domenica 29 dicembre 2019

Laterath - Anemone (2018)


A volte succede che nel 2017 metti "mi piace" ad una pagina Facebook di una band, la quale ha realizzato solo un singolo e in seguito, per vari motivi, sei sovrastato da altre informazioni internettiane e finisce che il nome di quella band viene momentaneamente accantonato. Per fortuna le festività permettono di recuperare ciò che uno aveva smarrito, andando casualmente a rovistare nel passato della cronologia ed è a questo punto che sono rientrati in scena i Laterath, italianissimi di Roma, tra le cui fila troviamo due nomi già noti in ambito progressive rock: Antonio Coronato (basso) e Davide Savarese (batteria) entrambi componenti degli Ingranaggi della Valle, mentre Savarese milita anche negli ottimi VEMM. La peculiarità dei Laterath è avere in formazione due bassi di cui l'altra metà è rappresentata da Stefano Rossi, in più la band è completata da Corrado Filiputti alla chitarra, Daniel Mastrovito alle tastiere e Francesco Sacchini alla voce con testi in inglese.

Anemone è il titolo dell'EP di esordio dei Laterath, preceduto dal singolo Places, due minuti e mezzo in cui vengono condensate tutte le qualità di questa produzione eccellente: partendo come una ballad per piano arpeggiato e voce, il pezzo si ingrandisce e prende il volo con una breve panoramica nel prog metal più epico. La produzione e gli arrangiamenti appunto costituiscono il valore aggiunto ad un'opera prima in grado di rivaleggiare con le migliori realtà progressive internazionali.

Raramente mi occupo qui di prog italiano e ammetto che la responsabilità è solo della mia spiccata esterofilia che nel tempo ha abituato il mio orecchio a certe sonorità che molto spesso non ritrovo nel prog italiano. Colpa di un mio gusto soggettivo, non ci sono scuse, che però mi ha dato modo di riconoscere nei Laterath un respiro e una prospettiva che escono fuori dai soliti canoni e che hanno il coraggio di guardare più avanti. Un brano come Balene riassume tutto quello che cerco di dire a parole: un complesso lavoro di costruzione di atmosfere e progressioni non convenzionali che ci trascina in un affascinante connubio di prog, fusion e djent, passati in rassegna uno ad uno nei vari movimenti in cui si dipana. Heaven and I si cala in ambiti più melodici ma altrettanto spettacolari, soprattutto nel break strumentale che arriva a circa metà, mettendo in mostra tutta la perizia del gruppo. Another Tale si pone su canoni prog metal più collaudati per un ultimo sussulto energico prima di concludere con l'atmosferica Gregor, perfetta coda malinconica e crepuscolare tra suggestioni elettroacustiche e delicate sonorità.


4 commenti:

Vinnie Scocciante ha detto...

Interessante, ho trovato questo blog ieri cercando info sull ultimo lavoro di wyatt (l'ho ascoltato tutto una volta su bandcamp, devo essere sincero, quando ho sentito zeitgest in preview non stavo nella pelle, tutto il cd invece... non lo so, devo ascoltarlo meglio, la cosa che mi ha stonato un po' sono i violini che mi sono sembrati digitalizzati.))
Mentre parliamo sto ascoltando i Laterath su youtube, la rece mi ha incuriosito, anzi, approposito di sound esterofili, mi hai fatto venire in mente un altro gruppo che ascoltavo e non sapevo neanche fossero italiani: https://www.youtube.com/watch?v=Em0qtHVmu0k
Li conoscevi? il cd non è affatto male.
Vediamo se riesco a seguire questo blog, c'è un modo per ricevere gli aggiornamenti in email? tempo fa usavo un feed reader ma sono anni che l'ho dismesso.

Lorenzo Barbagli ha detto...

Anche gli Areknamés sono un gruppo veramente valido e il CD in questione è tra le cose migliori del prog italiano degli ultimi 20 anni.
Per la questione aggiornamenti non c'è una mail, ma come alternativa posso suggerirti di seguire Facebook o Twitter se hai un account.
https://www.facebook.com/Altprogcore/
https://twitter.com/altprogcore

Vinnie Scocciante ha detto...

Grazie, si ho facebook, sicuramente quando entro mi iscrivo, anche se non seguendo molto facebook di suo, sicuramente faccio prima a cercare di seguire direttamente il blog.
Ho letto anche la rece di zeitgeist, non sapevo del cancro, mi spiace, sono davvero affezionato agli happy the man, un gruppo che per me ha rappresentato sensibilità, curiosità ed inventiva.
Fra l'altro ricordo che anche il batterista aveva avuto al tempo dei brutti problemi (mi pare che morì sua moglie).

HUK ha detto...

Un Album che devi e si fa ascoltare e riascolare in loop. Splendido veramente.