domenica 29 marzo 2020
Logan Kane Nonet - Nope,science (2020)
Ascoltando Nope,science non si può rimanere che stupiti una volta scoperto che l'album è il frutto di un bassista appena ventitreenne. Logan Kane, di stanza a Los Angeles, allievo di Ambrose Akinmusire, Peter Erskine, Vince Mendozaè, nonché membro della punk funk band Thumpasaurus, è infatti responsabile di uno degli esordi jazz più interessanti dell'anno e lo possiamo affermare con sicurezza anche essendo solamente a marzo. Coadiuvato da un gruppo di musicisti altrettanto giovani tra cui David Binney (sassofoni), Dan Rosenboom (tromba e cornetta) e Katisse Buckingham (flauto), Kane compone sette tracce di lucido jazz sinfonico compreso tra la tarda scuola di Canterbury dei National Health e il Frank Zappa più orchestrale. Le rimanenti due sono un arrangiamento di Binney del brano Above and Below di Allan Holdsworth (tratto da The Sixteen Men of Tain) e la composizione Proximity 7 ancora di sua mano.
Alla maniera di Kamasi Washington la missione di Nope,science è quella di attraversare un'area trasversale che non si ferma al jazz tradizionale con gli assoli strumentali esibiti dai vari membri, ma si espande al prog rock, alla musica classica e all'avant-garde, innescando delle vere e proprie suite con complessi contrappunti e arrangiamenti armonici degni di un'orchestra. Ed è ciò che traspare dai primi due brani Cement e Dots and Specks, continuando su tale linea anche con la più swing Little Plant. Golf e Saigon sono due pezzi che prendono di petto il be-bop, ritmicamente sostenuti, quasi funk, dove Kane dispiega tutta la sua perizia bassistica, mentre Stray Cats accenna parametri free jazz nelle sue divagazioni solista. Un disco ricco di stimoli per un autore novizio che, nonostante la giovane età, maneggia le complesse partiture come fosse un veterano.
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