venerdì 14 settembre 2018
Low - Double Negative (2018)
Per quanto non abbia mai dato molta importanza ai Low è quasi del tutto impossibile rimanere indifferenti di fronte a Double Negative. Il nuovo album del trio del Minnesota è qualcosa di alieno, un'eccitante esperienza sonora, un esperimento che trascende il rock o la popular music per abbracciare un più vasto linguaggio sonoro universale. Catalogare come musica rock, indie, alternative o, più propriamente, avant-garde il contenuto di Double Negative sarebbe riduttivo, in questo caso si va oltre il limitante formato di "album", qui siamo di fronte all'equivalente di un'esposizione artistica permanente.
Attivi fin dagli anni '90 i Low si sono costantemente distinti per una musica depressiva, dai connotati chiaroscuri, ma comunque in continua ricerca, attestandosi con qualche riserbo in quel genere definito slowcore. Un'opera del genere la si immaginerebbe realizzata da neofiti ansiosi di affermarsi come nuovi profeti cultori delle tecnologie, invece arriva da dei veterani come i Low la cui ricerca e crescita non solo è andata avanti rispetto a Drums and Guns del 2007 (l'antenato più somigliante a Double Negative), ma ha creato una frattura così marcata e radicale con il passato che non si può far altro che rimanere ammirati di fronte a tanto coraggio e intraprendenza proiettata verso il futuro.
Ritornando a collaborare con il produttore B.J. Burton, dopo Ones and Sixes (2015), i Low devono aver stimolato la sua esperienza con il Bon Iver di 22, A Million portandola al livello successivo. La manipolazione dei suoni attuata su Double Negative prosegue attraverso un sottile legame con l'opera di Justin Vernon, ma con un approccio iconoclasta e di rottura paragonabile alla forza dei guastatori This Heat (se si guarda al passato) o a Kid A dei Radiohead (se guardiamo al presente) e con molta più potenza espressiva degli artisti appartenenti ad etichette indipendenti come Warp e Ninja Tune.
Il modo migliore per gustarsi Double Negative è ascoltarlo in un'unica sessione poiché, anche se l'album è suddiviso in undici tracce, sembra concepito come un unico flusso sonoro di quasi cinquanta minuti. Questa procedura è messa in chiaro e rafforzata fin dall'apertura con il trittico Quorum, Dancing and Blood e Fly, realizzati anche in un video unitario di quattordici minuti. Di certo non sarà un compito facile assorbirlo tutto in una volta, ma lo sforzo ripagherà in termini di coesione, assumendo un senso compiuto. Anche con la volontà di isolare i singoli brani si noterà una costruzione del tutto slegata rispetto ai consueti parametri formali, l'ascolto di Double Negative è quindi un salto nella fede, perché sarà molto raro ascoltare qualcosa di similmente respingente e accogliente al tempo stesso.
Venendo alla materia che lo permea, la manipolazione del suono è sovrana e talmente esasperata da distruggere qualsiasi residuo di accordo o armonia intesi come prodotto di uno strumento musicale. Ma dal buco nero evocato dalla fredda pulsazione elettronico-industriale, il cui spettro uditivo si estende dal rumore bianco all'evanescenza dell'ambient, emergono detriti di ciò che avrebbero dovuto essere canzoni, ora trasfigurate in surrogati sepolti sotto cumuli di frequenze elettroniche. Sono le voci in lontananza di Alan Sparhawk e Mimi Parker che ci riportano alla dimensione melodica, altrimenti l'impianto strumentale si piega ad un perpetuo stratificarsi di apparati sintetici disarticolati o distorti, tanto da far sciogliere i vostri auricolari.
I Low, con l'algida spietatezza propria di guastatori iconoclasti, distruggono, sporcano e infettano come un virus delle potenziali canzoni malinconiche e riescono nell'improbabile impresa di elevarle ad uno stato artistico a-temporale, a-materiale, anti-musicale, in una parola: eterno. E' così che Double Negative trascende lo status di "album" e diventa un trattato sulla creatività nell'arte. Forse è proprio questo tipo di approccio che intendeva Simon Reynolds quando coniò il termine "post rock" per descrivere Hex dei Bark Psychosis. Double Negative potrà piacere o meno, non sarà di facile assimilazione, ma allo stesso tempo contiene molti elementi che lo rendono affascinante e soprattutto stimolante e quindi un ascolto obbligato per ogni serio amante della musica.
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