lunedì 10 settembre 2018
Emma Ruth Rundle - On Dark Horses (2018)
Ho iniziato ad ascoltare Emma Ruth Rundle semplicemente perché sono venuto a conoscenza che è una tra gli ospiti del nuovo album dei Thrice, Palms, che tra l'altro uscirà venerdì 14, lo stesso giorno di On Dark Horses, quarto album come solista della Rundle già impegnata in passato nelle band Marriages e Nocturnes. Tra le prime cose da sapere a proposito della cantautrice californiana è che in genere è solita riversare nelle sue canzoni una buona dose di mestizia e malinconia derivata da storie autobiografiche poi affinata nel tempo empaticamente di pari passo con la musica, partendo da radici blues/folk e proiettandosi in una zona sonora onirica e trascendentale.
In questo nuovo On Dark Horse la Rundle si basa sempre su temi personali e traumi fin troppo intimi da sviscerare, dove l'atmosfera, a tratti doom e post rock, ne rispecchia il disagio esistenziale, anche se molto meno accentuato rispetto al mortifero ma ugualmente affascinante Marked for Death. Proprio grazie al carattere cupo e desolante delle sue composizioni, Emma è stata accolta e assorbita in modo quasi naturale dalla comunità metal, partecipando in passato a festival e tour accanto a nomi estremi come Oathbreaker, Deafheaven, Alcest e Chelsea Wolfe.
Comunque sia, anche se la Rundle può essere associata periodicamente a tali nomi, il riferimento non è assolutamente indicativo di quanto da lei prodotto a livello sonico. On Dark Horses trasmette un profondo impatto emotivo ricorrendo agli estetismi del blackgaze, tramite bordoni elettrici di chitarre sporche e polverose, mitigati però da ingenti dosi di psichedelia mutuata da un dreampop dall'aspetto gotico. Il livello dei riverberi e delle vibrazioni in lontananza è così alto che persino l'armonia pare un fascio volatile e impalpabile, quasi confuso, sommerso in un magma elettrico e cadenzato da ritmiche tribali. Nelle prime tre tracce (Fever Dream, Control e Darkhorse) Emma dà sfogo a ognuna di queste sensazioni nel migliore dei modi: un flusso musicale lisergico nel quale si riversa tutta la melodrammaticità di cui lei è capace.
Il resto dell'album viene affrontato da prospettive simili ma con stilemi doom blues più marcati e riletti nel modo apocalittico psichedelico che le si addice, regalando un altro trittico da viaggio desertico (Dead Set Eyes, Light Song e Apathy on the Indian Border). Con On Dark Horses Emma Ruth Rundle si conferma un'artista in costante crescita.
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