domenica 3 dicembre 2017

Icarus the Owl - Rearm Circuits (2017)


Partiti come un progetto solista del cantante/chitarrista Joey Rubenstein insieme ad altri musicisti, gli Icarus the Owl dal 2009 ad oggi si sono mossi nel sottobosco indipendente dell'experimental post hardcore con una formazione in costante movimento e pubblicando tre album divenuti negli anni dei bestseller su Bandcamp. Nel 2015 la svolta con Pilot Waves che ha avuto un più rilevante impatto commerciale grazie all'intervento dell'etichetta Blue Swan Records (di Will Swan dei Dance Gavin Dance), fino ad arrivare al presente quinto album Rearm Circuits che raggiunge di fatto la coronazione del quartetto di Portland come band di punta all'interno del cosiddetto "swancore". Non sono mai pienamente entrato in sintonia con la musica degli Icarus the Owl almeno fino a Pilot Waves e adesso Rearm Circuits certifica una paziente ma costante crescita dal punto di vista della scrittura. Il bello di Rubenstein è stato (ed è) un autore nel quale si possono trovare varie influenze che vanno dal post hardcore al math rock, dal metal al pop punk e solo ultimamente sembra aver messo a punto la propria formula vincente.

Capirete che ce n'è abbastanza per accattivarsi e incuriosire i fan di Hail the Sun, Eidola, Artifex Pereo e Sianvar ed infatti gli Icarus si sono sempre mossi fianco a fianco di questa scena. Ma, se ognuna delle band citate nella propria estetica tende a marcare tra i vari stilemi un aspetto in particolare, gli Icarus the Owl su Rearm Circuits sembrano muoversi con molta naturalezza ed equilibrio tanto nell'aspetto progressivo, virtuoso e aggressivo, quanto nel lato melodico, armonico e accessibile. L'euforia di Dream Shade e Do Not Resuscitate trapela anche dalla melodrammaticità di certi passaggi che arrivano a sfiorare le cupe tonalità djent. Ci avviciniamo sempre di più a quelle latitudini (si potrebbero menzionare i Protest the Hero) nelle frenetiche trame math metal di Failed Transmission e The Vanishing Point. Ghosts of Former Lives invece porta quasi una ventata d'aria fresca emo pop rock sulle coordinate degli ultimi Paramore, per dire quanto gli Icarus the Owl possano trasmettere vibrazioni dalle differenti prospettive.

La prima parte dell'album viene chiusa dai due pezzi di punta Coma Dreams e DoubleSleep, i quali seppur diversi tra loro, svelano ognuno a suo modo come la scrittura di Rubenstein può eccellere in direzioni contrapposte come una power ballad (la prima) e un mini tour de force progressivo con incipit pop punk (la seconda), mantenendo alto il livello con brillanti melodie e tessiture chitarristiche. Rubenstein è inoltre cresciuto molto come vocalist, dando in questa sede la sua prova migliore non solo come modulazione e intonazione, ma pure come ideatore di ottime linee melodiche, prova ne sono The Renaissance of Killing Art e Dimensions. Infine, da sottolineare con plauso sono le piccole intermissioni strumentali, le variazioni, o bridge che dir si voglia, costantemente inventive sul versante progressivo e math rock, brevi ma estremamente curate, come tutto l'album del resto. Peccato per chi si è precipitato già a compilare la lista di fine anno dei migliori album perché dicembre ha portato la sorpresa Icarus the Owl.

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