lunedì 16 dicembre 2019

Frank Wyatt & Friends - Zeitgeist (2019)


Per parlare di Zeitgeist, ultima fatica dell'ex tastierista degli Happy the Man Frank Wyatt, si deve per forza far riferimento al triste retroscena che lo ha reso possibile. Cinque anni fa a Wyatt viene diagnosticato un cancro con la conseguenza di una aspettativa di vita piuttosto limitata. Questo portò il musicista alla decisione di registrare un ultimo album di addio, chiamando a collaborare gli amici con cui ha condiviso buona parte della sua carriera divisa tra Happy the Man, Oblivion Sun e Pedal Giant Animals. Quindi solo per la presenza di nomi leggendari come Stan Whitaker, Kit Watkins, Ron Riddle, Cliff Fortney, David Rosenthal, Mike Beck, Rick Kennell, Chris Mack, Joe Bergamini, Zeitgeist si presenta quasi come un evento nel mondo del progressive rock, anche se non è stato molto pubblicizzato.

Quello che Wyatt non aveva previsto è però che il lavoro sarebbe durato cinque lunghi anni, intervallato dai trattamenti di chemioterapia e dall'organizzazione logistica per lo scambio dei file musicali che, per forza di cose, era legato alle enormi distanze che separano i musicisti. Fortunatamente la tecnologia è venuta in aiuto e ha fatto in modo non solo che oggi possiamo ascoltare il risultato finito, ma Wyatt è ancora qui tra noi per goderne i risultati e continua a comporre per nuovi progetti, sperando che il tempo ce lo conservi il più a lungo possibile. Comunque vada Wyatt, che è l'unico compositore del materiale, ha realizzato con Zeitgeist un'opera di cui essere fieri e un disco che non avrebbe assolutamente sfigurato accanto alle produzioni degli Happy the Man.

A partire dalla title-track fino alla strumentale The Approach siamo di fronte ad un progressive rock sinfonico fortunatamente non fine a se stesso, dove Wyatt fa emergere tutta la sua perizia di tastierista e compositore, utilizzando intelligentemente elementi provenienti dal jazz e dalla musica classica. La sua velleità di arrangiatore è poi messa alla prova dalla suite di 25 minuti Perelandra che chiude l'album, ispirata all'omonimo romanzo di C.S. Lewis e suddivisa in quattro movimenti nominati inequivocabilmente come fossero gli andamenti di una sinfonia. La bravura di Wyatt sta qui nel creare un pezzo sinfonico senza farci sentire la mancanza di una vera orchestra, con le sole tastiere a farne le veci.

Zeitgeist è il primo album che dopo molto tempo mi ha riconciliato con l'ascolto del progressive rock più classico e non credo sia un caso che questo stato di grazia provenga dalle partiture di uno storico proggers di origine statunitense anziché europea, dove ancora imperversano i canoni più prevedibili e stantii del genere. A proposito del fatto che la malattia non abbia preso il sopravvento, Wyatt ha dichiarato che forse la determinazione e il suo amore per la musica sono stati la medicina che lo hanno fatto andare avanti, speriamo che lo tengano ancora tra noi per molto, ispirato e motivato come sempre.

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