showcase) and most importantly at Stonehenge Free Festival, a week of unhindered musical escapism next to the ancient monument in the middle of a Salisbury plain. The brutal police banning of the Stonehenge Festival in 1985 scattered the various tribes, who retreated to secret urban venues like London’s legendary Alice In Wonderland (organises of the proto rave/acid test like Magical Mystery Trips) The Sugar Lump, The Kerouac Club, Club Dog and Deptford’s Crypt Club (which saw early performances by the likes of the Spacemen Three). With the coming of Acid House in the late 1980s the remaining tribes were absorbed into the exploding free party and rave culture, the last great reactionary musical youth movement to emerge from the UK.
In 1991 along with Freakbeat founder and Syd Barrett expert Ivor Truman, Richard Allen put together Delerium Records first release, a compilation of international recordings entitled Psychedelic Psauna that release brought together a diverse selection of psychedelia and garage rock unconnected by style but linked wholly in spirit. It included the first CD/LP appearance of the hugely popular Free Festival band Ozric Tentacles as well as the first commercial release by the mysterious Porcupine Tree, then the bedroom project of a very young Steven Wilson. The compilation caught a wave and within weeks had sold over 6000 copies with no press coverage. Between 1991 and 2004 Delerium issued not only the core catalogue of the now world famous Porcupine Tree, including their much loved albums The Sky Moves Sideways and Signify, but also ensured that a number of important underground UK bands from the 1980s and 1990s were able to secure a recorded legacy including Omnia Opera, Moom, The Aardvarks, Treatment, Nukli, Mandragora, Sons Of Selina, Praise Space Electric, Dean Carter and Zuvuya. Driven entirely by Allen’s love for the unfashionable and experimental, Delerium also signed up international artists including US freak folk pioneer Jeff Tarlton (ex Viv Akauldren) Germany’s neo-Kraut Rock Electric Orange, Italy’s Kryptasthesie, Irish Americans The Steppes as well as two albums featuring Terence McKenna - the late and legendary ethnobotanist. Delerium sub-label Molten released the first two albums by UK heavy rock stoner trio Josiah and key albums by Danish acid rock band On Trial - members of which would later form the acclaimed garage band Baby Woodrose that briefly signed to WEA.
Delerium was perhaps the last label of the UK underground that could directly trace its cultural lineage from the 1960s right through until the late 1990’s. Digital technology would change forever the way that music is promoted, lessening the importance of traditional radio exposure and off peak specialist radio and gradually devaluing music as a cultural force. Delerium Records whilst in no way near the same scale as early Island, Virgin, Vertigo or Harvest, had aspirations to achieve the same kind of eclectic mix. Like those labels Delerium was not afraid to ride against the fashionable mainstream releasing a broad range of music that carried no favour in the music press but had a strong grass roots following. Delerium was at heart purveyor of a countercultural musical movement whose values were not expressed in terms of mere chart position.
Disc 1 1. Porcupine Tree - Radioactive Toy (Short Version) 2. Praise Space Electric - Electric Sensation 3. On Trial - Everything 4. Treatment - Keep Ahead 5. Electric Orange - Steal No Egg 6. Josiah - Gone Like Tomorrow 7. Kryptashesie - Watching The Sky 8. Kava Kava - Swivel 9. Wobble Jaggle Jiggle - Thoughts Of The Sky 10. The Aardvarks - Girl On A Bike 11. Jeff Tarlton - Chimera 12. Moom - What'S A Little Sunshine? 13. John Fallon - I Can'T Trust You 14. Surf Sluts - (Like Wow Wow) She'S A Mau Mau 15. Reefus Moons And The Suicidal Flowers - Electric Chair 16. The Beginning - The Ju Ju Man 17. The Steppes - Cornucopia 18. Jeff Tarlton - Ex-Celeration 19. Suicidal Flowers - Nothing Man
Disc 2 1. Dead Flowers - Full Fist 2. Sons Of Selina - Life Is But 3. Nova Express - Let The Powers 4. Nick Riff- Like A Zen Stray 5. Mandragora - Solstice Song 6. Boris And His Bolshie Balalaika - Toadstool Soup 7. Colored Plank - Black Ferris Wheel 8. Saddar Bazaar - Peacock Angel 9. Moom - I Can'T Remember The 60s...I Must Have Been There 10. Praise Space Electric - Movement 11. Porcupine Tree - Signify 12. Josiah - Malpaso 13. Vex - Heidelberg Speedmaster
Disc 3 1. Omnia Opera - Regeneration 2. Electric Orange - Electripity Chapter 3. Nine Invisibles - Gondwanaland 4. Zuvuya - Shaman I Am 5. Breitband- Der Unterschied (Edit) 6. Psychomuzak - The Exstasie 7. Dead Flowers - The Elephants Eye Was Eerie 8. Liberation Thru' Hearing - The Root Verses The Six Bardos 9. Tangle Edge - Yatantah Part I 10. Nukli - Spiral Dance 11. The Spacious Mind - House In The Country
Marco Minnemann - batterista che ha collaborato con Mike Keneally, oltre ad essere parte del trio The Aristocrats insieme a Bryan Beller e Guthrie Govan ed in più attualmente in tour con Steven Wilson per la promozione di Grace for Drowning - pubblicherà il 27 gennaio il suo nuovo album come solista dal titolo Evil Smiles of Beauty/Sound of Crime.
Il lavoro è un doppio CD e l'artwork della copertina è curato da Lasse Hoile, artista responsabile degli ultimi album dei Porcupine Tree e Steven Wilson. Minnemann ha praticamente realizzato la maggior parte dell'album provvedendo a suonare tutti gli strumenti e cantare. A giudicare dalle preview dell'album (che si possono ascoltare cliccando qui Evil Smiles Of Beauty. Sound Of Crime.) il batterista è stato molto influenzato dal mondo di Keneally (proveniente a sua volta da quello zappiano) con qualche puntata nel progressive rock californiano di matrice Spock's Beard e Kevin Gilbert.