domenica 29 gennaio 2023

Eyeless Owl - Murmurations (2023)


I fratelli Coniguliaro, Ben e Quinn, ci hanno già abituato all'eccellenza in campo prog con i loro svariati progetti, sia quando li troviamo in coppia (Sun Colored Chair e Wyxz) sia quando sono separati (Wippy Bonstack e Eyeless Owl), progetti per i quali vi rimando in questa pagina riassuntiva. A poco tempo di distanza dalla seconda opera di Ben a nome Wippy Bonstack, 22 (novembre 2022), Quinn ci propone il secondo capitolo del suo personale progetto strumentale Eyeless Owl, nel quale comunque appare l'apporto del fratello alla batteria e alla solita pletora di strumenti suonati da entrambi.

Attraverso Murmurations Quinn Coniguliaro riprende con maggior forza e sicurezza i temi dell'omonimo esordio, espandendo ancora di più la sua idea di prog virtuoso che coniuga frammenti math rock e brutal prog con espansioni orchestrali da chamber pop. In questo si avvicina al precedente lavoro del fratello sotto la sigla Wippy Bonstack, ma sono presenti anche le delizie elettroacustiche dei Sun Colored Chair e i frenetici cambi epilettici dei Wyxz. Quinn mette a frutto tutte queste esperienze per un album eclettico e riepilogativo delle proprie capacità di compositore e arrangiatore. 

Le traiettorie e direttive sono sempre principalmente la scuola di Canterbury, Mike Keneally, Frank Zappa e molto Rock In Opposition, passioni che Quinn evidentemente condivide con il fratello Ben, pronto anch'egli a dare una mano in fase di scrittura su alcune tracce. La maggior parte di esse potrebbero essere descritte come chamber math rock, in virtù del grande arsenale di fiati e percussioni che fanno capolino nelle varie sezioni dei brani, alternando i movimenti stilistici tra sperimentazioni rock infarcite di riff episodici e parentesi orchestrali per piccolo ensemble. Murmurations diviene un costante saliscendi di contrappunti strumentali, frazionato continuamente tra colto e popolare alla maniera virtuosa e divertente dei Gentle Giant. Esplicativo di questa ambizione è ad esempio il brano House Finch, piccolo concerto per fagotto, piano e percussioni, arrangiato con l'aiuto del pianista Zachary Detrick con il quale i Coniguliaro hanno collaborato al suo prossimo esordio solista sotto il nome di Filibuster Saloon. La giovane età dei due fratelli non ha impedito insomma di farli diventare i più autorevoli e competenti esponenti dell'eredità canterburiana trapiantata nel presente.

sabato 28 gennaio 2023

Kill Iconic Fest: la trasversalità del progressive hardcore


Lo scorso 8 gennaio si è tenuto ad Anheim il Kill Iconic Fest sul quale vale la pena soffermarsi un attimo per la particolare line-up che ha portato in scena una sintesi indicativa della piega che ha preso una frangia appartenente al progressive hardcore. Innanzi tutto, come nasce il Kill Iconic Fest? Il festival è stato l'emanazione della Kill Iconic Records, etichetta fondata e gestita a partire dal gennaio 2021 (inizialmente sotto forma di magazine) da Donovan Melero degli Hail the Sun e il manager Sinjin Ayat con lo scopo di promuovere la scena alternativa post hardcore americana, mettendo finora sotto contratto le band Satyr, Gold Necklace, VIS e altri. Andando ad ascoltare la musica di questi artisti si capisce che il confine con altri stili musicali è molto labile, partendo dall'estremo experimental post hardcore dei Satyr fino ad arrivare al math pop infuso di R&B dei Gold Necklace.

Il Kill Iconic Fest non ha fatto altro che estendere tale concetto andando a mettere assieme artisti provenienti da altre etichette, ma tutti collegati ad un passato comune all'interno dell'universo progressive hardcore. Il billboard stesso del festival posiziona i nomi dei protagonisti quasi in modo evolutivo, un'esplicativa sintesi dello sviluppo in versatilità che, dal primario post hardcore, ha portato il pop mainstream a contaminarsi con forme math rock, R&B, dance e persino hip hop.

Partendo in primis dai redivivi e leggendari The Sound of Animals Fighting, formati da membri di RX Bandits, Chiodos e Circa Survive, tornati insieme da poco con l'EP Apeshit e che fecero della loro imprevedibile e audace connessione tra generi sperimentali un fine artistico.

 

Poi si passa ai The Fall of Troy, storico gruppo che quest'anno celebrerà in tour i venti anni del primo omonimo album e la cui influenza seminale per la nascita e sviluppo del prog hardcore non è mai troppo ricordata. Un disco come Doppelgänger nel 2005 era già molto avanti a ciò che si ascoltava in quel periodo in ambito post hardcore.


I successivi Hail the Sun sono stati proprio tra i beneficiari delle influenze di The Fall of Troy, Circa Survive e Coheed and Cambria e, con il progressivo cambio di traiettoria di queste band, sono diventati un punto di riferimento per chi ricerca un metaforico "fermo immagine sonoro" del caratteristico sound math hardcore.

Tra il ritorno di altre due storiche firme come Sparta e Scary Kids Scaring Kids si passa al math rock degli Strawberry Girls e alle nuove leve Body Thief, che si ispirano ai Circa Survive, e al pop multicolorato di Andrés che include i più disparati crossover stilistici. E infine, tra le cose che sembrano allontanarsi di più da tutto ciò che le hanno precedute, ci sono i Glod Necklace guidati in realtà da tre veterani del math post hardcore come il cantante Kurt Travis che ha militato nei Dance Gavin Dance e negli A Lot Like Birds, il chitarrista Brendon Ewing dei Chon e il batterista Joseph Arrington anch'egli ex A Lot Like Birds. Infine una menzione d'obbligo va a colui che fondò questa band, Michael Franzino, il quale è invece presente con la sua ultima creatura, i Moxy the Band (il loro primo album Dream Feeling è uno degli highlight del 2022), trio synthpop messo insieme con la sua ragazza Amber De La Rosa alla voce e che suonano quanto di più lontano al progressive post hardcore, a riprova della versatilità e dell'evoluzione che ha subito il genere.

venerdì 27 gennaio 2023

Testa - four threads into one (2022)


Il quartetto giapponese Testa, nato nel 2018, ha esordito lo scorso 21 dicembre con l'album four threads into one che segue l'EP di tre tracce resuond, primo lavoro pubblicato nel 2019. Ormai il math rock è un genere abbastanza in voga dalle parti del Sol Levante e i Testa si impongono immediatamente come una aggiunta eccellente al catalogo del genere. Suonando con uno stile tecnico, avventuroso, ma accattivante, la peculiarità dei Testa nelle loro composizioni strumentali è cercare di dare spazio con il giusto equilibrio ad ogni strumento che forma il tessuto sonoro.

Forti di una formazione che può contare sia sul piano della tastierista Junko che della chitarra di Keitaro Hamaishi, non lasciano che solo questi due strumenti siano i protagonisti, ma anche la sezione ritmica formata da Kengo Harada (basso, synth) e Kyoshin Yamada (batteria) viene coinvolta in primo piano con lo stesso spessore e importanza degli altri. Si crea così una sinergia di contrappunti che esplode in numerose deviazioni ritmiche, mentre dal lato armonico e melodico si vanno a lambire talvolta i territori vicini di minimalismo, prog e progressioni di stampo jazz. Per chi ama il math rock, ma non in modo esclusivo, four threads into one è quindi un album che sa offrire molti stimoli.

mercoledì 25 gennaio 2023

BRUIT ≤ - Parasite (The Boycott Manifesto), il singolo contro Spotify


La band francese BRUIT ≤ che due anni fa se ne era uscita con il sinistro e apprezzato post rock di stampo cameristico-sperimentale di The Machine is burning and now everyone knows it could happen again ha da poco realizzato un singolo singolare (perdonate il gioco di parole). In pratica Parasite (The Boycott Manifesto) è un brano concepito come critica alla piattaforma streaming Spotify ed è l'unica traccia della band che vi si può trovare, ovvero una piccola anomalia per combattere il colosso dall'interno. Il testo del brano in modalità "spoken word" è piuttosto esplicito nei suoi intenti, con tanto di nomi e dati, ma il bello è che me lo sono trovato nel mio personale "discover weekly" e così, considerando gli intenti, mi sembra naturale includere qui la versione streaming presente su Spotify, anche se il brano è disponibile anche su Bandcamp (che al contrario viene lodato). 

Oltre a questo i BRUIT ≤ hanno reso disponibile la scorsa settimana un breve documentario, girato durante le ultime quattro tappe del tour 2022 per promuovere l'album, ma anche un nuovo singolo in forma di cortometraggio dal titolo Les Temps Perdu pubblicato proprio oggi. 

Tornando a Parasite (The Boycott Manifesto) il gruppo lo ha presentato con queste parole: “we are regularly asked the question: ‘Why can’t we find you on the streaming platforms?’ Here is a universal and digital answer that will generate clicks while bringing in shareholders. Since the great crisis of the record industry, the industry has mutated – it has transformed itself to exploit artists as never before by crushing them under the monopoly of the streaming platforms.

At a time when a change of algorithm can call into question your digital existence, the durability of your professional activity, or the peace of your social life, it seems more necessary than ever to remind people that an audience is not a database and that artists do not have to become influencers. It is unacceptable that people like Daniel Ek, the boss of Spotify, still exploit artists in total impunity and use this money to invest in AI for military use. It’s high time to practice music vandalism and parasite the machine.”

Lyrics:

Long before streaming, the industry was already transforming art into a product of mass consumption and crushing artists to create a monopoly.
The term "music industry" implies that art is created in huge quantities like cars built on an assembly line, leading music companies to raise artists like chickens on a factory farm.

You may ask yourself: Why can I only find this track? Where is the full album? Can we really have unlimited access to all the music in the world for a few dollars a month? Why are the artists underpaid by the platforms? How can Daniel Ek, the CEO of Spotify, use the money generated by the artists to invest in weapons? Is art meant to cause death?

Don't dream of being a cool billionaire. They want to be role models for our kids. This generation of ultra-rich people who dream of colonizing planets, shitting in connected toilets and never paying taxes is the cancer of humanity. They can't survive without us and we'd live better without them. It's the very definition of a parasite. Zuck, Bezos, Musk and all this neo-slaveholders with their money can't buy the respect of the people.

Today there are still gigs and physical formats, there is Bandcamp and there are artists who still fight by making art for people and not only to please the algorithm. Look for the short circuit, look for the craft, look for alternatives, look for us elsewhere. We believe that sound is the most primitive link between humans. A language that sometimes escapes meaning but finds its way freely. Bruit means noise and at the end everything is noise or at worst, chatter. We love you.

   

venerdì 20 gennaio 2023

JYOCHO - 云う透り (As the Gods Say) EP (2023)


I JYOCHO pubblicano oggi il loro terzo EP 云う透り (As the Gods Say) contenente la title-track che segna di nuovo la collaborazione della band con l'autore Junji Ito, essendo la sigla della serie anime Netflix da lui scritta e ideata Japanese Tales of the Macabre. A dispetto dell'argomento horror trattato dalla serie, il brano As the Gods Say apre l'EP in una nota gioiosa e ultra tecnica, dove il chitarrista Daijiro Nakagawa non risparmia le sue evoluzioni virtuosistiche nella sei corde. Ormai il marchio di fabbrica del chitarrista è riconoscibile e queste quattro tracce proseguono su alti livelli il percorso stilistico del gruppo, che avevamo lasciato appena un anno fa con l'album Let's Promise to Be Happy.

Il breve dischetto prosegue ben bilanciato con le atmosfere acustiche di The Progress of Civilization in linea estetica e sonora con la precedente pubblicazione, contrapposte alla più elaborata Silent Prayer che sembra quasi riprendere quella malinconia veicolata dalle stesse convulse e delicate atmosfere degli Uchu Conbini366 infine si concede una pausa nella frenesia delle partiture math pop e abbraccia una lenta e suadente aria da ballad con accordi chitarristici dilatati. Non c'è dubbio che云う透りsia un altro piccolo gioiello firmato JYOCHO.


mercoledì 11 gennaio 2023

Dieci album (più un EP) attesi nel 2023


  • Il 2022 si è chiuso con il nuovo singolo degli Intersphere dal titolo Wanderer e, anche se il suo lancio non ha coinciso con un annuncio di una prossima pubblicazione per un full length, è abbastanza lecito aspettarsi un nuovo lavoro, dato che il precedente The Grand Delusion risale al 2018 e il gruppo ha continuato a lavorare ad intervalli regolari anche in pandemia, alternandosi con concerti in studio e dal vivo. Una tra le cose più recenti realizzate ad esempio è stata l'esecuzione completa dell'album Hold On, Liberty! per celebrare il suo decennale.  


  • Con due singoli già pubblicati e altri due in programma (il 19 e il 20 gennaio) ormai è imminente l'arrivo del terzo album degli Sleep Token dal titolo Take Me Back to Eden del quale si conosce già artwork e tracklist, ma non la data di uscita ufficiale, che probabilmente sarà svelata a breve. A giudicare dai brani Chokehold e The Summoning il disco potrebbe segnare una crescita ed una angolazione più dinamica nel sound degli Sleep Token. 


  • Continuando sul filone prog metal/djent, se da una parte i Periphery e i TesseracT stanno scaldando i motori per la promozioni dei loro rispettivi album in uscita (già confermati), sul fronte Contortionist ancora tutto tace. La cosa però dovrebbe cambiare tra non molto, almeno si spera. Nel lontano ottobre 2021 il chitarrista Robby Baca ci informava tramite Instagram che le registrazioni del quinto album dei The Contortionist erano iniziate. Dopo più di un anno non ci sono state altre news ufficiali al riguardo. Gli unici aggiornamenti informali sono trapelati dagli incontri con i fan durante il tour di settembre e ottobre, dove la band ha suonato per intero Language e Exoplanet. I fortunati avventori provvisti di pacchetto VIP hanno potuto ascoltare in anteprima due brani e qualche anticipazione direttamente dai membri. La motivazione di questa lunga attesa e lavorazione è presto detta: pare che il gruppo abbia in cantiere circa 20 brani inediti e che il nuovo album sarà addirittura un doppio, o comunque un disco singolo seguito da un EP, continuando stilisticamente sulla linea di Language, Clairvoyant e Our Bones. L'uscita è prevista tra maggio e giugno e anche un singolo che anticipa il tutto non dovrebbe tardare.


  • Già annunciato per il 2023, The Harmony Codex sarà il prossimo album di Steven Wilson che, a detta del suo autore, segnerà un ritorno alla forma prog dopo le controverse incursioni nel pop di To the Bone e The Future Bites. Come egli stesso lo ha definito più chiaramente sarà "epico e senza compromessi" e vedrà il ritorno come ospite alla voce della cantante Ninet Tayeb. Le parole di Wilson: "Penso che le persone a cui piacciono i Porcupine Tree ameranno la direzione di questo nuovo album. Lo trovo molto più epico e privo di compromessi. Si tratta di un lavoro più complesso e imprevedibile sotto diversi aspetti. Dopo l'esperienza d'ascolto a cui le persone si sono sottoposte con l'ultimo disco della band, penso che ci saranno opinioni positive per questo nuovo lavoro. Manterrà molto del vocabolario musicale proveniente da The Future Bites ma proietterà il tutto in un mondo più concettuale, meno concentrato sulla natura concisa delle canzoni pop e più aperto alla sperimentazione. In termini più semplici, potrebbe essere visto come una via di mezzo tra HAND. CANNOT. ERASE. e The Future Bites, ma non come uno dei due album in questione". Ovviamente si tratta già a prescindere di un capolavoro epocale che i virgolettati delle riviste prog definiranno "puro genio", nonché già decretato album dell'anno sulla fiducia.


  • Può una band esasperarti così tanto nel procrastinare un'uscita fino a farti perdere interesse per la suddetta? A quanto pare i Dredg sì! Anche se la pandemia aveva stoppato i piani per una loro annunciata reunion con lo scopo di scrivere nuovo materiale, dopo di ciò il tempo ha continuato a passare senza ulteriori aggiornamenti. Quando pensavi che ormai il progetto fosse naufragato del tutto, ecco i Dredg che riemergono dall'abisso con la conferma di avere sufficienti canzoni per due album e con la promessa di arrivare a registrare nell'inverno 2022. Se non che, per il lancio del costoso box set antologico VAULT con annessi maxi libro fotografico e memorabilia, aggiungono che il ricavato aiuterà a finanziare il sesto LP. Quindi i tempi si allungano ancora e, conoscendo i loro standard, sicuramente non saranno brevi. Inseriamolo comunque tra le uscite del 2023, ma con qualche riserva. (Qui sotto una clip come prova che esiste della nuova musica dei Dredg). 


  • Un altro gruppo che sta da tempo lavorando ad un album di inediti sono i Dream the Electric Sleep, lavoro atteso con curiosità anche perché prodotto da quel gigante di Michael Beinhorn (Soundgarden, Mew). L'ultimo lavoro dei DTES risale addirittura al 2016, se si esclude la stampa di The Giants Newground nel 2018, compilato con il materiale che avrebbe dovuto far parte del primo album del gruppo. Lo scorso anno, dopo molto silenzio, il cantante e chitarrista Matt Page, presentando una serie di pezzi della band riletti in chiave acustica, aveva affermato che ormai l'album era in dirittura di arrivo. Il 2023 dovrebbe quindi essere l'anno buono.


  • Se si parla di tempistiche estremamente dilatate, a parte Tool e Karnivool un altro nome a venire in mente è quello degli Earthside. Nel 2021 sono riaffiorati a distanza di sei anni dall'esordio con il lungo strumentale, ridondante e ambizioso All We Knew and Ever Loved. Lo scorso novembre invece hanno presentato il potente e melodrammatico pezzo We Who Lament. Nonostante ciò il completamento dell'album deve ancora giungere alla fine, però potrebbe concludersi in tempo per un'uscita entro l'anno.


  • Chi non è avaro di aggiornamenti sono gli Echolyn, rimasti ormai da tempo in tre elementi (Brett Kull, Ray Weston e Chris Buzby), i quali tramite la loro pagina Facebook hanno costantemente tenuto traccia dei propri progressi di registrazione con dei video che mostravano le sessioni in studio. E sono proprio gli Echolyn a confermare che il 2023 segnerà il loro ritorno.


  • La recente crisi che, tra le molte altre cose, ha colpito l'industria discografica deve essere proprio profonda se ha costretto ad esporre fuori dai confini del proprio spazio esoterico una band come gli Adjy. Di recente la band ha infatti aperto due pagine (Patreon e GoFundMe) per cercare di raccogliere sufficienti fondi per produrre il seguito di The Idyll Opus. Nel frattempo l'attesa sarà fortunatamente mitigata da un EP che loro chiamano per il momento June Songs:  una raccolta di "singoli" ambientati nel mondo di Idyll Opus; come una raccolta di appendici o vignette. Il leader Christopher Noyes spiega: "Li realizzeremo in lotti online con alcuni articoli fisici come cassette, ecc. e il nostro obiettivo è di realizzare il primo lotto questa primavera!"

domenica 8 gennaio 2023

Gnarbot - Mystery Lodge (2022)


Proprio sullo scadere del 2022, il 30 dicembre, gli Gnarbot hanno pubblicato il loro secondo album Mystery Lodge, in termini di materiale è un'opera temporalmente molto più contenuta rispetto all'esordio (cinque tracce per trentasette minuti), ma ciò non ha impedito all'originario quartetto di Philadelphia, che adesso conta anche un quinto elemento con l'aggiunta delle tastiere di Ricky Hess, di spaziare il più possibile nella propria esuberanza strumentale. Le coordinate sono sempre indirizzate verso la prog fusion più spettacolare ammantata dagli sviluppi contemporanei del genere, che mischiano un po' di tutto: le ritmiche convulse del math rock, la synth retrowave nel segno degli Arch Echo, i virtuosismi jazz alla Snarky Puppy (senza fiati) e i riff djent del prog metal.

Da questo calderone ne esce una miscela sapientemente interpretata e dosata nei vari ingredienti. Ad esempio il tema principale che guida Defender Covington è un perfetto scambio circolare tra fraseggi chitarristici e ritmici math rock, ma tradotti nel linguaggio fusion, sobbarcandosi il compito di spingere al massimo lo spostamento graduale delle modulazioni a carattere minimale. Altre volte (come su Yunz) vengono seguiti dei parametri tematici di esposizione più aderenti agli standard jazz dove, dopo avere presentato le sezioni, si procede con l'assolo dello strumento preposto, in questo caso la chitarra. 

Le tastiere vengono utilizzate per abbellire, aumentare lo spessore dello spazio sonoro e sono funzionali per agevolare l'immersione in quel senso di fusion retro-futuristica che fa la differenza, altrimenti un pezzo come Crude Boi avrebbe finito troppo per assomigliare agli Animals As Leaders. Gli unici brani in cui compare il cantato sono Thrapticious e la conclusiva title-track, nonostante ciò i riflettori continuano ad essere puntati sulle evoluzioni strumentali, molto furiose e veementi nel primo, cadenzate su tempi alternativamente fluidi e macchinosi nel secondo. In ogni caso costantemente alla ricerca di trame che possano contare su soluzioni inconsuete e inattese. Gruppo di innegabile talento strumentale, gli Gnarbot continuano a rimanere un segreto nascosto della scena prog fusion, ma meritano di essere ascoltati da tutti coloro che apprezzano tali commistioni. 

venerdì 6 gennaio 2023

Seeg - Echoes (2021)


L'album Echoes è il lavoro di una sola persona, il polistrumentista Bryan Segraves che con il moniker Seeg ha composto, registrato e suonato quasi completamente in solitaria questo suo terzo album nel proprio studio casalingo. Echoes conta giusto qualche ospite tra cui spicca il tastierista Richard Blumenthal degli Aviations che si occupa dell'assolo di piano nell'ultimo brano Rift. Se gli altri due precedenti lavori di Segraves si basavano esclusivamente su composizioni per piano solo, su Echoes cambia strada e abbraccia il più vasto territorio offerto dal progressive rock, quello più atmosferico, cantautorale e decisamente con un'inclinazione americana.

Segraves, oltre che musicista, è originariamente un produttore e un ingegnere del suono e si sente, per la cura con cui sceglie i suoni, li dosa e li cesella in sottrazione, dando spazio più all'atmosfera piuttosto che alla spettacolarità. Proprio per questo Echoes è un album che si apprezza con maggior gusto attraverso un paio di cuffie e il mix/master di Forrester Savell (Karnivool, Skyharbor, Dead Letter Circus) non fa che aumentare le sfumature delle molte dinamiche soft che costellano il lavoro.

La prima traccia Echelon esce leggermente da questa descrizione, aprendo con grande sfarzo il lavoro in piena modalità prog, servendosi di strati di tastiere e voci che si rincorrono verso alte vette da cerimonia solenne. Come introduzione il pezzo ci mostra ciò di cui è capace Segreves, ma con il seguito Echoes cambia registro e diventa un'opera meditativa e intima. Hollow Light, Tree e Your Voice si prefiggono l'obiettivo di portare avanti una delicata ricerca di equilibri nell'uso dosato degli strumenti. Sono ballate lente, plasmate più per trasmettere sensazioni e raccontare che per colpire nell'immediato, dove si percepisce il significato personale che rivestono per l'autore.

Heart Don't ha invece tutte le caratteristiche del singolo dotato di un ritornello per fare presa, mentre l'arrangiamento ammicca al soul dance dei Dirty LoopsLetely I e Shadow riportano il disco su sponde tranquille, ma si fregiano di arrangiamenti più dinamici quasi poggiati su parametri prog, un fattore che la traccia di chiusura Rift riporta prepotentemente a galla. In un certo senso con il pianismo tra il soul e il funk di Segraves pare di ascoltare una versione prog di Bruce Hornsby che si incontra con gli arrangiamenti patinati dei Toto, srotolando nella sua durata di quasi otto minuti tutti gli umori toccati in precedenza, come uno sfogo riassuntivo della sua penna. Forse l'album avrebbe goduto di più varietà alternando qualche brano simile a questo indirizzo per ravvivare l'ascolto, comunque è indicativo di un autore dal buon potenziale.

martedì 3 gennaio 2023

Perfect - Perfect (2022)


Tra le gemme nascoste del 2022 si è insinuato in extremis questo fantastico album d'esordio dei Perfect. Il gruppo è originario di Akron, Ohio e comprende nella sua line-up sei elementi - Sam Holik (basso, chitarra), Jake Ross (batteria), Sam Colgrove - (basso, chitarra), Ian Palmerton (voce), Michael Weber (tastiere, percussioni) e Eric Perez (sassofono alto e tenore, chitarra, voce) - cioè la giusta miscela per dare corpo ad un sound copioso di idee, ricco nella forma e nella sostanza. Con appena cinque tracce per trentacinque minuti di durata, Perfect ha il pregio di rappresentare un piccolo compendio esaustivo di molteplici aspetti del progressive rock moderno e passato, talmente denso che l'imprevedibilità dei brani non riguarda solo le deviazioni tematiche ma soprattutto quelle stilistiche. Math rock, fusion, metal, hardcore, Canterbury, RIO, sono tutti generi smantellati in varie schegge che vengono ricompattate e ricostruite in una rilettura personale che fa uso delle correnti contemporanee in cui il prog si è sviluppato.

Survival Tarts ad esempio salta con agilità dentro passaggi più disparati, percorrendo zeuhl, cacofonie jazz-core, funk fusion e noise rock. Il copione della multitematicità  è praticamente presente ovunque ed è il minimo comune denominatore che sta alle fondamenta di ogni pezzo, ma in ognuno si troverà una differente strada per sviluppare gli arrangiamenti. Car Painted on Sky si apre con un tema vagamente bossa nova ma incalzato da germi di dissonanze elettroniche per rendere il tutto settato in funzione delle frenetiche sezioni a seguire, le quali si mescolano tra ritmiche caraibiche e contrappunti elaborati di chitarra e basso, attraversando un arco di timbriche che vanno dall'acido allo psichedelico.

Crescent ha quasi le caratteristiche di un'improvvisazione crimsoniana infarcita di sax minacciosi e fratture metal ma, come detto prima, il pezzo viaggia sulle stesse coordinate di improvvisi e repentini cambi di stile abbracciando una sezione avant-garde e poi una parte di dark jazz con groove di basso e assolo di sax, per tornare infine con veemenza ad una variazione jazz-core distorta e dissonante. External Faith Hardware, a livello di primo impatto, è il brano più avventuroso grazie ad una sostenuta ritmica funk/math rock ed una mescolanza timbrica di chitarra e sax che ricorda molto i King Crimson, ma comunque sommersa dalla vivacità dell'impianto strumentale che va ad incastonarsi nelle evoluzioni prog jazz di marca Mars Volta. Un intermezzo astratto e aleatorio interrompe la cavalcata, ricollegandosi poi ad un finale dove si susseguono vari frammenti di furiosi assalti, calme oasi space rock e propulsivi tribalismi percussivi. 

...Creation to Implosion è l'epitome dell'estetica dell'album nella quale ogni strumentista fa sfoggio della propria destrezza. Rifacendosi alla fusion degli anni '70, quando questa prendeva in prestito elementi disco, i Perfect rielaborano la materia avvalendosi della loro propensione all'avanguardia, riuscendo a spaziare dentro la stessa area di coordinate distanti che orbitano dalla "space disco" degli Utopia di Todd Rundgren alle cose più ardite prodotte dai Matching Mole. Questo per dire che Perfect è un calderone di urgenza espressiva che vuole mettere alla prova le possibilità date dal progressive rock in tutte le sue estensioni. Azzardando comunque un quadro di incasellamento, la dimensione prog jazz dei Perfect, che si sposa con l'avanguardia, è simile a quella che oggi hanno popolarizzato i black midi, ma qui viene affrontata con una verve ancora più sperimentale e viscerale, mentre l'attitudine post prog si riconcilia con l'impeto e la versatilità dei The Mars Volta, però declinati maggiormente sul versante progressive piuttosto che su quello post hardcore. Quindi se siete dei fan di questa tipologia di prog, certo non per tutti, Perfect è un disco da ascoltare assolutamente.

domenica 1 gennaio 2023

Fireworks - Higher Lonely Power (2023)


Dopo aver realizzato con la Triple Crown Records tre album molto apprezzati nella comunità pop punk, i Fireworks si sono fermati per una pausa indefinita nel 2015. Il ritorno sulle scene con il nuovo Higher Lonely Power non è stato segnato da un percorso facile. Nel novembre 2019 infatti la band originaria del Michigan aveva annunciato a sorpresa il ritorno sulle scene con il singolo Demitasse, seguito poi dall'ulteriore notizia sull'imminente pubblicazione di un album previsto per il 2020. L'inaspettato arrivo della pandemia e tutti i problemi ad essa collegata ha però scombinato i piani del sestetto, con la conseguente decisione di posticipare a data da destinarsi l'uscita di Higher Lonely Power. Alla fine i Fireworks sono riemersi l'estate scorsa con la promessa di realizzarlo nel tardo 2022, salvo poi rinviare fino al 1 gennaio 2023, data ufficiale di pubblicazione.

Il tempo passato ha inevitabilmente riconsegnato un gruppo cambiato musicalmente, come d'altra parte aveva fatto presagire Demitasse (qui esclusa dalla tracklist), un calmo post rock basato su una costruzione paziente con dinamiche in crescendo, diverso da tutto ciò che il gruppo aveva prodotto fino ad allora. Higher Lonely Power non prosegue esattamente questo indirizzo ma, al di là del giudizio critico in sé, basta un solo ascolto per stabilire quanto oggettivamente sia un lavoro dal differente approccio e di tutt'altro spessore rispetto ai suoi predecessori. In pratica si tratta dello stesso discorso che ho affrontato qualche mese fa (e anche nell'editoriale di fine anno) riguardo al superamento dei classici parametri emo/pop punk da parte di alcune band al fine di elaborare un'estetica più matura, personale e adulta.

L'ambizione che trasuda Higher Lonely Power infatti non deriva solo dalla varietà offerta dalle tracce, ma anche nell'impegno del gruppo nel dargli la giusta misura, bilanciandole né con troppa sperimentazione o prolissità né con soluzioni di facile presa troppo scontate. Il risultato oscilla tra l'art rock sofisticato dei defunti As Tall As Lions e l'enorme retaggio dell'alternative emo americano degli ultimi dieci anni, quasi a coincidere con il lasso di tempo nel quale la band si è fermata. Nella sua totalità assomiglia molto al seguito ideale che avrei sperato per Grand Paradise dei Foxing, ma non è neanche lontano da una versione più orecchiabile degli ultimi The World Is a Beautiful Place & I Am No Longer Afraid to Die. Il fattore più palese è che la componente pop punk è quasi sparita del tutto, a riprova che i Fireworks si sono distanziati da quei territori. E anche quando riaffiora in tracce come Veins in David's Hand e Funeral Plant non lo fa sicuramente nella maniera edulcorata che ci si potrebbe aspettare.

Il manifesto della loro trasformazione è già chiara dall'opener God Approved Insurance Plan: un assalto di un minuto e mezzo che si traduce nella traccia più abrasiva della carriera della band. Ma il post hardcore nelle sue sembianze peculiari fa giusto capolino qui, I Want to Start a Religion with You con i suoi beat filtrati e le melodie su grande scala ci introduce al vero sound del lavoro, che si ibrida tra elettrico ed elettronico, tra spettro sintetico e spettro acustico, proseguendo su questa linea nei crescendo orchestrali di Megachurch e anche oltre. Come si intuisce dai titoli, tra i temi portanti di Higher Lonely Power c'è la critica al fondamentalismo religioso americano, che si collega alla critica della società americana come fossero un gran calderone di corruzione. Talvolta i temi si dividono altre si mischiano e si integrano come in Jerking Off the Sky, una power ballad musicalmente grottesca e contrastante, simile ad un incontro tra la depressione cronica dei Radiohead filtrata dalla solarità corale dei Polyphonic Spree. Insomma la nuova estetica abbracciata dai Fireworks prevede un lavoro sugli arrangiamenti più attento alle sonorità che possono arricchire e colorare tutto l'impianto, una dichiarazione di intenti che si rifà ai dettami prima esposti, ma declinati in base al bisogno sia che si tratti di renderli più predominanti, come su The Machines Kept You Alive, sia che si tratti di smorzarli per adattarli in modo aderente al proprio stile, tipo su Estate Sale. Higher Lonely Power è quindi un continuo bilanciamento di vari fattori, dove ogni canzone più colpire o lasciare indifferenti a seconda della sensibilità personale. E proprio questa è la prova che lo rende un album vario e perciò stimolante.