domenica 18 ottobre 2015

Earthside - A Dream in Static (2015)


Per i quattro principali componenti degli Earthside, Jamie van Dyck (chitarra), Frank Sacramone (tastiere), Ben Shanbrom (batteria) e Ryan Griffin (basso), A Dream in Static rappresenta solo parzialmente un esordio, in quanto i quattro musicisti (tutti con importanti studi alle spalle) erano già attivi a partire dal 2006 con il nome di Bushwhack, producendo un album omonimo e un EP. Cambiando sigla in Earthside, Sacramone e compagni hanno reimpostato quindi anche il proprio livello di ambizione. Se prima lo stile era affidato ad un progressive metal strumentale abbastanza collaudato, con questa nuova partenza gli Earthside alzano il tiro, ampliando i loro orizzonti al post rock, al prog metal sinfonico e invitando anche alcuni tra i migliori cantanti della scena metal ad occuparsi delle parti vocali. Oltre a questo, l’album è stato registrato in Svezia con l’ausilio del produttore David Castillo (Opeth, Katatonia, Bloodbath), mentre Jens Bogren (Opeth, Soilwork, The Ocean, Devin Townsend) si è occupato del mix addizionale e del mastering.

Provenienti dal New England, gli Earthside hanno adottato la definizione "cinematic rock" per presentare la propria musica, termine alquanto ambizioso che però rende benissimo l’idea della magniloquenza di cui è intriso A Dream in Static. In effetti ogni brano - otto in tutto, divisi equamente in quattro strumentali e quattro vocali - rappresenta un capitolo a parte, ognuno a modo suo architettato per rendere al meglio l’idea di prog rock in formato panoramico. La produzione aiuta molto in questo: i suoni sono chiari e distinti anche nelle parti più sature, ogni strumento emerge con purezza cristallina e l’equilibrio sonoro delle dinamiche è impressionante.



Il primo pezzo è la strumentale The Closest I've Come che apre con un basso alla Tool e dove l’atmosfera sincopata non diverge molto dal metal meditabondo della band di Adam Jones, anche se qui si si possono cogliere elementi di post rock in stile God is an Astronaut e shoegaze.
Mob Mentality - che ospita alla voce Lajon Witherspoon dei Sevendust e l’accompagnamento orchestrale della Moscow Studio Symphony Orchestra – è una mini suite che nasce quasi come prototipo e dichiarazione di intenti degli Earthside. In dieci minuti di durata viene dispiegato un gioco di rimandi tra metal sinfonico e musica classica, nei quali il gruppo riesce ad evitare accuratamente le trappole della stucchevolezza. Il continuo affastellarsi di melodie e crescendo emotivi viene rispettato dall’orchestra, alla quale è dato molto spazio soprattutto negli intermezzi di “piano”, guidando lei stessa il gruppo e non viceversa.

La title-track ha come ospite alla voce Daniel Tompkins, che ormai credo non abbia bisogno di presentazioni, e, signori miei, cosa non è questo pezzo. Dentro c’è proprio tutto: la grandiosità che si addice ad un djent barocco, in perenne altalenarsi tra sbalzi prog metal, innesti ambient e un chorus di una bellezza devastante. Gli Earthside spingono per la prima volta le corde vocali di Tompkins verso vette inarrivabili, mettendogli tra le mani una delle migliori prove della sua carriera e consacrandolo come uno dei migliori interpreti di questo genere. Senza dubbio il miglior brano del 2015.

Su Entering The Light ritroviamo di nuovo la Moscow Studio Symphony Orchestra e il virtuoso di hammered dulcimer Max ZT. Dai tratti marziali e dal retrogusto di soundtrack da film desertico, forse questo è il brano meno coinvolgente del lotto, dato che lascia un senso di incompiutezza, come se la bozza principale non fosse stata sviluppata in pieno.
Skyline è un altro suggestivo strumentale che gioca con atmosfere riverberate ed eteree applicandole alla pesantezza del metal, il crescendo estatico degli interventi di piano e chitarra viene supportato dalla sicurezza della sezione ritmica. Anche qui si toccano quasi i dieci minuti, ma il fatto che A Dream in Static sia un album godibilissimo è provato anche dalla sua scorrevolezza, dove la lunga durata dei brani non viene assolutamente percepita come tale.



I parametri imposti da Crater – con Björn Strid dei Soilwork alla voce – sono simili a quelli della title-track, solo con toni ancora più melodrammatici, ben sottolineati dalla voce di Strid,  mentre The Ungrounding ha un incedere frenetico da prog metal funambolico che mette in risalto le doti tecniche del gruppo. Con i dodici minuti di Contemplation of the Beautiful il disco si chiude con cupezza come fosse un’elegia dolorosa, la voce di Eric Zirlinger dei Face the King è disturbante quanto basta quando dal sommesso cantato delle linee principali passa all’urlo disperato del chorus. Qualche volta gli Earthside mi portano a pensare che è così che si sarebbero dovuti evolvere i Pain of Salvation, dato che sottotraccia scorre in loro la stessa ambizione di ricerca per una musica metal che sappia regalare grandi emozioni.
In sintesi A Dream in Static è un album assolutamente da non perdere, prodotto magnificamente, scritto con passione e interpretato con il cuore e che credo potrà piacere anche a chi non è un fan del genere.




Tracklist and Featured Guests:

Earthside -- A Dream In Static (2015)
I. The Closest I've Come

II. Mob Mentality
 Featured Guest Vocalist: Lajon Witherspoon (Sevendust)
 Featured Ensemble: The Moscow Studio Symphony Orchestra (MSSO)

III. A Dream In Static
 Featured Guest Vocalist: Daniel Tompkins (TesseracT, ex Skyharbor)

IV. Entering The Light
 Featured Guest Performer: Max ZT -- Hammered Dulcimer
 Featured Ensemble: The Moscow Studio Symphony Orchestra (MSSO)

V. Skyline

VI. Crater
 Featured Guest Vocalist: Björn Strid (Soilwork)

VII. The Ungrounding

VIII. Contemplation Of The Beautiful
 Featured Guest Vocalist: Eric Zirlinger (Face The King)

http://earthsideband.com/

1 commento:

Anonimo ha detto...

Che disco enorme. Grazie di avermelo fatto scoprire.
Angelo