Il quintetto australiano Twelve Foot Ninja ha debuttato lo scorso novembre con l'album Silent Machine (dopo i due solidi EP New Dawn e Smoke Bomb) uscito dopo una singolare campagna promozinale. In pratica il gruppo ha pubblicato i 12 brani singolarmente con cadenza settimanale fino alla data di realizzazione dell'album. Ma non è tutto. I Twelve Foot Ninja hanno ideato una graphic novel in stile manga (disegnata da Keith Draws) nella quale vengono narrate le avventure del "ninja da dodici piedi", suddividendola in 12 capitoli che sono poi stati abbinati alle canzoni sotto forma di file PDF.
Proprio come i Thank You Scientist (con i quali c'è stato di recente un ricambio di stima via facebook) anche i Twelve Foot Ninja sono stati inclusi tra i primi dieci posti dei migliori album del 2012 di altprogcore grazie ad un lavoro fresco che è un mix di stili più disparati come reggae, dub, nu-metal e una buona dose di humor. Tutte cose che, se messe insieme alla vocalità del cantante Kin, portano ad un inevitabile paragone con i Faith No More, ma la vitalità dinamica di Silent Machine è comunque tutta da scoprire, inserendo così il gruppo nella recente new wave australiana insieme a Karnivool, Dead Letter Circus e The Butterfly Effect. Francesco Notarangelo ha avuto un breve scambio di battute con la band.
Vi prego di presentarvi:
Siamo:
Kin, voce
Ro, Chitarra e seconda voce
Russ, batteria
Damon, basso
Stevic, chitarra
In breve i Twelve Foot Ninja.
Tweelve Foot Ninja, da dove nasce?
È una lunga storia. Brevemente deriva da una statua a grandezza naturale dell’uomo più alto del mondo. Ho pensato che sarebbe stato fantastico se fosse stato ancora un po’ più alto e con le sembianze di un ninja.
Come nacque la strategia innovativa di Silent Machine?
Nacque dopo diverse discussioni con il nostro manager e da un generale desiderio di svolgere più cose in un’unica via.
Quali sono i gruppi che vi hanno ispirato?
Moltissimi. Penso ai Meshuggah, Dub Trio, Fat Freddy’s Drop, Mr Bungle, Jamiroquai, Pantera, Fear Factory, Radiohead.
Cosa pensi della scena prog-australiana come Cog, Karnivool, Dead Letter Circus?
Amiamo queste bands. Siamo stati in tour per l’Australia con i Dead Letter Circus, davvero ottime persone.
È cambiato qualcosa dal primo EP New Dawn?
Decisamente. Ora siamo più sicuri dei nostril mezzi e del suono che proponiamo. Siamo anche diventati più bravi nel comporre la nostra musica.
Che cosa cercate di aggiungere al prog? È una scelta del vostro cantante cercare d’imitare la voce di Mike Patton?
Non mi piace catalogare la nostra musica in un unico genere così mi auguro di non dover mai cercare di aggiungere qualcosa, se non alimentare il desiderio di scrivere buone canzoni. Kin, decisamente, non cerca d’imitare il modo di cantare di Mike Patton. Mike Patton è stato sicuramente un buon modello così come lo è per tante altre metal bands. D’altronde Patton è stato ed è un grande innovatore.
Qual è la canzone che avresti voluto scrivere o suonare?
Probabilmente Grace di Jeff Buckley, una delle migliori canzoni mai scritte.
Edit 25/03/13
Il nuovo album è stato ancora posticipato dato che in questi giorni il gruppo lo sta masterizzando. Non c'è ancora una data definita, ma sembra sempre più probabile un'uscita tra l'estate e l'autunno. Insieme alla nuova canzone pubblicata a suo tempo ecco altri due nuovi brani presentati dal vivo (Sunshine e I Hate Music).
Infine ecco il comunicato ufficiale della band:
Hey Friends. Joey here.
We are amidst the final mix revisions for the new record which is the last step before we send this baby out to mastering. Release dates have evaded us at the moment for a few reasons: The main reason is that Steve and Myself keep leaving the city to tour and perform with our good friend Gin Wigmore. Our schedule with her has filled up quickly and it makes it difficult to plan our Kindo-related engagements. We understand that this is frustrating to hear if all you want to do is to hear the new record already. While explanations won't hasten the process, I do think they can instill hope and ease frustrations a bit, so here goes: Every member of the band has to make a living doing something else because we've never made a dime off of this band or our music. Every wonderful dollar generated through the amazing support of our fans via record sales and concerts has gone straight back into paying for all the costs associated with creating, performing and promoting this band and it's music. We don't regret that for a second because we are so passionate about what we do here. It's always been about the music for us. Still, it often has to take a back seat to other things that put food on our plates and keep roofs over our heads. Touring with Gin is one of the main ways that Steve and I make a living and ultimately is what enables us to continue pouring our free time into Kindo. It's also amazing fun and we are blessed to play with such a great gal and the rest of her fantastic band. We are grateful for such opportunities, and while we don't expect our fans to be quite as excited about them as we are, we do hope with all of our hearts that you understand amidst the frustration why we do things the way that we do. That being said, this record is making me very happy. It's a bold statement for me to suggest, but this could be the first record that I've been a part of that may also be one of my favorite records in general. It remains to be see what you wonderful people will say about it... Soon you will hear it... I promise. -Joey
16/10/12
In un comunicato sulla pagina facebook dei Reign of Kindo, il batterista Steven Padin ci fa sapere che il nuovo album della band - dal titolo Play with Fire - uscirà tra febbraio e marzo del prossimo anno. Dalle recenti dichiarazioni del gruppo sembrava che il terzo album in studio dovesse arrivare prima, ma il perfezionismo del quintetto ha posticipato i tempi. Intanto, per alleggerire l'attesa, ecco un inedito suonato durante il recente tour brasiliano:
Mi sembra impossibile che siano passati 2 anni dalla fine prematura degli Oceansize e se ci penso era anche un po' di tempo che non li riascoltavo. Ma, del tutto casualmente come avviene in questi casi, sono incappato in un'anima pia che ha pensato bene di caricare sul Tubo il contenuto del DVD Feed to Feed. Il DVD in questione, uscito nel settembre 2009 in un'edizione limitata di 5000 unità, riporta la registrazione di tre serate speciali al Roadhouse di Manchester nelle quali il gruppo suonò per intero i suoi primi tre album.
Ho pensato quindi di proporre questi video nel blog, in caso qualcuno dovesse ancora conoscere questo incredibile gruppo, uno dei miei preferiti di sempre. In assoluto. Inutile aggiungere che la dimensione live del repertorio degli Oceansize offre la possibilità di entrare nel dettaglio di una musica intricata e geniale, a volte estrema a volte sperimentale e assolutamente unica.
La senti la primavera, ammiraglio? Inizio con questa frase molto significativa per me, poiché la primavera è il periodo che associo quando penso ai Mayan Factor.
Per me rappresentano vibrazioni, sensazioni della mia giovinezza; vortici di cambiamenti che travolgono e uno sopra l'altro sommergono a tradimento. O si affrontano e riesci a domarli fino alla riva o ti schiantano al fondo. Al tempo la risposta. Col cambio di stagione alle porte e con quella leggera malinconia, mi accingo a pubblicare la mia intervista a Kevin Baker, bassista dei Mayan Factor.
Gruppo di Baltimora, prima della morte del cantante Ray Ray avvenuta due anni fa per overdose da eroina, ha avuto all'attivo due album: In Lake 'Ch (2003) e 44 (2005), mentre una raccolta di b sides, Yesterday's Son, è uscita l'anno scorso. Da molti snobbati perchè considerati la copia lagnosa dei Dredg o dei Rishloo, per me sono stati molto di più e questa vuole essere la mia carezza a ricordi dolcissimi. L'ordine è chiaro; non dimenticare perchè Il dolore ha un suo lato utile: non divide, ma unisce e, poi, permette di pensare, di ricordarsi....stai allerta e coraggio!!
Come è nato il progetto Mayan Factor? Quali sono stati i gruppi che hanno ispirato i Mayan Factor?
In Lake 'Ch
I Mayan Factor nacquero alla fine degli anni ’90. Conobbi Ray che suonava in un piccolo locale di Baltimora chiamato 8x10. Aveva una straordinaria passione musicale e un’enorme capacità di scrittura. Iniziammo a lavorare per creare una band insieme ed entro un anno conoscevamo la direzione da prendere e avevamo i giusti componenti.
La musica che ispirò Ray e la band in generale era tantissima: Pink Floyd, The Doors, Nirvana, Radiohead, Tool e un mucchio di cantautori come Dylan e Harry Chapen.
Ci piaceva quel tipo di musica abbastanza oscura e pesante che raccontasse e trasmettesse storie di vita e,soprattutto, fosse bella e affascinante com’è il buio. Come ultimo passo aggiungemmo le percussioni e un “tocco” tribale al tutto.
Come nacque l’idea di usare due chitarre acustiche?
L’Idea nacque durante le prove e sperimentazioni con i diversi suoni. Il nostro nuovo cantante, Jeff Jones suona, invece, solo la chitarra elettrica.
Come sono nate le vostre canzoni?
99% della musica venne fuori durante le prove-. Molto prima di cominciare a registrare oppure quando dovevamo suonare dal vivo, eravamo soliti improvvisare una jam per 4-5 minuti, con batteria, basso e chitarra. La nostra idea era simile alla costruzione di un palazzo: partire in maniera calma e delicata per poi giungere “dopo 3-4 piani” a un climax che man mano svaniva.
Per i testi , Ray Ray, invece s’ispirava principalmente a visioni e sogni. Fondamentalmente un buon cantautore è qualcuno che sa raccontare una storia. Le parole sono così potenti e forte che l’ascoltatore può immedesimarsi senza problemi. Questa era la vera forza di Ray Ray.
E della canzone Warflower che mi dici?
44
Per quanto ne so la canzone nacque da un sogno che Ray Ray fece, poi noi ci lavorammo su e nacque. Non credo che abbia significati nascosti.
E del nome degli album, In Lake ‘ch e 44, che mi racconti?
In Lake ‘ch significa – io posso essere te. Possedevamo una forte interazione con i nostri amici e con i nostri fans e il nostro credo era ed è che siamo tutti un unico, specialmente quando la band suona e suonava. I fans con la loro carica ed energia riuscivamo ad ispirarci talmente tanto da arrivare a quel livello che altrimenti non saremmo mai riusciti a raggiungere.
44, invece, è un sogno che Ray fece. Ebbe una visione che 44 era un pilota che non sarebbe mai atterrato. Prese alla lettera questo sogno che iniziammo a rifiutare le diverse proposte che ci giungevamo per cambiare genere e rendere la nostra musica più vendibile.
Perché in In Lake ‘ch decideste d’introdurre delle parti rap?
Nei tempi in cui incidemmo in In Lake ‘Ch, il rap/core e la scena rap/metal era molto popolare ed era qualcosa che volevamo provare e sperimentare. Il miglior aspetto dei Mayan Factor era che non c’erano ruoli e/o strutture definite all’interno del gruppo poiché tutti sapevamo cos’era giusto fare per rendere una canzone migliore. L’obiettivo è quello di evolversi e creare.
Mi piace credere che ci sia una differenza netta tra gli artisti che scrivono musica e quelli che la creano. I Mayan Factor devono essere racchiusi in questa seconda cerchia. Adoravamo esplorare diversi ritmi e ritornelli e fondamentalmente odiavamo scrivere la seconda canzone due volte.
Che tipo di artista era Ray Ray?
Ray era un’artista incredibile ed era fantastico lavorare con lui. Era così creativo che non aveva paura di correre rischi. Era molto di più di un cantante. Era anche un perfetto cantautore che sapeva creare musica come un ragno crea la sua tela. Era solito usare parole colorite per dipingere quei ritratti magnifici che ora ognuno può ascoltare.
Perché nel vostro ultimo album, Yesterday’s Son, non avete incluso le tre canzoni del gruppo Warflower (progetto parallelo di Ray Ray) che considero assolutamente uniche?
Il gruppo Warflower era un progetto totalmente diverso di Ray Ray che lo creò durante la pausa dei Mayan Factor.
Ray-Ray (vero nome Ray Schuler)
Credi che la storia dei Mayan Factor continuerà? State lavorando ad un nuovo progetto?
La storia e la leggenda dei Mayan Factor continuerà a crescere ed evolversi continuamente. Al momento stiamo lavorando al prossimo capitolo dei Mayan Factor col nuovo cantante Jeff Jones. Siamo davvero eccitati al pensiero di quale e come sarà il prossimo disco e soprattutto siamo ancora più felici di poterlo condividere con tutti i nostri fans.
Intervista e traduzione a cura di Francesco Notarangelo checcontr@yahoo.it
Ho presentato la band Fjokra su questo blog qualche tempo fa, ora il gruppo ha rilasciato finalmente un EP che probabilmente vedrà la luce quest'anno, ma che nel frattempo si può ascoltare sul loro sito ufficiale a questo indirizzo http://fjokra.com/albums/eps/psyco_-ep/.
Congiuntamente è possibile ascoltare di seguito - insieme a Slyrex e The Old Time Nook - un altro brano inedito dal titolo Party Flavoured Poison.
Ormai non ci sono dubbi sul fatto che i Big Big Train siano uno di quei pochi gruppi, se non l’unico, di neo progressive rock che, nella sua adesione ad un genere nel quale risulta molto difficile essere originali, ha maturato uno stile caratteristico e ben riconoscibile. I due direttori musicali (più che musicisti) Greg Spawton e Andy Poole sono riusciti nell'impresa di mettere assieme una squadra di strumentisti di prim’ordine. Nel senso che i ritmi incalzanti di Nick D’Virgilio, la chitarra cristallina di Dave Gregory, il basso pulsante e propulsivo di Greg Spawton, le leggere sfumature di folk britannico importate con gusto dalla penna del cantante David Langdon e il delicato piano di Danny Manners (anche al contrabbasso) contribuiscono a forgiare un canone sonoro ben distinguibile.
English Electric (Part Two) è un inno al progressive rock più solenne e appassionato che riesce a superare di gran lunga la già riuscita prima parte. Anche qui è ben presente lo spettro dei Genesis, ma non più come reminiscenza verso stilemi di album particolari. I Big Big Train suonano come una versione moderna dei Genesis, più reali del re. Si ascolti l’articolata epopea di Worked Out ad esempio, la cui liricità sembra scivolata fuori dalle mani di Tony Banks e Phil Collins (che, tra l'altro, vi calzerebbe a pennello come cantante). Insomma, se cercate un gruppo che possa rappresentare al meglio il neo-progressive contemporaneo non andate oltre, lo avete trovato.
Non saprei altrimenti come definire gli abbondanti 15 minuti di East Coast Racer se non un capolavoro moderno di rock sinfonico: arrangiamenti di una ricchezza inaudita, una coralità emotiva senza eguali e cangianti spazi orchestrali. C’è veramente tutto: ottoni, violini, polifonie e sontuose melodie per uno dei migliori brani scritti da questo gruppo.
Nelle loro nuove composizioni i Big Big Train danno ampio spazio ad una struggente malinconia incorniciata da maestosi intarsi orchestrali come su The Permanent Way, Swan Hunter e Curator of Butterfly. Leopards è un intarsio di folk barocco che sembra ispirato alle raffinatezze pop dei Jellyfish, mentre Keeper of Abbeys, partendo da retaggi di folk irlandese, imbastisce una variegata rassegna di progressive e musica tradizionale condita di violini e fisarmonica. Ormai tessere le lodi dei Big Big Train è quasi superfluo per quanto i loro risultati sono costantemente e invariabilmente eccellenti, ogni album è una garanzia di qualità.