lunedì 9 maggio 2011
AKT - Blemmebeya (2011)
Tra le tante responsabilità che ha avuto Internet nei confronti dell'industria musicale c’è anche quella di aver ridefinito il concetto di artista indipendente. Negli anni ’80 e ’90 c’erano le etichette e le produzioni di CD che non dipendevano direttamente dalle major discografiche e per quelle ragioni erano definite “indipendenti”. Oggi un artista o un gruppo indipendente può benissimo registrarsi il suo disco da solo e, senza il supporto di nessuna etichetta, se lo carica nella Rete la quale ti può premiare o disperderti nel suo mare magnum come un messaggio in una bottiglia che solo in pochi troveranno.
Il gruppo bolognese degli Akt sta seguendo proprio questa politica di autoproduzione (la loro musica è scaricabile gratuitamente presso il sito ufficiale) e, per essere nato senza il sostegno di una casa discografica, il loro terzo sforzo artistico Blemmebeya è un prodotto davvero ben curato, sia nell’artwork che nei contenuti. In questo le note del gruppo - formato da Marco Brucale, Simone Negrini e Alessandro Malandra - possono essere esplicative: "Blemmebeya è un documentario musicale che testimonia ciò che può accadere quando l’assalto dell’informazione riesce a privare un’intera popolazione delle teste, decapitandone il pensiero. Delegando la funzione cogitante al proprio ventre, questo popolo acefalo non saprà più evolvere in alcun modo le proprie idee […]".
E la musica? Gli Akt riscoprono i vecchi sapori del progressive rock "made in Italy", quello più classico degli anni ’70 con una particolare propensione alle atmosfere acustiche del Banco del Mutuo Soccorso, abbinate a testi e interventi vocali che ricordano le declamazioni politiche e iconoclaste dei Picchio dal Pozzo. Dopo aver esordito nel 2007 con Déntrokirtòs, seguito a sua volta dal tributo crimsoniano dell’EP FrAKTal.one (2008), con Blemmebeya il trio si avventura nel lavoro più ambizioso della propria carriera. Ambizioso in termini positivi poiché le trame complesse di questo concept album fanno pensare già ad un gruppo maturo, che insomma non batte i territori del progressive rock tanto per gioco, ma con dedizione e autorevolezza. A convincere di ciò sono soprattutto i due tour de force dell’opera: le multiformi L’assalto e Di Vento (entrambe sui 10 minuti) nei cui impasti elettro-acustici vengono sintetizzate peculiarità progressive nostrane ed estere con i già citati Banco e i Genesis in testa.
Se le forme fusion-mediorientali di TG Egeo echeggiano un Luglio Agosto Settembre (Nero) suonato dai King Crimson, quelle più astratte di Stati d’Animo Uniti cercano le complicazioni elitarie dei Gentle Giant. Gli Akt nascondono comunque un'anima mediterranea che si stempera nell'utilizzo di chitarre acustiche e di percussioni assortite, le quali più di una volta richiamano atmosfere esotiche (Favonio) o le calde sfumature alla Rain Tree Crow (Mani Aperte). Una volta scoperto il contenuto di Blemmebeya si rimane sorpresi da come gli Akt si siano dedicati con coraggio non solo ad un genere musicale notoriamente elitario, ma anche alla sua cura pur sapendo di non ricevere un ritorno economico. E solo per questo andrebbero premiati.
www.abstrakt.it
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