mercoledì 9 dicembre 2009

Guida al Nuovo Progressive Rock 1990-2008 - Seconda Edizione

"Di tutto questo si occupa con rigore Barbagli, tracciando un'esaustiva panoramica sul prog più recente, che ha travalicato i confini europei per allargarsi ad ogni angolo del mondo."
Rockstar



"Con questo testo, Barbagli giunge in poco tempo alla sua seconda pubblicazione [...] e lo fa con la stessa metodologia al tempo stesso scientifica e rigorosa che aveva caratterizzato il suo esordio letterario [...]."
Wonderous Stories



Lorenzo Barbagli, autore del saggio Il Percorso del “lamb” di Peter Gabriel (Edizioni Segno), presenta il suo nuovo libro Guida al Nuovo Progressive Rock 1990–2008, pubblicandolo tramite il sito web Lulu.com.

Il nuovo libro di Barbagli prende in esame la storia del rock progressivo contemporaneo, partendo dal 1990 per arrivare fino ad oggi. Tralasciando i gruppi storici degli anni ’70, sui quali ormai esiste un’ampia bibliografia, il saggio si concentra nell’analisi storica e critica delle nuove band sorte in quest’ultimo periodo. Il fenomeno del progressive rock si è sviluppato come non mai negli anni ’90 e questa guida cerca, nel modo più completo possibile, di mettere ordine tra i moltissimi gruppi che fanno parte di questo panorama.

L’argomento fino ad ora non era mai stato trattato da nessun libro, forse per la vastità dell’argomento, che Barbagli ha affrontato con uno stile agile ed essenziale. Non tralasciando né sottogeneri (come progressive metal, post rock e alternative), né i fondamentali apporti delle scene scandinave ed europee che hanno scardinato la centralità dei paesi anglofoni.

Nel gennaio 2010 è uscita la Seconda Edizione di Guida al Nuovo Progressive Rock 1990-2008, aggiornato con tutti gli album usciti nel 2009.

Come spiego nella nota della nuova edizione il 2009 "dal punto di vista discografico, è stato un anno ricchissimo, tanto che quasi ogni artista e gruppo compresi nel presente volume sono usciti con una nuova opera. Così la tentazione di tornare sul luogo del delitto è stata forte, oltre che doverosa, aggiungerei. Ma questa seconda edizione, oltre ad essere stata riveduta ed ampliata con gli album del 2009, aggiunge ed approfondisce alcune nuove voci che, per vari motivi, nella precedente versione avevo tralasciato. "

Il libro è sempre acquistabile on-line all'indirizzo www.lulu.com/content/6008753 e Amazon
Per promuovere la nuova edizione ho realizzato questa clip.




4 commenti:

Antonio ha detto...

Ciao, sono incappato nel tuo libro mentre cercavo informazioni su google books. Da appassionato di progressive metal, nell’accezione ampia del termine quindi non solo quello classico, ho dato un’occhiata alla tua disamina sul genere e l’ho trovata alquanto lacunosa. Innanzitutto, partiamo dal problema più grande: come si fa a non citare affatto i Fates Warning quando si parla di progressive metal? Sarebbe come non parlare affatto dei King Crimson per quanto concerne il prog rock classico. Innanzitutto, i Fates Warning sono i pionieri del genere, assieme ai Queensryche per quanto riguarda il metal “classico” (heavy, power) i cui prodromi risalgono ovviamente al periodo hard-prog, con Rush (e Kansas) come band spartiacque. Questi due gruppi – parlo dei ‘ryche e Fates, con i Dream Theater formano le band più importanti ed influenti della scena classica. Ma, laddove i Queensryche erano un gruppo sostanzialmente heavy metal con qualche particolarità (ed ora non sono affatto un gruppo prog), i Fates Warning furono quelli più concretamente progressive, che spinsero il genere oltre i limiti, aprendo di fatto al “metallo progressivo”, facendo esplodere nel barocchismo alla Yes le cavalcate maideniane in dischi pionieri come The Spectre Within (1985) e soprattutto Awaken The Guardian (1986), dando vita ad un heavy/power metal progressivo elaborato, contorto, intricato, difficile e abbastanza unico nonostante le derivazioni, che all’epoca creò una vera e propria rivoluzione nell’underground. E’ a partire da questi dischi – assieme alle ricerche sonoro/futuristiche dei Queensryche – che il metal cambia e muta e gli stessi Dream Theater saranno molto influenzati da questi album e da tutti quelli fatti dalla band fino all’uscita di Images & Words. Il percorso dei Fates Warning continua evolvendosi di disco in disco, ogni volta provando a dire qualcosa di differente, ogni volta spingendosi più in là: su No Exit (1988) sperimentano la prima suite di 20 minuti del progressive metal, su Perfect Symmetry (1989) gettano le basi per le sonorità melodiche e raffinate degli anni’90 su un metal tecnico, contorto e cerebrale. Mi citi gruppi come Zero Hour, per dirne uno, che praticamente devono tutto ad album del genere: il loro prog metal tecnico e contorto trova proprio le basi in questi album. Nella prima metà degli anni ‘90 passano a sperimentare sulla forma canzone canonica, “deviandola” in modo progressive: Parallels (1991) è un album seminale per il sound del prog metal di quegli anni. Nel 1997, compongono un altro tassello importante per il genere, un’unica composizione divisa in dodici parti, con echi pink floydiani e industrial: A Pleasant Shade of Gray. Insomma, senza stare a fare la disamina di ogni album (Disconnected del 2000 un altro disco notevole ed importante, così come quello del progetto Arch/Matheos del 2011), si sta parlando di un gruppo cardine non solo del prog metal, ma dell’heavy metal in generale. Non averlo tenuto affatto in considerazione parlando di prog metal, ma trattando gruppi inutili come Enchant o Thought Chamber, è una grave mancanza.
Comunque, per approfondire bene il progressive metal, ti consiglio l’ottimo libro di Jeff Wagner, edito qui in Italia dalla Tsunami Edizioni: Prog Metal – Quarant’anni di heavy metal progressivo. Ad oggi, semplicemente la migliore pubblicazione internazionale sul tema.

Lorenzo Barbagli ha detto...

Mi sembra di leggere la recensione di uno su Amazon che critica il libro perché non ci sono gli Yes. I Fates Warning, come scrivi anche tu, partono dagli anni '80 e se hai letto l'introduzione del mio libro dico che prendo in esame solo le band sorte dagli anni '90 in poi. Per i Dream Theater ho fatto un'eccezione poiché la parte più importante della loro discografia si estende a partire da quel decennio. E, sempre nell'ottica degli anni '90 e '00 non trovo affatto inutili gli Enchant.
Naturalmente posseggo e ho letto il libro di Wagner, ma quello è un saggio dedicato al prog metal in dettaglio, mentre il mio cerca di soffermarsi un po' su tutti gli aspetti del prog rock. Fatto sta che già nel 2009 citavo delle band delle quali oggi leggi ovunque nelle riviste di progressive rock e all'epoca non conosceva nessuno...se ti sembra lacunoso questo....

Antonio ha detto...

Innanzitutto, ti ringrazio per la risposta. Proverò a spiegarmi meglio.

Mi preme chiarire un punto: non ho letto il tuo libro, ma ho solo dato un’occhiata al capitolo sul prog metal tramite google books e non l’ho certo analizzato da cima a fondo. Sul fatto che non potevi affrontare il genere in dettaglio hai pienamente ragione. Difatti, se vedi, io alla fine è sostanzialmente un solo appunto che ti ho fatto: la mancanza di citazione dei Fates Warning.

Per spiegarmi meglio però sul perché ho scritto anche “lacunoso” sulla disamina del genere, devo partire dal concetto di progressive metal. Vedi, io negli anni ho dovuto battagliare spesso contro il pregiudizio che progressive metal significasse copiare i Dream Theater (e che loro avessero “inventato” il genere) o fare del metal melodico/sinfonico con sboronate solistiche dei musicisti o semplicemente richiamarsi nelle sonorità al prog rock. No, progressive metal – per quanto mi riguarda - significa far deviare le norme stabilite di uno specifico (sotto) genere e/o stile del metal, con forme inusuali, atipiche e/o più intricate e complesse di quelle base. E che il progressive metal, quindi, nei suoi grandi gruppi (o quelli piccoli, ma che hanno detto qualcosa di significativo) sia una musica – idealmente – di ricerca (anche tematica) e avventura, oltre che di eccesso.

Ora, è vero -come tu scrivi- che il prog metal (aggiungo, classico novantiano) accorpa spesso gruppi che sono una mera copia dei Dream Theater (anche se, per me è un pochetto esagerato ed eccessivo il giudizio su buoni gruppi come Shadow Gallery e Threshold, questi ultimi poi copie dei DT direi di no, diciamo che i veri gruppi copie stantie sono quelli minori come Ice Ige e Dali’s Dilemma).
Però, non è e non è stato tutto così.

Come detto, il genere (classico, sottolineo, power ed heavy…thrash, death, black è altro) ruota attorno a quei tre gruppi (‘Ryche, Fates W. e DT), se l’influenza theateriana è preponderante, gli altri due non è che “non ci siano” come influenza tra le band, anzi: ad esempio, gli stessi Shadow Gallery, molto theateriani, hanno echi Fates Warning. Così come ci sono stati gruppi “molto simili” e derivativi dei ‘ryche o dei Fates, ci sono state anche, però, band interessanti, che hanno saputo distinguersi e che partono proprio dal “filone FW”: cito solo come esempio gli Pychotic Waltz, i tedeschi Sieges Even (che iniziano come prog thrash nel 1988 ) i norvegesi Ark o i più recenti Spiral Architect (seppur con un solo disco). Quelli che citi tu, che metterei tra questi, sono gli Zero Hour. Ma ci sono state anche altre significative “devianze”.
Ho capito che non hai trattato i Fates perché una parte importante della discografia è degli ’80 (nei ’90 comunque non è che abbiano pubblicato dischi poco importanti; i Queensryche in parte, diciamo morti dopo il ‘94) e il soffermarsi esclusivamente sui ’90, magari mi è anche sfuggito (va anche aggiunto, però, che lo stesso capitolo mi pare sia riutilizzato tale e quale in un altro volume che copre anni più ampi). Però, almeno, sarebbe stato bene nominarli tra i gruppi che hanno dato avvio al progressive metal e fare più chiarezza sul concetto di “metal” e "prog metal" inteso in senso generale, dato che citi anche i Voivod tra i precursori e poi successivamente analizzi gli Opeth (e questi due nomi aprono il discorso al metal estremo, inutile fare nomi dato che hai letto il libro di Wagner sai di cosa parlo) e gli alternative Tool.

Spero di essermi spiegato meglio, non voleva essere una critica per demolire, ma segnalarti cosa ho trovato carente nel tuo capitolo. Aggiungo, esclusivamente su quell’argomento: non ho letto il libro, non posso dire nulla sul resto e so che copre un campo molto più vasto e generale e il prog metal è solo una delle tante cose trattate.

Lorenzo Barbagli ha detto...

Premessa: se ti capita di navigare su questo blog capirai che con me sfondi una porta aperta riguardo allo spiegare che il progressive rock o metal non va inteso solamente nei suoi canoni nei quali è impostato.
Detto ciò, pensa anche chi chi scrive questo tipo di libri deve necessariamente fare delle scelte: o butti dentro di tutto come fa Wagner (perché giustamente è quello di cui parla), o devi fare delle scelte e io ho scelto di non trattare volutamente in maniera più approfondita perché il progressive negli anni '90 si è sviluppato su più fronti. Ho, ad esempio, inserito anche un capitolo breve sul post rock, ma è giusto per citare le cose più importanti. Ovvio che se parli del prog metal degli anni '90 non puoi esimerti di trattare DT e PoS, ma se leggi bene all'inizio del capitolo specifico che non sono stati i DT ha dare l'avvio al filono, citando poi Rush e Queensryche, ma non posso mettermi a disquisire sulle loro discografie dato che ho fatto una scelta ben precisa, che include tra l'altro di non citare le discografie successive prodotte in quel decennio (non ci sono i dischi anni 90 dei Fates Warning, così come non ci sono i dischi anni '90 degli Yes o dei King Crimson).
Per poi capire la differenza su come ho trattato certi argomenti ti faccio un altro esempio: nel libro c'è anche un breve capitolo dedicato all'influenza del post hardcore nel prog moderno. In questo sono citate solo alcune band di punta come The Mars Volta e Coheed and Cambria, ma dato che l'argomento era vasto e volevo approfondirlo qualche anno dopo ho scritto il libro "Altprogcore" dedicato esclusivamente a quel genere.