venerdì 28 giugno 2024

Bilmuri - AMERICAN MOTOR SPORTS (2024)


I Bilmuri ricadono in quella categoria di ibridazione estrema di generi che con gli Sleep Token l'anno scorso si è presa tanti insulti quante approvazioni. Non a caso i Bilmuri sono stati scelti come supporter degli Sleep Token per il loro prossimo tour europeo, ma il paragone tra le due band va comunque contestualizzato dato che il gruppo di Johnny Franck, oltre a non prendersi troppo sul serio, lavora su un piano estetico e musicale che si distacca considerevolmente da quello di Vessel e compagni. Qui un meme che spiega meglio di tante parole.

Ormai da otto anni il progetto del chitarrista e frontman Johnny Franck ha collezionato una considerevole lista di pubblicazioni (talvolta anche un paio all'anno), per la loro durata molto più simili ad EP che a veri e propri album, nei quali è stata subito chiara la sua fusione di djent metal diluito in un pop zuccheroso che utilizza tanto i mezzi dell'IDM, hip hop e synthwave, come nei Superlove, quanto i breakdown post hardcore in stile Dance Gavin Dance (con i quali Franck ha anche collaborato), intromettendosi nel contesto con un'attitudine cafona e quasi gratuita, ma che rispecchia la natura estrosa e smargiassa dell'autore. Anche se quest'ultimo aspetto è venuto meno con il passare del tempo i Bilmuri non hanno comunque perso l'appeal post hardcore ed emo che li caratterizzava all'inizio.

Se vogliamo allargare il campo dei paragoni, i Bilmuri cadono in un regno di mezzo che ultimamente ha preso campo nella generazione dei "chitarristi da camera da letto", comprendente il virtuosismo fusion da TikTok dei Polyphia e quello che si serve di RnB, funk ed elettronica portato ai massimi espressivi in modi differenti da gente come Jakub ŻyteckiOwane e Eternity Forever. In più c'è una componente estetica anni '80 che parte fin dalle cover e dalla metodologia di promozione, nella quale Franck adotta una voluta grafica dozzinale che sembra un prodotto da computer vintage (tipo Commodore 64) come una sorta di memetica retro-futurista proveniente dal passato che frulla anime, loghi metal e colori saturi, in un equivalente corto circuito temporale in stile steampunk.

L'ultimo album AMERICAN MOTOR SPORTS (scritto proprio così, con caratteri in Caps Lock) è il culmine del percorso intrapreso finora da Franck e racchiude tutti gli elementi elencati sinora. Un pugno di canzoni che non sbaglia un colpo, le quali potrebbero suonare con la stessa efficacia dentro una grande arena - e dare del filo da torcere a Taylor Swift - e allo stesso modo coinvolgere all'interno dei club con la medesima potenza contagiosa. Per dire che nei live la squadra messa in piedi da Franck è una macchina ben oliata, un concentrato che sprigiona energia pura e un grande senso della performance, con menzione particolare alla sassofonista e vocalist Gabi Rose, eccellente in entrambi i ruoli.

Se amate il pop intelligente e non monodimensionale, il repertorio di Bilmuri può nascondere un gran potenziale di contagiosità, ma anche se non siete dei bacchettoni metal duri e puri che storcono il naso di fronte agli Sleep Token, potrete apprezzare il "bedroom AOR" di ALL GAS, il caramelloso metal RnB di STRAIGHT THROUGH YOU, oppure cadere nella trappola dell'impossibilità di togliersi dalla testa i chorus delle power ballad BLINDSIDED e 2016 CAVALIERS (Ohio). In questo album Franck mette a frutto il suo amore per il midwest e per la musica di fattura americana, con riferimenti compositivi neanche troppo velati al country pop (ecco perché il riferimento alla Swift), ma sempre ammantati da una forte aura metal. Fatto sta che per quanto la musica dei Bilmuri possa raggiungere un alto grado di aggressività rimane costantemente, sotto ogni punto di vista, solare, positiva e con testi da cuori innamorati o infranti in pieno stile emo. 

mercoledì 26 giugno 2024

Strelitzia - Winter (2024)


Quello degli Strelitzia è un nome relativamente nuovo che si affaccia dal nulla nel panorama midwest emo/math rock con un album ambizioso, anche se in verità alle spalle hanno un EP già pubblicato nel 2017. Il fatto è che al qui presente disco d'esordio Winter ci sono voluti sette lunghi anni di lavoro affinché vedesse la luce, si capirà quindi che il periodo trascorso fa percepire il quartetto dell'Arizona  formato da Skylar Bankson (chitarra, voce, tromba), Jacob Howard (chitarra), Hunter Hankinson (basso) e Kyle Porter (batteria, piano) come una totale novità. Questa volta però le premesse che caratterizzano Winter sembrano fatte apposta per farsi finalmente notare e non poteva essere altrimenti vista la cura che gli è stata dedicata nella produzione.

Gli Strelitzia hanno dato alla loro opera prima l'impostazione di un concept album (si narra di un amore tormentato in pieno stile emo) con canzoni che si dilatano temporalmente e imboccano percorsi che spesso deviano dall'emo e sconfinano nel post rock, nel prog e nello sperimentale. Uno dei primi termini di paragone a venire in mente ascoltando la prima traccia Decigic sono i Delta Sleep, per un brano che affronta il crescendo di dinamica tra delicata malinconia e improvvisa esplosione emocore, espediente che poi sarà anche alla base della cifra stilistica di molti episodi. Nel frizzante math rock di This Bed Ain't Big Enough Fer The Two of Us tali caratteristiche prendono la via di declinare il tutto in un viaggio di inaspettate svolte tematiche e ritmiche. 

Ma Winter per alcune scelte appare un album coraggioso, al di là se lo si apprezzi o meno, tipo quella di porre al centro della storia il monolite da undici minuti Sara, un continuo saliscendi di umori romantici e sussulti aspri, tradotti con il linguaggio di chitarre elettriche emo e timbriche clean con tapping math rock, che si vanno a diluire dentro una coda di suoni astratti tra ambient e post rock, oppure chiudere inaspettatamente facendo ricorso ad una nota quasi di anti-climax  per quell'uso minimale, ma struggente, solo di chitarra acustica e voce su Epilogue. Il pregio di Winter risiede infatti nella sua imprevedibilità, proprio per l'alternarsi di pezzi che non sai mai che piega prenderanno. 

Ci sono delizie midewest emo, come Digital Spliff (Bees?!) e Sben, piene di contrappunti chitarristici elettroacustici, accenni hardcore, numeri prog emo, gang vocals interpretati con il massimo del coinvolgimento catartico, quasi a ricordare la dedizione e lo sforzo con cui è stato prodotto il disco. Poi c'è la title-track che pare un racconto in musica per come l'atmosfera strumentale avanza e si ritira in modo etereo ed impressionista, come fosse una marea. In pratica Winter trasmette il trasporto e l'emotività con cui gli Strelitzia lo hanno concepito e realizzato, se non altro per avergli dato un'identità sperimentale che oltrepassa i classici confini dell'emo.