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venerdì 19 febbraio 2021

Lyle Workman - Uncommon Measures (2021)


Se magari molti conoscono il nome di Lyle Workman come session man e turnista di lusso che può vantare in carriera centinaia di apparizioni prestigiose tra cui Sting, Todd Rundgren, Beck, Jellyfish, Kevin Gilbert oppure come prolifico autore di colonne sonore, il suo aspetto prettamente solista risulta forse meno illuminato dalle luci della ribalta.

Tralasciando le partecipazioni ai lavori altrui o quelli su commissione, Workman pubblica oggi il suo quarto album in proprio, che arriva a ben dodici anni di distanza dal precedente Harmonic Crusader (2009). Uncommon Measures è come un naturale sviluppo e progressione del cammino di Workman come autore e arrangiatore. I primi due album, Purple Passages (1996) e Tabula Rasa (2001), sondavano infatti le possibilità del suo versatile stile chitarristico ed erano ancora prodotti nell'ottica del rock fusion strumentale che si incontra con l'hard rock. Harmonic Crusader espandeva questo linguaggio verso strutture più aperte e quasi prog. Nel presente nuovo sforzo discografico, Workman si è servito di un'orchestra di 63 elementi registrata negli studi di Abbey Road con lo scopo di arricchire le proprie composizioni.

L'aggiunta dell'orchestra sembra quindi un passo quasi obbligato per un chitarrista che si cimenta da anni nell'ambito strumentale sia da solista che nelle colonne sonore. Il frutto più elaborato di tale connubio Workman ce lo propone immediatamente in apertura con North Star, una vera e propria elaborata suite sinfonica multipartita per rock band e orchestra. Se North Star appare avventurosa, All the Colors of the World lo è altrettanto, ma con il pregio di affrontare altre sfumature sonore, guardando più all'aspetto prog rock e nascondendo al suo interno qualche virtuosismo zappiano, così come accade in Noble Savage. Anche la lunga Arc of Life si dipana in ariosi passaggi sinfonici, molto narrativi e impressionisti. Ma nell'album coesistono dei brani in cui l'orchestra non è la principale attrattiva. Ad esempio Imaginary World dà ampio spazio ai fiati e si respira un'atmosfera fusion in stile Snarky Puppy, mentre Unsung Hero è trainato e guidato da un contagioso groove funk. Uncommon Measures vede Workman esporsi come compositore a tutto campo, esprimendo al massimo le proprie doti di performer e perfetto architetto di armonie.

 

mercoledì 8 aprile 2009

LYLE WORKMAN - Harmonic Crusader (2009)

Non so quanti di voi conoscano il chitarrista Lyle Workman, ma il suo curriculum come musicista, produttore e compositore è strabiliante.
Innanzi tutto è un apprezzato session man che ha lavorato in studio con Todd Rundgren, partecipando a due suoi bellissimi album, Nearly Human (1989) e Second Wind (1991). La sua chitarra compare sul capolavoro dei Jellyfish Spilt Milk (1993) e ha lavorato, tra gli altri, con Shakira, Beck, Frank Black ed è stato in tour con Sting.
Ultimamente ha messo la sua firma anche in alcune colonne sonore, principalmente nelle produzioni di Judd Apatow come Superbad, Forgetting Sarah Marshall e 40 anni vergine.

Harmonic Crusader è il suo terzo album come solista dopo Purple Passages (1996) e Tabula Rasa (2000) ed è un efficacissimo sunto del suo stile e della sua carriera.
I pezzi dell'album riassumono tutto il gusto di Workman in fatto di melodia e la sua perizia di arrangiatore e penso che il tour de force Ruckus Maximus, oltre ad essere un capolavoro, incarna al meglio la filosofia progressive del compositore. In nove minuti Workman sciorina tutto il meglio dell'art-rock californiano rappresentato da Todd Rundgren, Mike Keneally e Kevin Gilbert. Come dite?...Joe Satriani e Steve Vai? Magari avessero ancora l'ispirazione che anima Lyle Workman. E poi quest'ultimo non si perde mai in inutili virtuosismi.
Harmonic Crusader è progressive chitarristico all'ennesima potenza che si contamina di volta in volta con influenze orchestrali (Stratum Opus, Big Reveal) o con il classicismo (Devotion, Pieds- En-L'Air), oppure con il jazz nell'omaggio a Django Reinhardt in Ode to the Gipsy King.

Se ciò non bastasse, per farsi un'idea della fama di cui gode Workman nell'ambiente musicale, basta scorrere i nomi di alcuni ospiti presenti sull'album:
Simon Phillips,Vinnie Colaiuta, Jimmy Johnson, Gary Novak, Jimmy Earl, Jeff Babko, Larry Goldings, Mike Elizondo, Matt Laug, Stevie Blacke, Sean Hurly.