mercoledì 16 dicembre 2015

ALTPROGCORE - BEST OF 2015

 
Quest'anno altprogcore ha compiuto sette anni e vorrei concludere questo 2015, apponendo alla solita classifica proprio un editoriale da crisi del settimo anno. Non mi ero mai soffermato finora su tale aspetto, però vorrei capire se veramente vale la pena andare avanti.
Ultimamente ho notato come alcuni siti o pagine Facebook dedicati al progressive rock e zone limitrofe, nati anche dopo il qui presente, riescano ad ottenere in poco tempo un considerevole numero di "like" o "follower" sulla corrispettiva pagine social, quando invece quella di altprogcore ha faticato a superare il centinaio, nonostante sia attiva ormai da qualche anno. Ora, non fraintendete, questo non è un discorso sulla competizione a chi possiede più "like", né una polemica con gli altri siti o pagine Facebook ma, confrontando gli argomenti trattati, cominci a chiederti se il tuo lavoro serva a qualcosa o se la gente possa farne tranquillamente a meno.
I siti prog di cui sopra, naturalmente, riescono ad ottenere una popolarità più vasta recensendo o parlando dei soliti artisti ormai noti a chi segue quel tipo di musica. Altprogcore, al contrario, fin dalla sua nascita si è presentato con lo scopo di promuovere artisti che, nella maggior parte dei casi, sono sconosciuti ai più, ma rimanendo sempre attento alla qualità e soffermandosi sulle nuove forme e deviazioni che ha imboccato il genere.
Fino a poco tempo fa non ci avevo fatto caso, ma se notate bene e andate a controllare nelle classifiche dei migliori album, altprogcore ha quasi sempre ogni anno eletto al primo posto delle opere di artisti emergenti. Ciò che mi rende particolarmente felice e orgoglioso è che quest'anno, in tal senso, non ha fatto eccezione e vi assicuro che la cosa non è mai stata voluta. Ed è qui che arriviamo al cuore del mio discorso e dei miei dubbi. La gente è davvero interessata al nuovo, a scoprire inedite ed eccitanti musiche, oppure le va bene di cullarsi nella sicurezza di artisti ormai affermati e di cui tutti parlano (l'esempio più lampante oggigiorno è Steven Wilson). Ha davvero senso focalizzarsi su band che nessuno ancora conosce e che, con tutta probabilità, neanche conoscerà, oppure è meglio omologarsi e scrivere l'ennesimo articolo su Dream Theater, Rush, Flying Colors, Neal Morse o su artisti impantanati da 10 anni su album che non esistono ancora (Tool)? E mentre nei social network c'è chi condivide allo sfinimento brani di Yes, Genesis, Jethro Tull e Pink Floyd, il mondo va avanti.

Un'altra cosa che non capisco è perché, se alcuni sono spinti a commentare e dire la loro quando qui si pubblica una recensione su Steven Wilson, al contrario tutto tace se viene presentato un album di qualcuno meno noto. Le opinioni non dovrebbero essere espresse in base al grado di celebrità.
Non so, forse dovrei iniziare anche io a recensire artisti già noti? Nel dubbio vi lascio con la solita lista di sconosciuti. Tornando a noi, questo è stato un anno particolarmente florido di uscite di qualità, se andrete a scavare ce ne sono molte e alcune in più le trovate come sempre nella mia pagina RYM. Con questo discorso non voglio dire che le mie scelte siano le migliori, sono come sempre solo opinioni personali che considero degli stimoli in più per coloro che saranno condannati a vedere in tutte le classifiche prog del 2015 lo scontato trionfo di Hand.Cannot.Erase. E per favore, basta con questa storia da critici con la puzza sotto il naso che le "classifiche di fine anno non servono a niente", che "odio le classifiche di fine anno", che "sono un esercizio inutile", ecc. Più che non servire, non vanno prese come valore assoluto, come qualcuno avrebbe la presunzione di farle passare. Se invece si ha l'intelligenza di osservarle per quello che veramente sono, cioè un'opinione tra le tante, servono eccome! Quando vado a consultare una determinata testata o un autore, lo faccio perché la sua direzione è affine ai miei gusti e perché lo stimo, so che potrò incontrare delle divergenze, ma la sua classifica sarà uno strumento utilissimo per prendere spunti di ascolto. Chi con riluttanza pubblica classifiche di fine anno, affermando che però non servono, è perché in cuor suo sa che la sua proposta non si distaccherà dai soliti titoli delle riviste più fighe, come sempre limitandosi ai dischi più cool del momento, divenendo quindi solo un'altra voce nel coro. Per certe testate o personaggi è quasi prevedibile, non l'ordine, ma quali artisti saranno inseriti nelle loro classifiche.
Per ora è tutto, meglio fermarsi qui. Altprogcore vi saluta e vi augura un buon 2016. Se mi cercate mi troverete su Twitter o su Facebook a condividere Comfortably Numb dei Pink Floyd e Firth of Fifth dei Genesis.



20.Time King
Suprœ
 
Come la fusion e il funk si possano integrare nel post hardcore moderno ce lo spiegano i Time King con il loro primo album. Loro sono tutti strumentisti d'alta classe e si presentano con brani che risaltano le loro doti, però senza esagerare con virtuosismi cervellotici, non dimenticando il coinvolgimento emotivo dato da delle belle linee melodiche, groove avvolgenti e ritmiche che ti fanno battere i piedi.
 


19.Strawberry Girls
American Graffiti

L'ex chitarrista dei Dance Gavin Dance con il suo nuovo gruppo si avventura in un progcore per lo più strumentale influenzato dalle infuocate jam dei The Mars Volta e dalla fusion contemporanea, inventandosi riff propulsivi e virtuosismi dinamici. Un po' jazz e un po' hardcore, American Graffiti contiene la giusta miscela per capire quanto le band progressive di oggi debbano all'influenza di Cedric Bixler e Omar Rodríguez-Lopez.

 


18.Tricot
A N D

Tre ragazze giapponesi che producono dell'ottimo math pop vi sembra una formula assurda? AND, tra polifonie vocali e ritmiche irregolari e talvolta selvagge, consegue questo miracolo avvicinandole ai Biffy Clyro di una volta con un più spiccato senso per il ritornello dalle belle melodie.




17.Caspian
Dust and Disquiet

E' difficile che un album post rock per lo più strumentale, oltre che a trasmetterti impressioni, emozioni o sentimenti comunque astratti, possa farti anche pensare e a colpirti nel profondo. I Caspian ci sono riusciti con un pugno di brani che parlano al cuore, complice anche la loro empatia infusa nella musica a causa della tragedia che li aveva colpiti di recente, sembrando più vivi che mai.




16.Caligula's Horse
Bloom
 
Ciò che ho trovato rigenerante in Bloom è che mostra una band tecnicamente eccellente, che poteva permettersi il lusso di tirare fuori di nuovo un album imponente come The Tide, The Thief and River's End, ma che ha deciso di limitarsi con un album di prog metal senza eccessi di qualsivoglia natura. Il che oggi sembra quasi in controtendenza verso la voglia di stupire e l'ostentazione delle proprie doti che hanno altre band. E comunque basterebbe la costruzione epica che si eleva dal dittico Bloom/Marigold per certificarne la grandezza. 



15.Chaos Divine
Colliding Skies

I Chaos Divine hanno prodotto un album una spanna sopra rispetto al loro catalogo del passato. E' vero che non aggiungono niente di nuovo al panorama prog metal, però Colliding Skies ha delle belle soluzioni melodiche, Landmines è uno dei migliori brani dell'anno ed inoltre questi ragazzi mi sembrano una versione meno complessa dei loro conterranei australiani Karnivool. Il che non guasta affatto.




14.VOLA
Inmazes

A chi mastica progressive rock i Vola potranno sembrare indigesti. Il loro è un crossover senza compromessi tra le sonorità aggressive del post metal e l'elettronica spinta senza lesinare abbondante uso di strumenti sintetici. Inmazes è proprio che osa dove altri non arrivano ed è per questo che si lascia dietro le spalle chi ancora non è pronto per questa specie di progressive cyberpunk. Al confine tra Dredg e Röyksopp.



 
13.Motorpsycho and Ståle Storløkken
En Konsert for Folk Flest

Da una stesura di musica per commissione da eseguire con tanto di coro e organo nella cattedrale Nidaros di Trondheim, i Motorpsycho hanno tirato fuori uno dei loro album più progressive. In realtà si tratta appunto di una registrazione live, ma la musica è completamente inedita. I testi completamente cantati in norvegese fanno pensare ad un incredibile connubio tra Magma e RiO.

 


12.Town Portal
The Occident

La potenza e la scioltezza con le quali i Town Portal affrontano le impervie strade del post rock è encomiabile. Lo fanno con una buona dose aggiunta di math rock e non sbagliano praticamente niente nelle otto tracce di The Occident. E nonostante per sua stessa natura questo tipo di musica richieda attenzione, esso rimane un album che potresti ascoltare e riascoltare distrattamente e rimanerne comunque colpito.




11.Vennart
The Demon Joke

Essendo il sottoscritto un grande ammiratore degli Ocenasize questo primo album solista del loro ex frontman Mike Vennart è pura acqua fresca che arriva dopo il loro scioglimento. Logicamente Vennart si presenta in una veste meno cervellotica e quasi più cantautorale, ma quella scintilla geniale tipica delle contorsioni prog-post-core degli Oceansize è ancora ben presente su pezzi come Infatuate, Operate e A Weight in the Hollow.




10.Hiatus Kaiyote
Choose Your Weapon

Choose Your Weapon è stato l'unico album che mi ha accostato in modo intelligente a forme musicali a me distanti come lounge, hip hop, R&B e beat elettronica. Il segreto degli australiani Hiatus Kaiyote è suonare il tutto con un'impostazione da jazz progressivo ricco di deviazioni tematiche e poliritmie, in più c'è la voce calda e avvolgente della giovane frontwoman Nai Palm che ricorda le più classiche cantanti black di soul.




9.Agent Fresco
Destrier

Destrier è la quintessenza di quello che definisco altprogcore. Gli Agent Fresco hanno fuso in un unico suono tutti gli stilemi che hanno contribuito negli anni a sviluppare un nuovo e moderno linguaggio progressive rock: math rock, post hardcore e metal. Il loro primo album si addentrava con più coraggio all'interno di questi territori, mentre qui, intorno alla fine, si tende a percepire un po' di stanchezza, anche se pezzi come Howls, la title-track, Pyre, Citadel, The Autumn Red e la bonus track digitale Stillness, valgono davvero oro. Inoltre un plauso e una menzione per Þórarinn Guðnason che ha creato un suono di chitarra molto personale e riconoscibile, tra punk industriale e djent.




8.The Dear Hunter
Act IV: Rebirth in Reprise

In questo notevole e velleitario sforzo artistico l'evoluzione di Casey Crescenzo come autore è coerente con ciò che ha fatto in passato. In pratica su Act IV Crescenzo riassume tutto quello che ha scoperto musicalmente da dopo Act III in poi e lo inserisce nel contesto progressive della sua saga. L'album eccede in arrangiamenti sinfonici, è a tratti esaltante anche se nell'ultima parte perde un po' di mordente. Comunque sia si rimane nell'ottica straripante degli Act e non del suo cantautorato recente, e ciò è un bene, anche se la compiutezza del secondo capitolo è lontana.




7.Eidola
Degeneraterra

In ambito post hardcore non viene speso questo termine: "monumentale", ma pensando a Degeneraterra non si può che accostarglielo. Nella sua lunga durata le trame sono dense, intricate e complesse. In altre parole era tanto che in ambito post hardcore non si sentiva un album di tale spessore, sia per ambizione che per realizzazione. Testi impegnati e musica da hardcore intellettuale. Gli Eidola hanno preso l'eredità di Circa Survive, Coheed and Cambria, Children of Nova e Tides of Man e le ampliano con sviluppi math rock, progressive e post rock come dei consumati professionisti. E questo è solo il loro secondo album.



6.Kaddisfly
Horses Galloping on Sailboats

Con questo album i Kaddisfly concludono una trilogia iniziata ben dieci anni fa. Dopo una pausa durata quasi sei anni il gruppo non ha perso quel gusto di ricercare una specie di spiritualità nella musica. Quello di Horses Galloping on Sailboats è un alternative rock che tocca varie corde emozionali, i Kaddisfly partono dall'ultima ondata di prog hardcore, ma è inutile azzardare dei paragoni dato che le loro canzoni sono abbastanza personali.




5.Hidden Hospitals
Surface Tension

La formula degli Hidden Hospitals è semplice quanto non scontata. Mettendo in pratica il motto "addizione per sottrazione", producono brani dalla durata fulminea nei quali lo sviluppo scardina la forma canzone e da lì in avanti tutto può succedere. Ancora più minimali dei Damiera (qui ci son 2/4 di quel gruppo), che avevano fatto di questa peculiarità il loro cavallo di battaglia, gli Hidden Hospitals puntano sulle dinamiche, sui crescendo e controtempi emozionali. La produzione certosina di J Hall fa il resto, esaltando anche la più piccola sfumatura sonora di modo che nulla rimanga sfuocato e relegato sullo sfondo.



4.Gatherer
Heavy Hail

Non mi sarei aspettato dai Gatherer, dopo il primo album, un passo avanti così deciso. Heavy Hail è un album solido con canzoni impregnate di metal elettronico e alquanto cyberpunk si direbbe, se questo termine fosse ancora di moda. Neozelandesi che hanno imparato la lezione da tutto il meglio che hanno da offrire i loro connazionali e i vicini australiani. Quindi, se vi piacciono Shihad, Karnivool, Dead Letter Circus e Cog, Heavy Hail è sicuramente da non perdere.




3.TesseracT
Polaris

Ho letto le cose più contrastanti su questo album, chi lo ama e chi lo odia. Io faccio parte della prima categoria. Polaris reinventa il djent in modo radicale: originariamente partito e impostato dai grugniti primordiali delle chitarre a 7-8 corde, i Tesseract si rivolgono ad un diverso aspetto del "djenere", aumentando in modo esponenziale le tessiture ambientali di sottofondo e plasmano una nuova frontiera di metal new age, la quale, a ben vedere, era già presente in altri album djent, ma il gruppo inglese (al quale si è riunito Daniel Tompkins) finalmente libera quell'intuizione dalle catene e gli dona ampio risalto, dimostrando che in fondo questa ennesima deviazione da sottogenere del progressive metal un qualche senso ce l'ha.




2.The Velvet Teen
All is Illusory

I The Velvet Teen sono uno di quei pochi gruppi la cui sensibilità indie rock travalica l'ovvietà del pop. Judah Nagler e compagni scrivono canzoni come fossero poemi musicali e non per quanto riguarda la complessità, ma l'amore che viene sprigionato dagli arrangiamenti mai banali. All is Illusory è come fosse una greatest hits dei The Velvet Teen interamente composta da brani inediti che attraversa temporalmente tutti gli stilemi affrontati nei loro tre album precedenti. La musica dei The Velvet Teen può anche sembrare semplice ad orecchie distratte, ma con Elysium ci insegnarono che se la percepisci a livello empatico e profondo non puoi farne più a meno e All is Illusory ripete quella magia.




1.Earthside
A Dream in Static

Impossibile rimanere indifferenti di fronte al primo album (anzi, pseudo primo album dato che sono la continuazione dei Bushwhack) del quartetto Earthside. Fondamentalmente A Dream in Static non aggiunge nulla di nuovo al genere prog metal/djent, ma è il modo in cui lo realizza che colpisce. Gli Earthside non si fermano ad uno stile ben determinato, ma mescolano post rock, metal sinfonico e djent ambient, costruendo attorno ad ognuna delle otto tracce un'identità ben definita. La produzione è sontuosa e ogni dettaglio curato a livelli maniacali, in più i quattro cantanti ospiti sono al top della loro forma con una menzione particolare per Daniel Tompkins nella title-track: un trionfo.

19 commenti:

edoardo ha detto...

Non sono sui social network, ma seguo regolarmente il tuo blog e ho trovato molte "dritte" interessanti per scoprire nuovi artisti. Secondo me fai un ottimo lavoro in tal senso e continuerò a seguirti

Bernardo Pacini ha detto...

Idem con patate. Per me sei un punto di riferimento. Mi dispiacerebbe se tu smettessi.

Francesco ha detto...

Ti seguo su Twitter e su altprogcore ormai da due anni. Controllo costantemente se lo aggiorni e leggo le tue recensioni e i tuoi consigli con estremo interesse. La popolarità e il seguito non è tutto, soprattutto quando non corrispondono con la qualità dei contenuti postati.
Io ritengo fortemente che altprogcore sia uno dei riferimenti cardine sul web per chi ama il Prog ma non si è cristallizzato agli anni 70. E cosa ancor più importante, sei uno dei pochi in Italia che si prodiga a diffondere il verbo della modernità musicale. Per essere precisi: sei l'unico blogger italiano che leggo.
Io non so quante persone ti leggano, e non so quanto possa importare, ma da parte mia ha la più sincera stima e ammirazione per quello che fai.
Anche se non condivido in toto i tuoi gusti, e non ti perdono il fatto di aver tenuto fuori i Dance Gavin Dance dalla lista, ti faccio il mio più caloroso in bocca al lupo e ti prego, continua a scrivere!

Nil0201 ha detto...

Sono uno dei personaggi che ti hanno commentato la recensione di Wilson, dei Tesseract.
Nonostante ciò, leggo e ascolto ogni tuo consiglio. Grazie a te, ho conosciuto gli Owane, gli Instrumental (adj.) di recente e mi sono piaciuti tanto. Ho rispolverato i Disperse, che adesso ascolto con frequenza assidua. Ho amato molto gli Hidden Hospitals.
Non posso neanche mettermi ad elencare tutti gli artisti che ho conosciuto grazie al tuo blog, sono tanti.
Quindi, per favore, non smettere. Mi unisco al coro!

Anonimo ha detto...

Non smettere mai Lorenzo. Se penso alla monnezza da hispster che circola nelle blasonate poll dei giornali indie non posso ringraziare la presenza di altprogcore, con le sue scelte mai banali, coraggiose e frutto di vera passione.
Non ci abbandonare.
Grazie per quello che fai, sei un grande!

Jacopo ha detto...

Hiatus Kaiyote, Kamasi Washington (non compreso nella lista), Mike Vennart, Gatherer, Agent Fresco. E poi ancora, Bent Knee, Thumpermonkey, Twelve Foot Ninja, Thank You Scientist. Potrei andare avanti. Senza questo blog, nessuno di questi artisti mi sarebbe noto. Perciò, per favore, non interrompere con le notizie. Non è facile commentare ciò che non si conosce. Io la chiamo la "maledizione del VIP": si commentano solo i soliti noti, perché sono quelli che, più o meno, hai sentito nominare, senza magari aver mai ascoltato una canzone. "Ma sì dai, Steven Wilson, quello dei Porcupine Tree, il miglior artista prog della Storia. Sicuramente il suo album sarà un capolavoro assoluto. Guai a chi la pensa diversamente". E così via. Per avere opinioni sulla musica che condividi -musica ai più sconosciuta- bisogna ascoltare. E la gente non ne ha voglia. Detto questo, non è per loro che devi continuare, ma per me e per altri che vedrebbero la fine di questo blog come una gran perdita. Buone feste!

Lorenzo Barbagli ha detto...

Ottimo argomento Jacopo, grazie. Anzi, grazie a tutti.

PS se guardi su RYM Washington l'ho messo, ma è rimasto fuori perché è al n.21

PPS per Francesco: stesso discorso per i Dance Gavin Dance, ci sono anche loro, ma non ce l'hanno fatta a entrare nei primi 20.

Anonimo ha detto...

"Ha davvero senso focalizzarsi su band che nessuno ancora conosce e che, con tutta probabilità, neanche conoscerà, oppure è meglio omologarsi e scrivere l'ennesimo articolo su Dream Theater, Rush, Flying Colors, Neal Morse o su artisti impantanati da 10 anni su album che non esistono ancora (Tool)?"

Sì, ha senso.

Un anno fa circa ho deciso di togliermi da Facebook e di limitare i miei movimenti sulla rete al minimo indispensabile. Ovviamente fu una scelta combattuta e protratta per mesi, dettata fondamentalmente da un unico dubbio: "Ma come farò a rimanere aggiornato su ciò che fanno i miei artisti preferiti?". La risposta arrivò due mesi dopo con la scoperta di questo blog.
Oltre ad aver fatto scomparire dalla mia testa ogni dubbio circa l'effettiva obbligatorietà dei social network per chi come me è avido di informazioni e di novità in ambito musicale, ciò che altprogcore ha fatto (e tutt'ora fa) nei miei confronti è stato proiettare la mia mente al di là della domanda stessa; pertanto, il quesito divenne "Come farò a conoscere tutta quella musica che c'è la fuori?".
E stavolta la risposta arrivò subito.
Le prime cose che trovai appena giunto qui furono l'elogio ai Thank You Scientist e - restando in tema - la stroncatura di Hand.Cannot.Erase. Il risultato? Spesi più di 30 euro per accaparrarmi la prima stampa di Maps of Non-Existent Places e mi guardai bene dal comprare il quarto disco di Wilson. E non mi fermai qui! Nel giro di breve ho praticamente smesso di comprare musica "commerciale" e mi sono buttato a capofitto nei mondi di questi nuovi e sconosciuti artisti che tu avevi tracciato così bene nei tuoi post. Insomma, anziché comprare i Leprous ho optato per gli Agent Fresco, al posto dei Riverside gli Earthside e via dicendo. E indovina? Tutti soldi spesi benissimo di cui non rimpiango neanche un centesimo.

Credo fermamente che quelle 140 persone che hanno schiacciato "Like" sulla tua pagina Facebook e tutti quegli altri fuori dal giro social siano - chi più chi meno - del mio stesso parere. Credo che le tue analisi e le tue recensioni valgano molto più per questa cerchia ristretta che per tutti i lettori messi assieme di quelle webzine dedite solamente al progressive residuo che hai citato.

In definitiva, Altrpgcore non solo non deve chiudere, ma non può. Perché se lo facesse sarebbe darla vinta a tutti quei siti e quei blog generalisti dediti alla logica del purché se ne parli che non a quella del perché se ne parli.

Non smettere.

Carlo

Unknown ha detto...

Lorenzo non è importante il numero delle persone che ti seguono, ma come ti seguono, personalmente apro tutti giorni il tuo blog nella speranza di conoscere qualche band nuova (e grazie a te ne ho conosciute). Keep On.

Unknown ha detto...

Il tuo Blog ha senso. E' uno degli unici blog che leggo costantemente, e la mia discografia alla fine risulta essere molto parallela alla tua proposta.
Penso che il modo che hai di scavare nella musica sia molto interessante, e sei l'unico a cui approcciarsi per affrontare il prog (nel senso esteso).
Per cui non azzardarti a cambiare. Ormai sei localizzato e potresti trovare qualche irriducibile sotto casa...
Facebook come twitter sono luoghi della condivisione personale. Servono a proiettare la nostra essenza nella rete, ciò che è di più vicino all'immortalità rappresentata dall'Upload di Gibsoniana memoria.
Non voglio esagerare, ma ho due amici deceduti. Il loro account tiene ancora viva la loro memoria. Ha congelato la loro esistenza nel momento in cui sono dipartiti. Ancora oggi dopo due anni, per il loro compleanno qualcosa mi ricorda che c'erano. C'è della poesia in ciò, c'è una nuova immagine del futuro e di quello che rappresentano le nostre azioni. Dobbiamo solo imparare a convivere con tutto ciò. Bando alle idiozie, il Blog è il momento dell'approfondimento. Soprattutto per argomenti. Per cui penso che sia opportuno che tu continui a nutrirci di musica. Ancora grazie e Buon Natale.
P.s. Il mio album preferito 2015 è di steven Wilson. Sarà anche blasonato, ma ha la capacità di muovere le mie corde emozionali. Ricordati che le tagliatelle al ragù, le puoi mangiare sempre e ritrovarle sempre buonissime, non è mica facile inventare delle nuove pietanze tutti gli anni....

Anonimo ha detto...

Lorenzo io ho comprato i tuoi due libri,sono un fans del tuo blog,davvero non puoi smettere.Certo non sono d'accordo con tutto ma un buon numero di gruppi me li hai consigliati.Ripensaci...oppure scrivici più di rado ma tienilo vivo. Dario

Anonimo ha detto...

non mollare sei unico,strumento indispensabile per orientarsi.

Pierpaolo Pattaro ha detto...

Con questo blog stai portando avanti cultura, passione, amore per la scoperta, strade alternative, dialogo. Non c'è solo chi si accontenta, c'è chi cerca di più. Questo blog è quel di più e noi siamo tanti!

Lorenzo Barbagli ha detto...

Nel ringraziare voi che avete scritto, vorrei aggiungere una postilla o appendice che a questo punto mi sembra giusta e doverosa, per non far credere che abbia voluto scrivere tutto ciò al fine di ottenere attestati di stima gratuita.
So che da quanto avete scritto qui avete capito il senso del discorso che ho voluto fare e spero lo abbiano colto anche gli altri eventuali avventori. Per gli altri non vorrei passare per qualcuno che dà troppa importanza ai social network, perché è tutto l'opposto. Più che altro, orientandosi in un mondo volatile come il web, credo possano servire come termometro o per farsi un'idea delle persone che riesci a raggiungere il che, credo, sia più che legittimo. So che affidarsi a queste statistiche può essere fallace in quanto in molti non ne fanno uso, però dall'altra parte è come quando una rivista esce in edicola o come i biglietti strappati per un film: ci deve sempre essere un riscontro del gradimento, altrimenti la rivista non sarà più pubblicata e il film non avrà i suoi sequel per una trilogia.

In pratica la drasticità con cui ho affrontato il discorso ha avuto genesi da alcuni degli ultimi post che avevo linkato su facebook con il risultato di avere un crollo di follower. Quindi ho pensato che se già ho poche persone che seguono assiduamente questo blog ed in più quello che pubblico non interessa, chi me lo fa fare? La fatidica domanda credo sia legittima dal momento che investo una buona parte del mio tempo in questa cosa e ho voluto avere un riscontro su tale argomento, affidando il mio pensiero alla classifica di fine anno.
Ora voi potrete dire "siamo pochi ma buoni"... ma un blog si suppone che debba essere anche uno strumento di divulgazione e a me quello interessa, far conoscere il più possibile le alternative che gli amanti del prog si stanno perdendo.

Grazie ancora per le vostre parole e buone feste a tutti voi. Peace.

wago ha detto...

Ciao,
Seguo da tempo il tuo blog, via RSS o su Facebook. Ti ringrazio per il lavoro che fai e ti dico che l'unica (pseudo)colpa che posso imputare alle tue pagine è quella di risultarmi spesso piatte nell'entusiasmo: sembri appassionarti circa allo stesso livello per ogni cosa che tratti, e la sensazione nel passare dalle tue parole all'ascolto è che talvolta non ci sia corrispondenza tra la figaggine che descrivi e quel che poi si sente. Chiaramente di mezzo c'è il fatto che tu sei molto più entusiasta di quanto lo sia io verso lo specifico campo che tratti. A me alcune cose sembrano un po' stucchevoli, un po' kitsch, un po' sovrapprodotte, ma tu evidentemente e legittimanente hai una sensibilità diversa verso questi aspetti. All'atto pratico però mi capita di frequente di restare deluso dagli artisti che proponi: a leggerne paiono musicalmente spettacolari, poi faccio partire il preview e... acc, è la solita band col suono troppo leccato o troppo muscolare o troppo gratuitamente arzigogolato.
Visto che sono in tema di esposizione di perplessità assortite, aggiungo che nonostante io abbia una concezione estremamente ampia di cosa possa essere inteso per "prog", mi capita ascoltando le cose che proponi di chiedermi "e sta roba qua che avrebbe di prog?". Già solo i tuoi adorati Biffy Clyro, per le mie orecchie di progressivo hanno davvero poco; e nota bene, per me sono progressivissime cose come Everything Everything o Late of the Pier, o Anathallo o Mermonte. Non vuole essere un'accusa sia chiaro, solo un indiretto tentativo di affrontare il tema di riflessione che proponi nel tuo post: forse lo scarso successo è dovuto al fatto che perfino quelle poche persone che cercano dal "prog" contemporaneo qualcosa di diverso dalla sterile riproposizione dei modelli del passato, poi hanno modi radicalmente diversi di intenderlo e riconoscerlo nelle sue possibili nuove declinazioni.
Mi rendo conto di non avere davvero dato una risposta agli interrogativi che hai sollevato e di avere invece semplicemente affastellato osservazioni critiche un po' gratuite. Spero possano risultare in qualche modo costruttive, sebbene chiaramente riflettano in primo luogo una differenza di punti di vista personali riguardo alla quale c'è poco da dire o fare. A chiosa di tutto posso solo dire che nonostante le divergenze e le frequenti insoddisfazioni generate dal seguire il tuo blog, sono contento che esista e mi piace leggerne i post con regolarità perché propone aggiornamenti che altrove non si trovano e un punto di vista chiaro e personale sulla materia. Il fatto che non coincida col mio è, a ben vedere, un valore aggiunto.

Lorenzo Barbagli ha detto...

Vedi wago, il fatto è che per l'amplissima proposta che offre il genere cerco sempre di pubblicare quello che personalmente reputo degno di nota e che naturalmente mi entusiasma. Poi, può capitare che non a tutti arrivi questo entusiasmo e, come rilevi giustamente tu, a quel punto entra in gioco il fattore "gusto personale".
Però non sono d'accordo con te quando dici che "quelle poche persone che cercano dal "prog" contemporaneo qualcosa di diverso dalla sterile riproposizione dei modelli del passato, poi hanno modi radicalmente diversi di intenderlo e riconoscerlo nelle sue possibili nuove declinazioni."
Sinceramente (e non lo dico con presunzione) mi resta difficile trovare gruppi che esulano dai soliti cliché progressivi che non siano stati citati da questo blog o che, in caso contrario, comunque non abbiano attinenze stilistiche molto simili. Qui il campo davvero si restringe.
E, per dire, è capitato che abbia citato band non propriamente Prog, ma l'ho sempre premesso e in altri casi, come ad esempio potrebbero essere gli Unwinding Hours (i primi che mi sono venuti in mente) l'ho fatto perché proseguivano il percorso di ex membri di band che reputo attinenti al blog. Infine i miei amati Biffy Clyro, non sono ormai da me più tanto amati dai tempi di Infinity Land, l'album di loro che insieme a Vertigo of Bliss reputo che abbia elementi prog (e non lo penso solo io) e se continuo a citarli è per il loro passato.

wago ha detto...

Beh, ad esempio io considero sostanzialmente progressive (stando sulle uscite degli ultimi anni esterne al solito "prog di quelli che amano il solito prog") cose come i The Amazing, i succitati Mermonte, i Quasiviri, i primi lavori di Superhuman Happiness e Departure Ave., o i Pepe Deluxé, i Magnus Moriarty, i Bryan Scary, i Field Music, i The Invisible, i Dutch Uncles e tutta quella scuola di pop anglico e spezzettato a cui afferiscono anche gli Everything Everything. Certamente non si tratta di prog in senso canonico, ma se lo fosse non starei a citarli come esempio; in ogni caso mi risultano tutti nel complesso più prog di una band come gli Oceansize (che apprezzo, ma non mi sono mai parsi troppo prog nonostante siano molti a considerarli pieni rappresentanti del filone). Non mi sono imbattuto in questi nomi su questo blog, né per gran parte di loro mi sarei aspetatto di farlo perché appunto quello che segui tu è un altro ramo della diaspora progressive, più prossimo al metal e al post-hardcore che al folk o allo psych-pop o al pop influenzato dalla dance music. E a me sta bene così tutto sommato, perché se bene o male con produzioni più "leggerine" o folk-sounding mi barcameno già abbastanza da me attraverso altri canali, sul versante più duro (che al tempo stesso mi interessa meno, ma da cui ogni tanto qualcosa pesco) sono più scoperto, e nonostante tutti i RYM e affini un blog come questo resta una risorsa impareggiabile.

Lorenzo Barbagli ha detto...

Ma certo, possono essere anche loro presi dentro, tant'è che alcune recensioni su Everything Everything e Field Music le trovi nel blog, così come puoi trovare un altro gruppo affine che a suo tempo segnalai come i Mammal Club (purtroppo disciolti), oppure Dutch Uncles e Outfit, ad esempio, sono citati nel mio Best of 2015 su RYM. Però, come ho detto, la proposta è ampia e per forza di cose (tempo più che altro) è necessaria una selezione, dato che da solo non potrei arrivare dappertutto. Anche a me sarebbe piaciuto comprendere altre realtà e qualche volta, quando mi faccio prendere dall'entusiasmo, vado anche fuori tema portando nel piatto gruppi come The Panic Division e Half Moon Run (che penso di essere stato il primo a segnalare in Italia) che un paio di anni fa mi piacquero molto.
Cerco di coprire il più possibile gli sviluppi meno scontati del progressive rock, ma, ad ogni modo, la selezione da me scelta per il blog è in base alle deviazioni(o degenerazioni se vuoi) che ha imboccato sulla scia di influenze post hardcore (come hai sottolineato) ed è per quello che qui trovano più spazio gruppi come The Mars Volta piuttosto che come Field Music, d'altra parte il suffisso -core è anche quello una dichiarazione d'intenti. Comunque, lieto che tu possa aver trovato altri stimoli e....per quella cosa che hai scritto sugli Oceansize farò finta di non aver letto ;).

Franco ha detto...

Ciao Lorenzo, anch'io se ricordi sono uno di quelli che ha commentato la tua recensione di SW (magari non altre), più che altro perché, essendo un suo fan (anche se HCE non mi ha particolarmente entusiasmato), sono un pò "stufo" di leggere critiche spesso velenose (su OR addirittura il recensore usa gli attributi maschili...bah!?) e francamente esagerate...così come su tutto ciò che odori di prog...
Detto questo, anche se ciò che proponi non corrisponde sempre ai miei "gusti", trovo che il tuo blog sia uno dei più interessanti, a dimostrazione del fatto che il progressive è tutt'altro che "morto"...Poi arriva sempre qualcuno a dire che "allora non è più prog"...e allora ci si dovrebbe intendere su cosa sia prog...
Per quel che vale, dovresti continuare, per chi ama il Progressive sarebbe importante... ;-)