Con il sussurro di Separation No.2, che si unisce idealmente alla meditabonda pacatezza di Rioseco, l'album si assicura di preparare il terreno al dispiegamento di forze Arcs of Command, ricolma di vortici elettrici degni dei God is an Astronaut, e soprattutto Echo and Abyss, uno dei pezzi post rock meglio concepiti degli ultimi tempi: un inizio strumentale hard psichedelico dove si innestano delle liriche scandite come in trance, perfettamente funzionali nell'accrescere l'atmosfera ossessiva che sale a dismisura nel finale. Non che non sia mai capitato, ma per la prima volta in modo incisivo i Caspian usano la voce e lo fanno con ancora più coscienza nell'acustica Run Dry una ballata che, posta al centro dell'album, spezza volutamente la tensione accumulata. Giusto il tempo di riprendersi e qualche raggio di sole sembra stagliarsi dagli arpeggi pianistici di Sad Heart of Mine, subito però il cielo si nasconde nei bordoni di Darkfield con un inizio tribale che farebbe invidia ai Battles se non si fossero totalmente rincoglioniti.
Nonostante i clamori che suscitò Waking Season, Dust and Disquiet è forse l'album migliore prodotto dai Caspian sinora, un lavoro che porta dentro di sé le ferite laceranti e la voglia di ripartire, ma capace anche di rilasciare un'energia positiva usata come fosse una specie di terapia lenitiva.
http://caspianmusic.net/
Nessun commento:
Posta un commento