lunedì 6 novembre 2017

Altprogcore November discoveries


Uno dei migliori album di math rock ascoltato ultimamente è quello dei francesi Jean Jean e che risale al 2013. Symmetry rimane a tutt'oggi l'ultima prova in studio della band e quindi vale la pena soffermarvisi. Quello dei Jean Jean sembra inoltre un tentativo di avvicinare il math rock ad un sottospecie di electro-post-rock con abbondante uso di synth. C'è anche un pezzo cantato, Laser John, molto gradevole.



Non fatevi ingannare dalla copertina e tanto meno dal nome della band, entrambi oggettivamente poco inclini ad accattivarsi l'interesse di un proghead. A dispetto di questo primo impatto Party With Imaginary Friends è un signor disco, che comunque riflette musicalmente per certi aspetti l'appariscente cover in un'eccentricità di accostamenti stilistici piuttosto coraggiosa e spegiudicata. Il polistrumentista Andy Irwin, con l'aiuto di Sean Hilton alla batteria (non manca però l'utilizzo di batteria elettronica), tenta di creare un prog futurista, innescando un corto circuito tra trance/dance, metal, space rock e psichedelia. Il risultato potrebbe somigliare ad una evoluzione dei Porcupine Tree del periodo Up The Downstairs/Voyage 34 con scelte sonore più radicali ovviamente alla maniera iconoclasta di Devin Townsend.



Il primo Lp dei Blis. si staglia all'orizzonte come un futuro nuovo classico nel calderone emo/post hardcore, applicando le giuste proporzioni tra potenza e malinconia saggiamente dosati su canzoni fieramente emo. Forse è anche per la voce androgina del chitarrista Aaron Gosset che aleggia un sottile paragone con i Sunny Day Real Estate e infatti No One Loves You aggiorna i canoni di Diary e LP2 per una nuova generazione di emo fan. Molto probabilmente il miglior album che potrete ascoltare quest'anno all'interno di questo genere.



Il duo formato da Emily Krueger (voce e chitarra) e Beau Diakowicz (chitarra) suona un soul r'n'b che assomiglia allo smooth math rock degli Eternity Forever di Kurt Travis. Canzoni suadenti e rilassanti che non disdegnano qualche influsso di jazz ed elettronica alla maniera degli Hiatus Kaiyote ed in particolare all'estetica scarna della loro frontwoman Nai Palm (che, a proposito, ha pubblicato da poco un album come solista). Per ora gli Zoology hanno realizzato solamente una manciata di singoli e sembra che non ci siano album all'orizzonte, almeno nell'immediato.



Mowlith è una band norvegese e Until Our Feet No Longer Touch The Ground ne è l'esordio, pubblicato per l'appunto un anno fa. Nel loro pop infuso di elettronica e qualche sprazzo di jazz, i Mowlith riportano il tempo agli anni '80 anche per quanto riguarda gli eventuali ammiccamenti al prog che emergono in qualche impasto tra tastiere e chitarra. Alcune volte la mancanza di un vero batterista si fa sentire, ma le melodie così ben orchestrate mascherano questa lacuna.

Nessun commento: