domenica 12 agosto 2018
Foxing - Nearer My God (2018)
Premessa: conosco i Foxing da tempo, in quanto appartenenti alla scuderia Triple Crown Records, etichetta discografica molto meritevole che tengo d'occhio periodicamente (The Dear Hunter, As Tall As Lions, From Indian Lakes e Caspian sono tutti usciti dalla TCR). Fino ad ora però non mi era mai capitato di scriverne qui poiché come band non possedeva particolari requisiti per ammetterla in un blog specificatamente dedicato al prog alternativo e alle sue derive. Diciamo che i Foxing, all'indomani di un acerbo esordio con The Albatross (2013), si sono inseriti in un filone non meglio identificato come emo rock, una definizione che già a partire dal successivo Dealer (2015) ha iniziato a mostrare segni di obsolescenza, dato che da quel momento la band di St. Louis aveva aggiunto progressioni post rock e orchestrazioni da chamber pop.
Ed è qui che arriviamo al terzo album Nearer My God, un lavoro dove i Foxing si giocano il tutto per tutto: non sono bastati un incidente stradale durante un tour e un camioncino rubato con dentro attrezzature e merchandising del valore da 30.000 dollari per far finire la loro storia. Quella che ha portato il gruppo, rimasto letteralmente senza soldi (recuperati parzialmente dai ricavi ottenuti dalla cover di Dido White Flag), a Nearer My God è una parabola che parla di quattro ragazzi che non hanno più nulla da perdere, con buone recensioni da parte della critica, ma che ancora stenta a colpire il grande pubblico. E allora ecco la decisione di incrementare la propria arte verso paesaggi inediti per loro, affidarsi all'aiuto del produttore Chris Walla (ex Death Cab for Cutie) e lasciarsi dietro le spalle la sicurezza di provare a scrivere canzoni che possano fare facile presa.
Non che Nearer My God sia un'opera difficoltosa, la si apprezza anche nell'immediato, ma è una di quelle che necessita svariati ascolti per essere penetrata al meglio. Detto ciò credo che mai una band indie emo - come vengono indicati i Foxing - si sia spinta così oltre in termini di contenuti, in quanto Nearer My God è un lavoro straripante sia nella durata (quasi sessanta minuti), sia per quanta carne viene messa al fuoco al suo interno. Praticamente è un gioco di specchi nel quale vi si può ritrovare tutto il meglio dell'influenza indie alternativa di questo secolo a partire da Radiohead, Brand New, Everything Everything, M83, TV on the Radio, Manchester Orchestra e ancora e ancora, ma i Foxing li mangiano e li sputano fuori con una metodologia di assemblaggio da applausi. Ogni brano rappresenta quindi un minuscolo universo a sé di tali influssi ma, dato che prende forza ed è sostenuto anche nella prospettiva totale della generosa tracklist, Nearer My God risulta un'opera tutt'altro che eterogenea.
Nella spettacolare prefazione di Grand Paradise tra il virgolettato di apertura e chiusura compreso in un semplice pad ritmico, succede un po' di tutto, come nell'album tra l'altro. Qui Conor Murphy, che è maturato molto come cantante, sovrappone la sua voce in due registri antitetici dando una strana sensazione alienante (espediente che utilizzerà anche più avanti), pochi cadenzati accordi di piano e poi arriva tutta la band ad irrompere in un rock obliquo dove la batteria di Jon Hellwig risalta per le sue bordate. E' proprio questa propulsione che dà alla musica del gruppo quella carica d'aggregazione quasi da arena rock alla U2, anche se paradossalmente Slapstick, la title-track e Won't Drown trasudano intimità e voglia di ascoltare in cuffia a tutto volume, isolati dal resto del mondo.
Il vero azzardo arriva nei nove minuti spartiacque di Five Cups nei quali i Foxing, tra suoni ambient e new age, tentano di mettere insieme una post wave sperimentale in odore dell'artificioso avant-rock dei These New Puritans. Ma tutto l'album assume i connotati di un esperimento sulla versatilità dell'emo americano, arrivando quasi a trasfigurarsi in un prodotto da british pop evoluto su Crown Candy, Trapped in Dillard's e Heartbeats. Qualcosa potrà piacere o meno in Nearer My God, ma non c'è un brano che non sia un piccolo miracolo di arrangiamento, facendoci capire quanto il gruppo si sia adoperato nella ricerca del particolare e abbia consciamente pilotato la propria scrittura verso una nuova forma. Insomma, se le vesti emo cominciavano a stare strette ai Foxing, adesso il completo indossato è un inequivocabile ed elegante art rock.
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