Qualche volta il tempo che passa senza darti la possibilità di esprimerti nel momento che vorresti può essere non un nemico ma un saggio alleato. E' stato così per gli Ugly, nati nel 2016 e che arrivano solo ora all'esordio con Twice Around The Sun, nominativamente un EP, ma che con i suoi 36 minuti e il ricco contenuto non sarebbe sbagliato considerare un vero e proprio album. Provenienti da Cambridge, gli Ugly appartengono all'ultima scena indie inglese a cui piace prendersi delle libertà verso spazi più ampi - tra cui non manca il progressive - che tra i nomi più noti comprende HMLTD, black midi, Squid e per finire Black Country, New Road con i quali gli Ugly hanno condiviso concerti e, fino al 2020, pure il batterista Charlie Wayne.
Comunque in questi otto anni il lavoro per Twice Around The Sun è passato attraverso numerosi "stop and go", tra il blocco forzato della pandemia, una pausa imprevista, un cambio completo di formazione che ha visto l'arrivo del nuovo batterista Theo Guttenplan, l'aggiunta di Jasmine Miller-Sauchella alla voce e alla tromba e Tom Lane alle tastiere, gli Ugly si sono evoluti da un progetto per chitarra del solo membro fondatore Sam Goater ad un ben più strutturato sestetto prog-indie-folk che si serve di elaboratissime polifonie vocali. Talmente elaborate che il pezzo di punta, nonché di apertura di Twice Around The Sun, The Wheel è un degno gioco di contrappunti alla Gentle Giant, prima a cappella e poi con l'intervento di tutto il gruppo. L'impostazione da folk inglese non lascia quasi mai il cammino dell'EP, ma la sua messa in scena appartiene ad una visione dai connotati che si legano a quell'intellettualismo chamber rock o pop barocco di North Sea Radio Orchestra, XTC e Field Music, dove il prog fa capolino più per convenzione di necessità che per adesione al genere.
Il comparto vocale non è l'unico dove il gruppo dà prova della sua abilità, ma anche per ciò che riguarda la strumentazione gli Ugly si impongono sia come ottimi esecutori sia come inventivi arrangiatori nelle soluzioni di interplay, tra cui risalta il basso dal gusto jazz di Harry Shapiro, e nel mantenere una peculiare atmosfera sospesa tra il modernismo e la tradizione. I cambi di direzione inaspettati di Shepherd's Carol sembrano fatti apposta per stupire, dato che vengono amplificati dalla somma delle parti che si vengono a creare ne connubio di progressioni armoniche e polifonie vocali. Quando il gruppo non è impegnato in tali tour de force incanala la propria abilità nella costruzione dalle fondamenta di un brano fino a farlo crescere in modo corale (Icy Windy Sky e Hands of Man). Proprio per questo non c'è mai nulla di predefinito durante il percorso di Twice Around The Sun, gli Ugly sono degli ingegnosi architetti sonori e il bello è che questo EP rivela un potenziale che potrebbe crescere ancora.
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