domenica 13 aprile 2014
Stian Westerhus & Pale Horses - Maelstrom (2014)
Una delle sorprese di questo anno ancora un po' avido di novità è questo nuovo lavoro del chitarrista norvegese Stian Westerhus, che condivide la metà della sigla con il gruppo Pale Horses. Westerhus aveva sinora licenziato tre album solisti di musica sperimentale e d'avanguardia ed ha al suo attivo collaborazioni con numerosi musicisti della sua terra tra i quali i Jaga Jazzist. I Pale Horses è il nome di battesimo del trio che Westerhus ha formato con il batterista Erland Dahlen e il tastierista Øystein Moen (Jaga Jazzist), dando alla sua musica un influsso meno astratto e idiosincratico, ma non meno avventuroso.
Maelstrom mette in gioco le passate esperienze dei tre musicisti, con brani nei quali viene data un'impostazione nella quale si possono riconoscere strofe reiterate, per poi liberarsi in sviluppi in crescendo che possono toccare l'elettronica, il post-rock e la psichedelia. La voce di Westerhus, colma di inquietudine e malinconia, si libra sulla musica come fosse un moderno crooner, svelando e accentuando impensabili paragoni con Coldplay e Radiohead.
In ogni caso un pezzo come Nights and Sleepless Day è puro appagamento dei sensi, divisibile per comodità in tre movimenti: una lunga introduzione atmosferica prepara all'esplosione della epica parte centrale che si tronca all'improvviso in una lugubre coda anticlimax. Don't Say That You Care prende le mosse da un'accozzaglia di suoni sintetizzati sovrapposti per formare una melodia di senso compiuto con il collante del cantato che si fa, mano a mano, sempre più enfatico. Questo procedimento è come una peculiarità utilizzata su tutto l'album.
Bed on Fire e la title-track, ad esempio, ricercano un senso nella free form, elevando l'intangibilità tonale a cifra stilistica, così come ci si muove a tentoni su Times Like These e alla fine ci si ritrova in quelle polverose ballad alla Nick Cave. On and On è uno dei pezzi dai contorni più chiari con un electro rock che oscilla tra David Bowie e i Depeche Mode. Chasing Hills esaspera l'incedere indolente che caratterizza molti dei pezzi di Maelstrom e si snoda per 9 minuti in una spirale in crescendo.
In pratica Maelstrom disintegra e ricostruisce una materia musicale sottile e volatile come in un continuo Big Bang, dove la chitarra spaziale e cacofonica, i synth estranianti e la batteria tribale danno vita ad un cerimoniale spaziale. I pezzi costituiscono un oggetto sonoro che all'inizio troviamo smontato in parti volutamente difficili da decifrare che i tre musicisti, durante l'esecuzione, provvedono a riassemblare.
http://stianwesterhus.com
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