domenica 26 gennaio 2020
Poppy - I Disagree (2020)
Se la realtà ha miseramente fallito nel presentarci un futuro che si avvicinasse almeno un minimo a quello vagheggiato da scrittori e registi di fantascienza, a rappresentare quell'immaginario condiviso ci pensano oggi personaggi come Poppy, al secolo Moriah Rose Pereira. Quella della Pereira è però quasi una parodia surreale di ciò a cui ci hanno ridotto oggi i social network, la ragazza incarna perfettamente l'abbattimento di ogni barriera artistica, inventandosi un personaggio e utilizzando la propria figura per qualsiasi tipo di media, fino a creare un mondo artificiale dove la stessa protagonista impersona un umanoide. Però soffermarsi alla complessa autoreferenzialità di Poppy vorrebbe dire scriverci un lungo articolo sopra e per un approfondimento rimando a questo di NME, scegliendo di sintetizzare con la azzaccata breve didascalia utilizzata da discogs.com che descrive Poppy come una, nessuna e centomila: modella, YouTuber, attrice, leader religiosa, cantante e autrice.
Parlando invece di I Disagree è un album che se fosse stato scritto da qualcun'altro forse non avrebbe la stessa forza e onda d'urto, perché tutto è funzinale alla personalità multitasking di Poppy, la quale dà una sterzata al synth pop dei suoi primi due album e si lancia in una spregiudicata collezione di stili messi insieme come un patchwork post moderno di generi. Non date troppo peso a coloro che scrivono che Poppy ha abbracciato il nu metal o il djent, anche se la questione è rafforzata dall'uscita per la Sumerian Records, perché è solo la punta dell'iceberg di I Disagree. Completamente imbevuta di cultura giapponese e dal continuo spingere all'eccesso ogni aspetto musicale che quella estetica suggerisce, Poppy crea un album pop, ma lo crea a modo suo, mettendo in fila per trentacinque soli minuti una serie straripante di motivi orecchiabili, anche quando tocca le corde più metalliche.
Naturalmente i riferimenti si sprecano e proprio per questo non andrebbe ascoltata una sola traccia, fosse anche solo la prima Concrete, che mette insieme le BabyMetal, i Jellyfish, il dream pop e lo sludge come fosse la ricetta per una torta ricoperta di glassa. Questo continuo interscambio di generi, traccia dopo traccia, rimanda inconsciamente al pop zuccheroso, ma ben camuffato di volta in volta dai beat disturbanti di Marilyn Manson, dalle folli acrobazie dei Mr. Bungle e dal malato industrial dei Nine Inch Nails. Poppy è una proiezione di una Idol vicina ai parametri occidentali di Grimes e Kero Kero Bonito che, proprio come loro, vuole evolversi verso un'idea futurista della concezione estetica del pop. Ecco perché l'eccentrico mix messo a punto su I Disagree è più affine al caotico avant-garde metal dei Chenille che all'artefatto metal in maschera delle BabyMetal. Il risulatato è inaspettatamente piacevole e divertente, ma dato che Poppy ha dimostrato doti camaleontiche non indifferenti, c'è da domandarsi se continuerà su questa strada visto il recente divorzio dal sodale collaboratore e produttore Titanic Sinclair.
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