martedì 30 luglio 2019

The Tea Club - If / When (2019)


In questi quattro anni intercorsi tra Grappling e If / When i The Tea Club sono riusciti a cambiare ancora una volta la line-up con l'ingresso di Joseph Dorsey alle tastiere e Daniel Monda (fratello di Tom dei Thank You Scientist) alla batteria. Rimangono costanti i fondatori e fratelli McGowan, Daniel e Patrick, e Jamie Wolff al basso. If / When, ci fanno sapere, è il prodotto diretto o inconsciamente indiretto dei molti cambiamenti ed eventi accaduti nelle loro vite personali, che siano stati tristi o felici. Naturalmente ciò ha portato ad un ennesimo cambiamento di rotta stilistico, riuscendo a conseguire, al quinto album in studio, il lodevole traguardo di non essersi mai ripetuti a livello musicale, pur rimanendo senza dubbio incasellati nella sfera del prog rock. Dirò di più, non ricordo un gruppo prog contemporaneo che sia riuscito ad esprimersi con un'estetica sonora così mutevole ad ogni lavoro.

If / When si può così riassumere in due parti. La prima mette virtualmente da parte i connotati prog più accentuati e procede verso scelte quasi cantautorali, instaurando fin da subito un'aria bucolica con la breve e placida introduzione di The Way You Call. Mentre il rock diretto e sanguigno di Say Yes interrompe di botto e temporanemante l'atmosfera della delicata prefazione, If I Mean When, Sinking Ship e Came at a Loss abbracciano di nuovo i territori da ballata acustica con tutti i connotati del caso, che spaziano verso inflessioni da West Coast alla Crosby, Stills & Nash, America e agli immancabili Beatles. L'unico pezzo che si distacca in modo sostanziale da questa prospettiva è Rivermen: un sinistro crescendo che sfocia in un ossessivo shoegaze di chitarre elettriche affilate e voci tormentate. Un buco nero in mezzo a tanta luce.

La seconda parte è invece occupata interamente da Creature, una suite che sfiora i ventotto minuti che i The Tea Club lasciano come ultima traccia quasi a suggello per riversare le reali velleità di questo album. Si passa quindi attraverso vari stadi e umori, fortunatamente senza farsi venire la voglia di pagare tributo ai vecchi classici e quello che stupisce di più sono gli intermezzi sperimentali di tastiere, a volte folli e frenetici a volte da tratti avant-garde. Nel prog le suite sono sempre servite agli autori per liberarsi delle inibizioni compositive e per testare ciò che un brano di durata contenuta non potrebbe darti la possibilità. Per i The Tea Club questo postulato sembra adattarsi più che mai poiché, nonostante nei loro album precedenti hanno ampiamente dimostrato di non aver paura di osare fuori dagli schemi del neoprog, Creature è di sicuro l'opera più ambiziosa testata dai fratelli McGowan. Solo per questo  If / When vale l'ascolto.



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