sabato 19 settembre 2015

TESSERACT - Polaris (2015)


Con due album e un EP alle spalle, i TesseracT hanno già una travagliatissima storia per quanto riguarda i cantanti. L'ultimo colpo di scena è arrivato insieme alla notizia di un terzo album in cantiere con il clamoroso, quanto inaspettato, ritorno del figliol prodigo Daniel Tompkins a riprendersi il suo posto dietro al microfono (il quale questa volta deve essere più convinto e motivato nel restare dato che ha di recente lasciato gli Skyharbor). Tompkins era colui che aggiunse le sue doti vocali ai soundscapes metallici e psichedelici messi in atto dai TesseracT nel loro esordio One, diventato poi uno dei primi capisaldi del cosiddetto movimento djent. Dopo di Tompkins arrivarono, in ordine di tempo, Elliot Coleman (che abbandonò per motivi logistici in quanto statunitense) seguito da Ashe O'Hara con il quale la band ha realizzato l'insipido secondo album Altered State.

E questo è il motivo per cui mi sono avvicinato a Polaris con dei forti pregiudizi che però sono stati spazzati via, se non al primo, sicuramente al secondo ascolto. Intanto la nota gradita è che i TesseracT e Tompkins hanno deciso di non ricorrere ai growl che erano parte integrante di One e che già con Coleman e O'Hara erano scomparsi. Poi si sarà notato come la musica della band possa vivere di vita propria in due distinti formati: quello strumentale e quello cantato. Mai come in questa occasione penso che si possa godere dei tappeti strumentali che si dispiegano ai piedi delle corde vocali di Tompkins. Quella di Polaris è una specie di new age metal che affascina, si trasforma e cresce, attraversando vari umori. E così ogni brano procede e prende forma in modo inaspettato, con cambi tematici non propriamente repentini, ma naturali. Le sonorità elastiche delle chitarre di Kahney e Monteith e il basso di WIlliams, insieme alla batteria geometrica di Postones, danno vita a degli impasti gelidi eppure coinvolgenti. Tompkins dal canto suo (scusate il gioco di parole) non aggiunge nulla di quanto già abbia fatto lo scorso anno con Skyharbor e Piano, tra l'altro in modo egregio, e scusate se è poco.

 

3 commenti:

Nil0201 ha detto...

Grande album! L'ho comprato a Londra, e ti incollo quanto scritto: Composed By Ace Kahney. Mi ha un pò sconvolto, questa cosa. Ha scritto tutto lui, anche la batteria. Forse ( Non ci metto la mano sul fuoco. ) anche il basso è frutto di suoni già confezionati.

Concordo in pieno con le tue lodi verso Tompkins, su Tourninquet ho sempre i brividi.

Grande ritorno, e non vedo l'ora di rivederli a Febbraio! :)

Lorenzo Barbagli ha detto...

Figurati che in un forum che frequento e che considero valido hanno massacrato questo album. Sinceramente non capisco perché, per me rimane uno dei migliori dell'anno.

Nil0201 ha detto...

Addirittura massacrato? Anche a me all'inizio non convinceva, ma riascoltandolo lo continuo ad apprezzare sempre di più. Che peccato!