Se fino ad ora gli Oceansize ci avevano stupito con brani intensi e dilatati, ora, con Self-Preserved While the Bodies Float Up, il materiale si fa più compresso e diretto. Il bello è che gli stilemi principali del gruppo non solo sono rimasti invariati, ma hanno potenziato i loro aspetti: in pratica questi sono gli Oceansize in versione "overdrive".
Se prima per esprimersi la band cercava la dilatazione temporale e le divagazioni multiformi, ora è l'essenzialità a predominare. Inoltre mai un album degli Oceansize si era spinto così oltre nell'accoppiare devastanti tappeti sonori con melodie epiche e quasi (ho detto quasi) orecchiabili.
Un'altra caratteristica è che si possono tracciare facilmente due tipologie di brani: quelli pesanti e aggressivi contro languide e lente ballate. Quest'ultima categoria è un po' il proseguimento del percorso intrapreso con l'EP Home and Minor.
Usando una metafora cinematografica è come se lo stesso regista passasse dal film d'autore, dove utilizza lunghi piani sequenza e intense inquadrature, ad esprimere gli stessi concetti con una sceneggiatura più diretta e senza fronzoli, che va dritta al sodo per intenderci. Che poi è ciò che fa Part Cardiac, partendo subito in quarta con i suoi riff cadenzati e funerei - tra Soundgarden e Cog - mentre Mike Vennart si adegua, urlando il titolo dell'album che inaugura il testo. Come a dire "Pronti? Si parte".
Usando una metafora cinematografica è come se lo stesso regista passasse dal film d'autore, dove utilizza lunghi piani sequenza e intense inquadrature, ad esprimere gli stessi concetti con una sceneggiatura più diretta e senza fronzoli, che va dritta al sodo per intenderci. Che poi è ciò che fa Part Cardiac, partendo subito in quarta con i suoi riff cadenzati e funerei - tra Soundgarden e Cog - mentre Mike Vennart si adegua, urlando il titolo dell'album che inaugura il testo. Come a dire "Pronti? Si parte".
SuperImposer e Build Us A Rocket Then... sono la quintessenza di quanto anticipatamente scritto: potenti melodie, controtempi a non finire e chitarre deflagranti in un gioco di contrasti semplicemente estasiante. Cambierebbe qualcosa se dicessi, per rendere l'idea, che vale più l'ultimo minuto e mezzo di Build Us A Rocket Then... che tutta la discografia dei Metallica (per fare un nome a caso)? No, non cambierebbe la realtà, cioè che questo pezzo è incredibile, uno dei migliori del gruppo. Come lo è It’s My Tail and I’ll Chase it if I Want To dove viene emulato il muro di suono del riff di Amputee, ma moltiplicandone la velocità, come un passaggio da 33 a 45 giri. Ho già detto che Mark Heron alla batteria è un gigante? No? Beh, lo è.
Le uniche canzoni che superano gli 8 minuti sono due. La prima, Oscar Acceptance Speech, ha un che di Mew nel cantato di Vennart che in seguito lentamente svanisce, avvolto dalle spire pianistiche ed elettriche delle variazioni del brano che sfociano in una coda cameristica. La seconda, Silent/Trasparent, parte da una cellula ipnotica di basso e si culla su questa ritmica per quasi tutta la sua durata fino al sopraggiungere del crescendo finale di chitarre. La linea vocale è dolce e suadente e le sperimentazioni sonore disseminate qua e là ne fanno una strana e moderna ballata psichedelica.
Dall'altra parte ci sono pezzi come Ransoms e Pine che rappresenano l'ala gentile e malinconica della band, fatti di scarni arpeggi e archi in crescendo, mentre A Penny's Weight sembra la colonna sonora di un sogno caleidoscopico grazie ai suoi cambi armonici vertiginosi. SuperImposter è invece una torbida ballad che richiama l'atmosfera dei racconti hard boiled.
Magari, per chi è avvezzo agli Oceansize, questo album farà breccia più velocemente del solito, nascondendo, a suo modo, meno insidie e meno sottostrati da decifrare. Chi invece si avvicinerà per la prima volta al quintetto mancuniano con quest'opera avrà comunque il suo bel da fare. Il livello qualitativo rispetto ai lavori precedenti rimane invariato, quindi altissimo, ma rimane sempre quell'impercettibile sensazione che gli Oceansize possano fare di più e arrivare a regalarci finalmente il capolavoro definitivo. Ma forse non lo fanno per rispetto a tutte le altre band del pianeta, perché il confronto sarebbe impietoso.
Mi voglio sbilanciare...album dell'anno.
www.myspace.com/oceansizeuk
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