venerdì 23 agosto 2019

Suns of the Tundra - Bones of Brave Ships (2015)


Quando nel 1995 il bassista Paul D’Amour lasciò i Tool, a prendere il suo posto fu chiamato l'inglese Justin Chancellor che allora militava nei Peach, band che aveva fatto da spalla al quartetto americano in alcuni concerti nei primi anni '90. I Peach finirono la loro carriera di lì a poco, ma i due ex membri Simon Oakes e Rob Havis si riunirono nel 2000 dando vita ai Suns of the Tundra. Dopo un omonimo album nel 2004 e il secondo Tunguska nel 2006, il gruppo si mise al lavoro per produrre la terza opera che già dalle premesse si presentava ambiziosa. Praticamente Oakes rimase affascinato dal documentario del 1919 South che testimonia in immagini girate dal fotografo Frank Hurley la spedizione imperiale trans-antartica Endurance compiuta da Ernest Shackleton tra il 1914 e il 1917. L'idea di Oakes fu quella di dare una colonna sonora alle immagini della pellicola senza sonoro con le musiche originali composte dai Suns of the Tundra.

Nasce così Bones of Brave Ships, doppio album scritto tra il 2006 e il 2008, ma che ha visto la luce solo nel 2015, concepito per essere sincronizzato agli 81 minuti del suddetto documentario nella versione restaurata dal British Film Institute. L'ascolto di questa magnum opus tende ad essere avventuroso come l'odissea affrontata da Shackleton e dalla sua nave Endurance. Fondamentalmente i Suns of the Tundra abbracciano una gamma di stili che ben si adattano al commento sonoro, tra cui si alternano post rock, psichedelia e progressive rock, calibrandoli in uno scambio delle parti lento ed inesorabile come il moto ondoso, accumulando fragorosi scontri e tappeti lisergici.

Come i Van der Graaf Generator di H to He le musiche dei Suns of the Tundra si prestano a metafora di un parallelismo che accosta le insidie e le incognite degli abissi marini alle insondabili profondità spaziali. L'epopea di Bones of Brave Ships per affinità concettuale va ad arricchire quella mitologia equoreo-musicale che negli anni ha incluso i canti marinareschi degli High Tide, le navi fantasma dei The Fall of Troy e i naufraghi balenieri dei Motorpsycho. Naturalmente si incontrano accenni ai riff circolari dei Tool e anche sax hard rock di stampo vandergraafiano che arricchiscono la tensione, ma i Suns of the Tundraa, grazie al minutaggio abbondante, riescono a catalogare tutto lo scibile del post rock psichedelico contemporaneo addensato in un'opera corposa, imponente e ambiziosa come l'impresa di Shackleton.

2 commenti:

Franco ha detto...

Ciao, hai una qualche idea se si può trovare in versione cd?!
Grazie

Lorenzo Barbagli ha detto...

Ciao, scusa del ritardo con cui rispondo...comunque no, la versione in CD è inclusa esclusivamente nel vinile doppio in vendita nel loro sito ufficiale