lunedì 11 febbraio 2019

Helium Horse Fly - Hollowed (2019)


C'è qualcosa di morbosamente affascinante nella musica degli Helium Horse Fly, sicuramente non adatta a tutti i palati o fruibile in qualsiasi occasione. Forse è quella capacità di spezzare tensioni che trasmettono disagio e costruirne altre che si gettano nel caos primordiale, spazzando via così le precedenti angolazioni horror. Hollowed è il secondo album in studio del quartetto belga che ha già alle spalle anche due corposi EP. La sconfortevole sensazione dell'atmosfera malata che si viene a creare è presente fin dall'inizio con Happiness, un titolo mai così lontano dal suo significato, dove un riff distorto con fuzz e un informe rumore di sottofondo vengono ripetuti al limite dell'insostenibile fino a che l'atmosfera si spezza in un rock crimsoniano che è accolto come una liberazione. In tutto questo la voce di Marie Billy canta compostezza lirica, quasi come fosse sotto ipnosi.

Molto simile nel suo incedere è Algeny che si barrica in una quiete claustrofobica e misteriosa dettata da pulsazioni di basso e batteria per poi esplodere in un muro elettrico. L'apogeo del tour de force In a Deathless Spell risiede nel momento da protagonista della chitarra di Stéphane Dupont e allo stesso tempo un brano dal notevole impatto emotivo: arpeggi ora furiosi, ora atmosferici ci accompagnano in un viaggio all'interno di antri oscuri e reconditi. Impostazioni simili ai Kayo Dot e ai maudlin of the Well primo stadio ci suggeriscono che qui potremmo essere dalle parti di un avant-garde metal intellettuale, però le divagazioni aleatorie di Monochrome si spostano in un universo parallelo molto simile all'intensità del melodramma che collega lied ed espressionismo di stampo tedesco. 

In questo la cover art di Hollowed descrive bene la musica contenuta al suo interno: atmosfere virate in color seppia capaci di evocare strane creature ed immagini grottesche. Se in passato gli Helium Horse Fly si sono dimostrati aggressivi e nichilisti nell'approccio estetico, in questo nuovo lavoro appaiono come una versione riflessiva di loro stessi, ma di certo senza concedere nulla alla facile assimilazione con l'incentivo della spiacevole sensazione di essere strappati dalla propria comfort zone.


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