venerdì 2 marzo 2018
Mile Marker Zero - The Fifth Row (2018)
Non è sempre detto che una band di progressive rock sia da rigettare quando decide di rifarsi ai vecchi canoni estetici di una volta. La storia ci ha insegnato (almeno personalmente) a guardare con un certo sospetto chi cerca inutilmente di riproporre il passato senza un tocco di personalità, ma ogni tanto si palesa l'eccezione alla regola come hanno dimostrato di recente i Perfect Beings con il loro osannato Vier. Adesso, a breve distanza, è il turno della band americana Mile Marker Zero, anche se in realtà il quintetto formato dai fratelli Alley - Dave (voce) e Doug (batteria) - durante gli anni passati a studiare musica presso la Western Connecticut University, è in attività da più di dieci anni ed è titolare di un album omonimo e un EP (Young Rust), ma credo che con The Fifth Row, grazie ad una produzione più sicura e delle idee più chiare a livello stilistico, potranno raggiungere un pubblico più vasto.
Tanto per cominciare The Fifth Row ha tutto ciò che può attirare un appassionato di progressive rock che ama tra le altre cose i concept album distopici, i Rush, gli Spock's Beard e i Dream Theater. Ma, un po' nel segno dei Dream the Electric Sleep, ha anche una grande carica AOR dettata da piacevoli melodie radiofoniche sprigionate dai riff di The Architect e 2001. L'intreccio di tastiere e riff hard rock è una costante, dove le prime tra fuzz, ouverture e fughe aggiungono pathos e passaggi virtuosi alla Jordan Rudess (si ascolti Victory e The Architect), mentre i secondi assicurano un retaggio da classic rock che si rafforza negli accordi provenienti direttamente dal dizionario di Alex Lifeson (Digital Warrior, 2020). Nelle ragnatele di synth di Building a Machine si possono ritrovare le moderne derivazioni electro prog dei Frost*, anche se nel ripetersi strofico il metodo di arrangiare le variazioni è simile a quello utilizzato dagli Spock's Beard dell'era Neal Morse. The Fifth Row è così un grande affresco prog metal di stampo melodico che rinvigorisce certe scelte estetiche che il genere intraprese negli anni '90, ma naturalmente con piglio moderno.
http://milemarkerzero.com/
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