mercoledì 15 agosto 2018

Delta Sleep - Ghost City (2018)


Una piccola curiosità per ciò che riguarda Ghost City, secondo album in studio del quartetto math rock inglese Delta Sleep, è che buona parte del suo cuore pulsante batte con colori italiani, dato che la sua registrazione è avvenuta a Cuneo. Ma lasciando da parte sentimenti nazionalisti, c'è subito da ammettere, a scanso di equivoci, che il nuovo lavoro dei Delta Sleep è veramente ben costruito e inoltre un bel salto in avanti rispetto all'esordio Twin Galaxies. Comunque, che si tratti di "città fantasma" o "galassie gemelle", al centro della musica dei Delta Sleep abbiamo sempre il math rock nella sua essenza più indie e questa volta a rafforzare la compattezza del disco si insinua anche l'ombra di un concept.

Ghost City tratta di un mondo distopico dove le città sono organizzate come una specie di coscienza collettiva, dominate dalla tecnologia e da grandi corporazioni, mentre la fauna e la natura organica sono solo un ricordo del passato. I Delta Sleep ci descrivono il mondo da loro immaginato attraverso gli occhi di un'eroina che fa parte di questa società del futuro, utilizzata come pretesto per parlare di temi alti tipo oppressione, esistenzialismo e gli effetti negativi della tecnologia. Ma musicalmente parlando ciò che risalta all'attenzione è come si dipana Ghost City, diviso pressoché equamente tra canzoni a tutti gli effetti e altre che assumono quasi i connotati di appendici di queste stesse (o comunque interludi di preparazione) ad iniziare dall'intro in crescendo di Sultans of Ping e poi negli arpeggi post rock di Ghost e Glass, in quelli dream pop di Dream Thang e la chiosa acustica di Afterimage.

Se Twin Galaxies mostrava ancora delle lacune stilstiche, mancando di sostanza e convinzione quasi apparendo come un math rock spersonalizzato, generico con la conseguenza di lasciare un ricordo volatile, i brani all'interno di Ghost City mostrano più forza e identità. Questa volta gli arzigogoli ritmici e chitarristici suonano con mano decisa nell'andamento frenetico e spensieratamente pop di El Pastor o nei contrasti hard/soft in continuo mutamento di Single File. Floater usa le stesse strategie, ma anziché basarsi sulla multitematicità, punta tutto sulla tensione dell'aspettativa per la deflagrazione. In pratica i Delta Sleep mettono maggiore varietà nel loro math rock grazie ad altre spezie: un attimo siamo dalle parti del midwest emo (After Dark), quello dopo ci ritroviamo in braccia ai Minus the Bear (Dotwork, Sans Soleil) dove costantemente aleggia quell'aria sognante di chi ancora, con umiltà e idealismo, si ostina nel suonare con passione la musica complicata in cui crede.





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