La musica degli Sholi è puro indie rock contaminato di volta in volta da folk, math rock, post rock e avant-pop.
Ma iniziamo con le presentazioni: gli Sholi sono un trio di San Francisco formato da Payam Bavafa (chitarra, voce), Eric Ruud (basso) e Jonathon Bafus (batteria) che hanno fatto uscire il loro primo, omonimo, album su etichetta Touch & Go il 17 febbraio.
Sholi è un suadente ed intricato lavoro che possiede un'aura di calma apparente con tensioni ritmiche sempre pronte ad esplodere e assalti elettrici che si alternano a momenti più distensivi.
La prima traccia All That We Can See può essere un buon esempio dell'approccio free form rock (per così dire) del trio. Si parte con la scomposta batteria di Bafus mentre sorregge gli arpeggi liberi di Bavafa che sfociano in una ninna nanna che fa uso sia di folk, sia di chitarre hardcore. Per non parlare della trascinante Torniquet, la più immediata ma anche la più raffinata, con il suo volteggiare tra riff di basso e arpeggi.
La parte centrale dell'album è dominata da dei pezzi in bilico tra cantautorato, post rock e tentazioni hardcore come ben sintetizzano November Through June e Any Other God.
Il trittico finale è uno spettacolare crescendo di emozioni: Dance For Hours, Out of Orbit , Contortionist sono dei pezzi di bravura esecutiva e compositiva che si dipanano in labirinti sonici sospesi tra il post rock dei migliori Mogwai, il progressive elettrico dei King Crimson e una pacata psichedelia.
Il sound degli Sholi, quindi, ha molte affinità con il post rock, ma, a differenza di molti artisti appartenenti a questo genere, i tre non si perdono in crescendo apocalittici, cercando una traiettoria mirata più all'implosione piuttosto che all'esplosione e lavorando costantemente al disinnesco di certi meccanismi di reiterazione.
www.myspace.com/sholimusic
Il sound degli Sholi, quindi, ha molte affinità con il post rock, ma, a differenza di molti artisti appartenenti a questo genere, i tre non si perdono in crescendo apocalittici, cercando una traiettoria mirata più all'implosione piuttosto che all'esplosione e lavorando costantemente al disinnesco di certi meccanismi di reiterazione.
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