domenica 17 marzo 2019

Umpfel - As the Waters Cover the Sea (2019)


Al di là dei gusti personali non si può negare che la Scandinavia sia avara di talenti in ambito progressivo, sia che si parli del ricreare il sound sinfonico degli anni '70, sia che riguardi nuove tendenze che si allargano senza confini al metal, al djent e alla fusion. I norvegesi Umpfel, originari di Kristiansand, fanno parte di quest'ultima categoria. Nati nel 2011 come progetto in studio del duo Andreas Sjøen (batteria, tastiere, voce) e Anund Vikingstad (basso, chitarra), nel 2015 hanno realizzato l'album di debutto Cactus, a tratti eccentrico e ansioso di dimostrare l'eclettismo dei suoi autori. Poi si è aggiunto alla formazione il bassista Håkon Sakseide con il quale si sono messi al lavoro per la loro seconda prova As the Waters Cover the Sea che verrà pubblicata il 12 aprile.

L'album è un ambizioso contenitore eterogeneo che si espande in varie direzioni all'interno del perimetro progressive metal. Il legame con la tradizione che questo genere ha consolidato nei paesi nordici viene sviscerato dagli Umpfel attingendo dai migliori esponenti che negli anni si sono avvicendati in quelle latitudini, sia attraverso le elaborate architetture dei Pain of Salvation sia sfruttando le massicce poliritmie djent dei Meshuggah. Il fatto però è che nella personale visione della band ogni influsso si unisce in una prospettiva particolare. Più che impegnarsi in varietà tematiche e cambi strategici gli Umpfel si concentrano nella cura di atmosfere e arrangiamenti che molto spesso ruotano attorno a idee formali reiterate, le quali vengono utilizzate per edificare declinazioni sonore esteticamente distanti, che possono andare dal prog sinfonico alla fusion.

Burning Water si sviluppa attorno ad un abrasivo riff sempre in equilibrio tra tribalismi djent e aperture melodiche prog che conducono ad una ispiratissima parte solista di chitarra in coda al pezzo. Sphere of War è un campionario di groove sincopati che mette in risalto l'abilità del gruppo nell'amalgamare i toni bassi della chitarra elettrica con tastiere futuristiche. Dal lato metal gli Umpfel completano il quadro senza timore di eccedere anche in momenti growl come accade in Shofar, mentre la deriva ambient/psichedelica del djent portata a regime da Tesseract e Skyharbor è preservata su Trascend con Tymon Kruidenier (Exivious, Cynic, Our Ocean) alla chitarra. Peddler of Words, che ospita il chitarrista Morten Georg Gismervik, è invece uno dei brani più avventurosi dell'album con il suo patchwork di progressioni jazz, intermezzi prog e polifonie vocali che appaiono e scompaiono come per arricchire la tensione delineata dagli accordi di piano.

Oltre a questo As the Waters Cover the Sea non si fa mancare nulla e trova lo spazio per offrire uno sguardo al contemporaneo aspetto della prog fusion strumentale, che in questo momento ha il chitarrista Plini come esponente di maggior rilievo. Se la title-track, con Jakub Żytecki (Disperse) come ospite alla chitarra, e Glass Score ne sono un esempio del tutto personale nelle quali non si eccede in virtuosismi e si concentrano piuttosto a calarsi in un movimento compositivo d'insieme dal retrogusto classico/sinfonico, Omnia è un energico propellente di funk AOR. La voglia di sperimentare territori più affini al prog emerge nelle atmosferiche What Else e Rosetta, quest'ultima con Ole A. Børud degli Extol nel ruolo di chitarra solista, colme di suggestive tastiere, ma soprattutto si palesa su Tree, uno dei brani di punta dell'album, scelto anche come singolo. Lo sfoggio di interazioni strumentali, polifoniche e melodiche di Tree riassume bene la versatilità degli Umpfel e As the Waters Cover the Sea si rivela così un album che può soddisfare diversi palati oltre che imporsi come miglior pubblicazione prog metal del 2019, almeno finora.






Nessun commento: