sabato 25 febbraio 2023

The Resonance Project - Ad Astra (2023)


Esordire con un EP musicalmente di alto profilo in ambito prog fusion non è di sicuro una sfida semplice, però se a concepirlo è un power duo costituito da musicisti giovani ma dal curriculum impressionante come Lang Zhao (batteria) e Yas Nomura (chitarra e basso), il risultato non può che essere meno duro da raggiungere. Entrambi residenti nell'area di Los Angeles, Zhao e Nomura condividono le origini asiatiche, cinese il primo e giapponese il secondo, paesi dove hanno iniziato i propri studi musicali per poi incontrarsi negli Stati Uniti suonando con Wes Thrailkill.

Nel 2019 l'EP The Resonance Project era stato una vetrina delle loro capacità (non comuni) compositive ed esecutive, ma l'album Ad Astra gonfia a dismisura quelle prospettive dai connotati estremamente complessi e sontuosamente arrangiati. Usando una metafora cinematografica, la parabola che ha condotto i due da The Resonance Project a Ad Astra è paragonabile all'esordiente sconosciuto che produce in economia la sua opera prima indipendente, ottiene un successo inaspettato e da quel momento gli vengono offerti tutti i mezzi necessari per girare un secondo capitolo più grosso, più colorato, più ambizioso, più dinamico, più bombastico e rumoroso che mai. In parole povere la differenza che passa tra La Casa 1 e La Casa 2. Riferendosi ai The Resonance Project comunque il soggetto della metafora non è il budget, ma proprio ciò che ci troviamo ad ascoltare.

L'organizzazione del concept artistico rimane invariata: radunare attorno a Zhao e Nomura una serie di prestigiosi musicisti di estrazione jazz e metal che possano interagire come "solo guest" all'interno delle composizioni dei due autori principali e dare modo così di creare un'interazione di sinergia tra le orchestrazioni concepite da Zhao e i momenti solisti di Nomura. Ma questa volta i due è come se avessero disinserito il freno a mano e dato spazio ad ogni ambizione per incrementare la vertigine architettonica degli arrangiamenti.

La title-track ad esempio ospita il chitarrista Joshua De La Victoria ed è un saliscendi di scambi tra stili che si incontrano nel modo più barocco possibile, tra visioni solenni da soundtrack orchestrali , crepuscolari intermezzi jazz e trazioni metal dentro un impasto magniloquente che ricorda la direzione enfatica e spettacolare degli EarthsideGem, nel suo melodismo tecnico e ricercato, si libra nei territori sconfinati di Allan Holdsworth e regala una parentesi solista al basso elettrico dell'ex Spirit Fingers Hadrien FeraudProphecy è un esperimento tra nu jazz ed elettronica: sovrapponendo pattern di sequencer, gli immancabili riff djent e il timbro elettrificato della tromba di Aaron Janik i due aspetti vengono accentuati nelle rispettive direzioni, ma si trovano inevitabilmente concordanti nell'insieme.

I devastanti tre minuti e mezzo math metal di Void sembrano quasi un intermezzo se confrontati all'ampio respiro multi-tematico del quale godono quasi tutte le tracce. Macrocosm si serve delle tastiere di Joey Izzo degli Arch Echo per donare al brano un effetto da prog sci-fy, mentre i The Resonance Project approfittano della sua presenza per innalzare il livello di virtuosismo oltre la soglia di guardia, tra velocissimi assoli fusion e frenetici bombardamenti thrash metal. Per bilanciare, Dawn ha i connotati di una suggestiva ballad, sempre nei limiti che tale termine può significare se adattato all'estetica fusion che prende ad insegnamento i nomi appena citati. Anche in questo caso la componente "cinematica", scritta con il fine di evocare immagini per musica riveste un ruolo abbastanza rilevante. Altro breve intermezzo mistico-corale alla Yes (I Get Up, I Get Down) è rappresentato da Lux Aeterna che si collega alla conclusiva End of Time, unica traccia cantata di tutto il disco dal cantante croato Dino Jelusick, mantenendo un impianto aggressivo sia per ciò che riguarda l'aspetto strumentale sia per l'aspetto vocale.

Proprio per tali caratteristiche l'intento che si prefigge Ad Astra è quello di cercare un approccio e una prospettiva differente per ogni brano, con la costante di rimanere nei confini del genere prog. L'album non nasconde la sua ambizione di rapportare tutto ad una dimensione "king size" della fusion metal e forse talvolta ne viene sopraffatto, però per musicisti come Zhao e Nomura, che fanno del virtuosismo la loro cifra stilistica, lo spingersi oltre è anche questo.

martedì 21 febbraio 2023

Dark Star - ...out flew reason (2023)


Circa sei anni fa avevo scritto in proposito dei Dark Star e del loro perduto secondo album mai pubblicato, ma solo trapelato in una forma non ufficiale di bootleg con il titolo di Zurich. Senza stare a ripetermi, per conoscere i dettagli di questa storia vi rimando alla necessaria lettura di questo post. Il disco in questione sarebbe dovuto uscire nel 2001 e solo adesso, 22 anni dopo, senza alcun preavviso e grazie al potente canale che è Bandcamp, vede la luce ...out flew reason

Il trio composto dagli ex Levitation Christian "Bic" Hayes (chitarra, voce), David Francolini (batteria) e Laurence O'Keefe (basso), dopo molto rinvii e falsi indizi riguardo la possibilità di pubblicare una definitiva versione di Zurich, ha deciso finalmente di iniziare a rendere pubblico il materiale dei Dark Star rimasto negli archivi per tanti anni e, a quanto pare, da ciò che scrivono nella pagina Bandcamp ...out flew reason è solo un primo assaggio di altre cose che saranno pubblicate a nome Dark Star durante il 2023. 

L'album infatti non è la versione che conoscevamo di Zurich, ma regala qualche sorpresa che ci fa intuire che sia presente un maggior numero di inediti rispetto a quelli che credevamo. Oltre ad un prevedibile rimaneggiamento con edit e lavoro di rimasterizzazione emergono altri dettagli: le tracce Bigger Than Love e The Day That Never Was sono in questa sede assenti e rimpiazzate dalle inedite The Only Way e Ghosts, mentre Nowhere But Here e As We Come Down, che dal titolo si potrebbero catalogare come altrettanti nuovi brani, sono in realtà quelli che conoscevamo come Valentine e Clicky rispettivamente. Ovviamente, come ogni band formata da menti creative, il peso del tempo non scalfisce affatto la qualità del contenuto.

sabato 18 febbraio 2023

Jakub Zytecki - Remind Me (2023)


Nell'anno appena trascorso si è fatto molto parlare dell'evoluzione della musica strumentale per chitarra, soprattutto per i lanciatissimi Polyphia in riferimento al loro quarto album Remeber That You Will Die, che ha fatto scalpore per il modo spregiudicato con cui ha unito quel terreno elitario della fusion metal per nerd smanettoni con la cultura "bassa" e mainstream della trap, dell'hip hop e dell'r&b. Il fatto è che i Polyphia non hanno rivoluzionato alcunché e non sono neanche stati i primi ad aver tentato tali accostamenti azzardati e, per così dire, blasfemi. Si sono solo trovati nell'occhio del ciclone al momento giusto, vuoi per una oculata campagna promozionale, vuoi per l'aspetto patinato con il quale si propongono, vuoi per gli endorsement di lusso come quello di Steve Vai e altre collaborazioni varie.

Il panorama evolutivo della fusion chitarristica vicina al metal e al djent parte in realtà da più lontano, ha un percorso più complesso di così e coinvolge al suo interno nomi artisticamente ben più stimolanti del freddo virtuosismo da tiktokers di Tim Henson. Chi segue questo blog da tempo magari una qualche idea se l'è fatta e durante gli anni passati, nomi che sono rimasti nell'ombra come Eternity Forever, CHON, Strawberry Girls, Ben Rosett, WaxamilionOwane, hanno iniziato e perfezionato un sottogenere che si serve di funk, math rock, r&B in cerca di qualcosa di nuovo da dire.

Jakub Zytecki è, tra questi, uno tra i più dotati e innovativi chitarristi della sua generazione. Ieri, nel giorno del suo trentesimo compleanno, ha realizzato il terzo album da solista Remind Me. Devo confessare che il primo impatto con i nuovi singoli che lo hanno preceduto, mi ha lasciato piuttosto perplesso e con un'ombra di delusione, poiché non riuscivo a cogliere in essi quell'ulteriore salto artistico che mi aspettavo da Zytecki. Fortunatamente nel contesto della totalità dell'album hanno acquistato nuova luce e una certa coerenza d'insieme. E' come se i pezzi di Remind Me si facessero forza l'uno l'altro, diventando parte così di un discorso ampio e articolato di cui un solo frammento non è sufficiente a spiegare. 

Dopo anni passati a perfezionare la sua peculiare formula, iniziando il percorso fin dal suo ultimo album con i Disperse Foreword e proseguendo la propria visione nella carriera solista, con Remind Me Jakub Zytecki ha finalmente raggiunto la quadratura del cerchio. Il chitarrista opera in una dimensione sonora finora sua esclusiva, con la quale ha avviato - pubblicazione dopo pubblicazione - un totale distacco dal djent new age che aveva animato il seminale Living Mirrors. Remind Me rende chiaro che Zytecki non è interessato a sfoggiare le sue doti di virtuoso, anche se lo fa in modo che non sia evidente nell'economia sonora, ma piuttosto nel plasmare e sviluppare un sound ben specifico nel quale ogni sottostrato e timbro devono convivere in modo armonico senza soverchiarsi a vicenda. 

Lo stile di Zytecki si basa sul conciliare velocità e meditazione, impalpabilità e futurismo, le cui fondamenta stilistiche sono indietronica, fusion, ambient, chillout, world music e pop. Zytecki stesso torna a cantare in quasi tutte le tracce in modalità conforme all'approccio pacato e indolente del tessuto strumentale, appoggiandosi alla nebulosa sonora creata dall'insieme e arrivando persino a paragoni con Bon Iver

La visione musicale incontaminata ed eterea della quale Zytecki si fa portavoce è praticamente unica nel panorama del nuovo chitarrismo contemporaneo, ma anch'essa è figlia di quella rivoluzione innescata dal djent che, da violento e razionalmente geometrico sottogenere del metal, ha generato un'inaspettata deviazione - già intrapresa in passato da band come TesseracT, Skyharbor e The Contortionist - verso un'inedita forma spirituale, progressiva, futuristica. E Zytecki ne è il suo profeta. Con Remind Me si lascia alle spalle le dichiarazioni d'intenti e firma un'opera che porta a compimento il suo percorso di ricerca, mentre varca una nuova frontiera della prog fusion.

mercoledì 15 febbraio 2023

Phoxjaw - notverynicecream (2023)


Trovare un gruppo che mantenga le promesse nell'ambito della propria evoluzione artistica non è sempre facile. I Phoxjaw possiamo però candidamente inserirli tra questi, prendendo in esame il loro percorso, che comprende i due EP Goodbye Dinosaur... (2018), A Playground for Sad Adults (2019) e l'album Royal Swan (2020), hanno affermato ad ogni nuova uscita un'identità sempre più profonda, aggiustando il tiro delle possibilità al fine di maturare, muovendosi nel difficoltoso terreno ormai assestato del post hardcore. notverynicecream non fa che confermare il perfezionamento della loro formula, riuscendo con successo a scavare ancora più a fondo nelle opportunità aperte del già osannato Royal Swan.

Le tappe che hanno portato a notverynicecream, inizialmente atteso per lo scorso settembre, sono state minate però da un retroscena abbastanza drammatico e controverso. Alcune accuse generiche di comportamento abusivo da parte del cantante Daniel Garland si sono palesate sul web, causando la cancellazione del loro set dal festival 2000 Trees, solo sulla base di queste voci. Il gruppo, da parte sua, ha costantemente negato le pesanti insinuazioni contro il frontman, dichiarando anche la volontà di collaborare con le forze dell'ordine per eventuali indagini e chiarire così le circostanze, oltre a dover far slittare l'uscita dell'album a novembre. Alla fine è stata provata l'innocenza di Garland e che quelle a suo carico erano solo calunnie, incassando così le scuse pubbliche del festival, con la conseguenza però di dover spostare ulteriormente la data ufficiale di notverynicecream, per evidenti schemi legati alla promozione, prima al 31 gennaio e poi al 31 marzo, infine al 26 maggio. 

Royal Swan era piuttosto netto e bidimensionale nella sua divisione tra ciò che è bianco e ciò che è nero in termini di suono, compartimenti stagni individuabili non solo a livello strutturale ma anche dinamico. Quindi, per quanto propenso a ricercare una visione personale e brillante, Royal Swan non andava molto oltre quei parametri. Cosa che invece fa notverynicecream con audacia, puntando ad ammassare disparati ingredienti stilistici sotto forma ipertrofica e caleidoscopica, in modo che l'opera si avvicini ad un ardito esperimento di sovrapposizione musicale tra presente e passato, allo stesso tempo lanciata verso il futuro.

Le connotazioni post hardcore adesso si affastellano e si confondono con stranianti germi di elettronica post punk/new wave, decadenti droni gothic rock, violente e improvvise impennate di distorsioni soniche metal accentuate da pesanti cadenze industrial. In tutto questo delirio schizofrenico aperto a deviazioni math e prog, Garland trova la giusta impostazione vocale, perfetto per lo stile e lunatico quanto basta per donargli quel tocco eccentrico che sfiora il teatrale. E' un po' come se il modernismo degli Everything Everything avesse come oggetto da sabotare il post hardcore invece che il pop.

apples si ciba di tutto ciò con coretti e controcanti folli in stile Cardiacs, la declamazione nevrotica di Garland e l'altrettanto isterica architettura formale del pezzo, pervasa da una costante tensione dinamica, ne fanno quasi un "instant classic" del nuovo hardcore. Una lezione impartita così bene che thelastmackerel riesce nell'intento di collegare il pronk della band di Tim Smith con il contesto degli anni '80, come fosse una decadente rilettura dei new romantics. 

Su icecreamwitch e su thesaddestsongever affiorano più nettamente gli influssi della new wave patinata, dove la prima si inerpica in accelerazioni elettriche da capogiro, cosparse di cacofonie elettroniche degne dei Genghis Tron, mentre la seconda si adagia su arie da litania gotica, quasi da ballad dance in una sorta di incontro tra i The Cure e Billy Idol. sungazer e dancingtrees sono spettacolari nel mostrarci il lato di un gruppo che non si prende troppo sul serio, ma lo fa con una tale competenza musicale che le stravaganze con cui vengono affrontati i pezzi vanno a costituire la loro forza e peculiarità. L'impostazione da calypso di dancingtrees e quella quasi da limbo di sungazer sono la cosa più vicina agli XTC che una band metal/post hardcore possa partorire. Lo scontro che si genera tra quello che potremmo definire un connubio tra cabaret avant-rock e metal sperimentale, raggiunge il parossismo proprio grazie al perfetto contrasto che viene a crearsi.

La decisone di arricchire il sound con tastiere e sequencer, presenti anche in tortoise, approfondisce l'estetica dell'apatia e del distacco del nostro essere con gli stimoli che ci arrivano dall'esterno. Pur essendo tutto calato in una dimensione plumbea e viscosa, l'interpretazione che ne esce da parte della band è vitale e viscerale. La musica dei Phoxjaw è aggressiva e nichilista solo se non la si legge e non la si interpreta a fondo, ma quando vuole esserlo per davvero allora imbraccia l'assillante martellamento reiterato dei The Armed - in knives - e tira fuori un sinistro tour de force elettrico. Quando è il turno di shotgunlipstick i Phoxjaw adottano le assurdità sonore dei Battles abbinate di nuovo ai motivetti pazzoidi dei Cardiacs, ma con una visione organizzata di caos che dentro ci si può veramente trovare di tutto, dai Biffy Clyro agli Oceansize, espressione ancor più chiara nel grandioso finale di serpentsdripfromtheskies, cadenzato da un arpeggio metallico che monta una marea elettrica delirante e inquietante. 

Se esiste una minima idea di hype che possa riempire i vostri pensieri per la prima parte di questo 2023, il disco dei Phoxjaw può essere il candidato ideale per questa scelta. Mette insieme un sacco di cose che ci piacciono, lo fa nel modo giusto, ma soprattutto con una leggera spruzzata di novità.

sabato 11 febbraio 2023

Il prog che viene dal nord - Intervista con gli Isbjörg

 

Nel 2019 la band danese Isbjörg si era presentata al pubblico del progressive rock con l'album Iridescent, un lavoro già maturo e con nulla da invidiare rispetto ai colleghi contemporanei con già alle spalle una solida carriera. Quell'album, ad ogni modo, è rimasto sotto i radar di molti appassionati, lasciando gli Isbjörg come il segreto meglio custodito del prog europeo. 

Strutturati come un sestetto formato da Frederik Ølund Uglebjerg (batteria), Mathias Bro Jørgensen (tastiere, voce), Dines Dahl Karlsen e Lasse Gitz Thingholm (entrambi alle chitarre), Mathias Schouv Kjeldsen (basso) e il nuovo arrivato Jonathan Kjærulff Jensen alla voce, che ha sostituito il dimissionario Niklas Jespersen, gli Isbjörg hanno posto l'accento su un prog dalle sfumature che attraversano metal, melodia e sinfonismo con la particolarità di dare al pianoforte un ruolo prominente nel sound totale. Il nuovo singolo Ornament, pubblicato il 27 gennaio, non è immune da questa prospettiva ma, come introduzione al secondo album attualmente alle ultime fasi di produzione (e previsto per fine 2023/inizio 2024), ci dà l'idea di una band molto più solida e sicura delle proprie doti di scrittura. Una nuova fase aperta, per forza di cose, dall'ingresso di Jensen ma anche dall'impulso di evolversi verso territori più immediati e allo stesso tempo preservando la matrice prog. Con tali premesse si spera che questa volta il nome degli Isbjörg si espanda oltre i confini danesi.


VERSIONE ITALIANA


Sono passati quasi quattro anni dall'uscita di Iridescent. Cosa è successo alla band in questa volta? 

Prima di tutto, ovviamente siamo stati colpiti dal Covid come tutti gli altri. Ha messo uno stop ai concerti dal vivo e ci ha costretti a concentrarci sulla scrittura e la registrazione del nostro secondo album in studio. Così, anche se siamo stati costretti a prenderci una pausa riguardo alcuni aspetti della band, ci siamo mantenuti occupati in altri! Purtroppo il nostro ex cantante ha scelto di lasciare gli Isbjörg nel 2022, evento che ha fermato il processo di registrazione dell'album. Fortunatamente, abbiamo subito trovato un sostituto in Jonathan, che ha portato una nuova energia al gruppo ed è stato molto edificante. Al momento stiamo dando gli ultimi ritocchi al prossimo album, mentre registriamo e realizziamo canzoni lungo il percorso - di cui Ornament è il primo assaggio!

Come descrivereste il nuovo materiale rispetto a Iridescent

Dall'uscita di Iridescent abbiamo cambiato parecchio la nostra mentalità riguardo alla nostra musica. Ci piace pensare che stiamo ancora esplorando il genere e anche il nostro sound è cambiato poco dopo che Jonathan si è unito alla band. In questo nuovo album abbiamo cercato di abbracciare il concetto di "less is more" che a volte significa ridurre la complessità e concentrarsi maggiormente sulla melodia e sul suono. La voce di Jonathan ha una sensazione "più leggera", il che dà alle canzoni più un'espressione pop, piuttosto che rock o metal e quindi proviamo ad abbracciarla anche nella scrittura delle canzoni. Ma anche se potremmo avvicinarci al pop, ci sono ancora pochi passaggi in 4/4! 

Pensate che Ornament mostri adeguatamente il nuovo percorso della band o ci saranno altri significativi cambiamenti?

Ornament è sicuramente un buon indicatore del suono del nuovo album. Il resto esplora alcuni degli elementi che Ornament mette in mostra. Contiene canzoni che sono più pesanti, più tranquille, più veloci e abbiamo inserito alcune sorprese musicali che non riveleremo ancora. 

● Dopo Iridescent e l'interruzione dovuta al Covid quando avete potuto iniziare a lavorare sul nuovo album?
 
Non possiamo proprio stabilire una data su quando abbiamo iniziato, perché alcune delle idee provengono dal processo di scrittura da Iridescent. Abbiamo lavorato al nuovo album da quando è uscito Iridescent e abbiamo concluso le canzoni più o meno nell'ultimo anno o giù di lì. Ma con l'abbandono del nostro ex cantante e con l'arrivo di Jonathan che si è unito a noi, abbiamo dovuto riscrivere le canzoni, quindi Jonathan potrebbe dare il suo contributo. 

Negli ultimi anni la Danimarca ha attirato l'attenzione degli amanti del prog grazie alle band come VOLA e Mew, ne hai altri da consigliare? 

Oltre a questi due ottimi esempi, consigliamo di ascoltare Feather Mountain, Danefae e Cyano. I Feather Mountain suonano heavy prog metal. Il loro ultimo album è abbastanza personale e con alcuni grandi sentimenti nella loro musica. Il tema principale dell'album riguarda loro padre che soffre di demenza. I Danefae scrivono canzoni in lingua danese, utilizzando il progressive rock per descrivere la fede e la storia della nostra terra. I Cyano sono una grande math band, principalmente strumentale, ma quando cantano lo fanno in danese e parlano di salmone e della Norvegia! 

Quindi, con un album in uscita, cosa riserva il futuro alla band? 

Speriamo di ricominciare a suonare! Ci piacerebbe suonare ai festival in Danimarca, ma davvero vorremmo anche noi raggiungere i fan del prog oltre i confini danesi. Speriamo in futuro di poterci esibire in paesi come Germania, Norvegia, Inghilterra e Italia! 

Cosa stanno ascoltando i membri degli Isbjörg in questo momento? 

Come singoli membri della band, ascoltiamo una vasta gamma di generi, che include pop, punk, musical, rock, prog e molto altro ancora! Ma oltre alle band precedentemente menzionate (VOLA, Mew, Feather Mountain, Danefae, Cyano), ci piace ascoltare band come Haken, Moon Safari, Toehider, Moron Police e Agent Fresco. Se vuoi un assaggio di quello che stiamo ascoltando in questo momento, vai sul nostro profilo su Spotify e dai un'occhiata alla nostra playlist chiamata "Isbjörg listen to".* Cerchiamo di aggiornare l'elenco con scadenza mensile, così i nostri follower possono avere un'idea di ciò che stiamo ascoltando! 

*la trovate in fondo, per chi fosse interessato

 




 ENGLISH VERSION 

It’s nearly four years since the release of Iridescent. What happened to the band since then? 

First of all, we have obviously been affected by Covid like everyone else. It put a stop to gigging and forced us to focus on the writing and recording of our second studio album. So even though we were forced to take a break with certain aspects of the band, we’ve kept busy in others! Sadly, our former lead singer chose to leave Isbjörg in 2022, which halted the recording process of the album. Fortunately, we quickly found a replacement in Jonathan, who has brought whole new energy to the group, and it has been very uplifting. At the moment we’re putting the finishing touches on the coming album while recording and releasing songs along the way - which Ornament is the first taste of! 

How would you describe the new material compared to Iridescent

Since the release of Iridescent we’ve changed our mentality regarding our music quite a bit. We like to think that we’re still exploring the genre and also our sound has changed somewhat after Jonathan has joined the band. On this new album we have tried to embrace the concept of ‘less is more’ which means at times cutting down on the complexity and focusing more on melody and sound. Jonathan’s voice has a ‘lighter’ feeling to it, which gives the songs more of a pop-expression, than rock or metal, and so we try to embrace that in the songwriting as well. But even though we might be embracing pop, there are still few passages in 4/4! 

There will be other significant changes in style, or Ornament is already a good introduction to the new path of the band? 

Ornament is definitely a good indicator for the sound of the new album. The rest of the album explores some of the elements that Ornament showcases. It features songs that are heavier, quieter, faster and we’ve put in some musical surprises that we won’t reveal just yet. 

After Iridescent and the Covid breakout, when you were able to start working on the new album? 

You can’t quite put a date on when we began, because some of the ideas are from the writing process from Iridescent. We’ve worked on the new album since we released Iridescent and the songs have been more or less finished for the last year or so. But with our former lead singer leaving, and Jonathan joining us, we’ve been rewriting the songs, so that Jonathan could put his own spin on them. 

In recent years Denmark has attracted the attention of prog lovers thanks to bands like VOLA and Mew, do you have any others to recommend? 

Besides these two great examples we would recommend listening to Feather Mountain, Danefae and Cyano. Feather Mountain is heavy prog metal. Their newest album is quite personal and with some big feelings in their music. The main theme on the album is about their father who is suffering from dementia. Danefae writes songs in Danish, which portrays Danish faith and history all wrapped up in progressive rock. And Cyano is a great math band, who mostly play instrumental - but when they sing, it’s in Danish and is about salmon and Norway! 

So, with an upcoming album to be released, what holds the future for Isbjörg? 

We hope to start gigging again! We would love to play at festivals in Denmark, but we also really want to reach prog fans from beyond the Danish border. We hope to play shows in countries like Germany, Norway, England and Italy! 

What are you listening right now? 

As individual band members, we listen to quite a broad range of genres, which includes pop, punk, musicals, rock, prog and so much more! But besides the previously mentioned bands (VOLA, Mew, Feather Mountain, Danefae, Cyano), we enjoy listening to bands like Haken, Moon Safari, Toehider, Moron Police and Agent Fresco. If you want a taste of what we are currently listening to, go to our profile on Spotify and check out our playlist called ‘Isbjörg listens to’. We aim to update the list on a monthly basis, so our followers can get insight into what we’re listening to!


giovedì 9 febbraio 2023

Oiapok - OisoL​ü​n (2023)


Gli Oiapok rappresentano l'evoluzione del gruppo prog jazz francese Camembert, reduce dagli ottimi due album Schnörgl Attahk (2011) e Negative Toe (2017). La formazione, pensata come un piccolo ensemble da camera, in questa veste rinnovata è rimasta più o meno la stessa e a tirare le fila della band e delle composizioni è sempre il bassista Pierre Wawrzyniak affiancato da Etienne Agar e Fréderic Durrmann al trombone, Guillaume Gravelin all'arpa, Clarissa Imperatore allo xilofono, vibrafono, flauto e percussioni, Matthieu Lenormand alla batteria, Valentin Metz alla chitarra ed infine Mélanie Gerber, la quale era entrata a far parte della band a partire da Negative Toe, dove aveva per la prima volta portato un contributo vocale nella musica esclusivamente strumentale dei Camembert.

In OisoL​ü​n la sua presenza è definitivamente consacrata come parte integrante del "nuovo" percorso, poiché il cambio del nome vuole riflettere un leggero cambio di traiettoria musicale. Ciò che rimane è il peculiare impasto degli strumenti che prende le mosse dalle avanguardie prog più esoteriche come lo zeuhl e Canterbury e dal rock ad ampio respiro cameristico/orchestrale sulla scia di Frank Zappa e John Greaves. Quello che vogliono offrire gli Oiapok è un approccio più delicato e gentile rispetto al chamber prog dei Camembert, che rispecchi un contatto con gli elementi della natura, proponendosi in questo di esaltare gli aspetti acustici, di cui il singolo preliminare So Empty It Looks Real (pubblicato ormai quasi tre anni fa) si era fatto portavoce.

Anche le suggestioni della breve title-track ci introducono alla filosofia del disco, che cerca di abbracciare una sorta di jazz new age (chiamato dalla band "future jazz"), proponendosi lo scopo di narrare varie storie legate all'ecologia e all'ecosistema del nostro pianeta al fine di creare una consapevolezza sulla sua stessa crisi. Il racconto prosegue con le eteree visioni che si evolvono nel funk articolato di Summer 19. La ritmica, oltre che dalle varie percussioni, viene segnata dal contrappunto dei fiati i quali, quando non sono impegnati in tale compito, si uniscono all'impasto dell'arpa per creare un'architettura da colonna sonora vintage. I protagonisti di Les Grands Equipages de Lumière sono un gruppo di umani in cerca di altre galassie da abitare e gli Oiapok mettono in musica la loro epopea con sonorità esotiche, psichedeliche e da lounge anni '70 in forma di differenti varietà di modelli ritmici, che vanno dal minimale al tribale fino all'etnico.

Le Concierge gioca su dinamiche fondate sulle timbriche impostate dal soffice amalgama degli strumenti per poi dipanarsi in sviluppi lenti e a spirale creando un'atmosfera onirica. Frogs Might Disappear è invece l'ideale ponte di congiunzione tra i vecchi Camembert e i nuovi Oiapok, dato che ritroviamo il dispiegamento da chamber rock applicato alla nuova estetica, che predilige sonorità evanescenti e ultraterrene, contrapposte ai più concreti sobbalzi jazz rock. Nel loro cambiamento i Camembert sono riusciti a preservare identità e qualità, assicurandosi una continuità artistica per una formula che ancora è in grado di offrire risultati notevoli.


sabato 4 febbraio 2023

Sunwell - Sunwell (2023)


Per fortuna che, nonostante l'era post Covid abbia acuito maggiormente una crisi musicale già in atto da tempo, continuano a nascere nuove band il cui scopo non è il successo a tutti i costi, ma quello di mettersi a suonare onestamente ciò che viene dettato dalla loro passione, anche contro circostanze avverse. Questa introduzione è un po' la storia dei Sunwell, trio progressive rock dell'Oregon formato da Bret Cowan (chitarra, voce), Riley Halvorson (basso) e Jacob Jones (batteria) i quali, ci fanno sapere, si sono trovati a registrare il proprio debutto nel mezzo della pandemia, passando attraverso due cambi di formazione e a momenti di sconforto in cui pensavano che il frutto di tanto lavoro non avrebbe mai visto la luce.

A prescindere dai risultati quindi, l'omonimo primo album dei Sunwell ci dice che mai come ora gli artisti emergenti, soprattutto in un campo elitario come il prog, hanno bisogno di essere sostenuti e incoraggiati, poiché allo sforzo economico adesso si aggiunge anche quello psicologico e mentale.

Entrando più a fondo sullo stile dei Sunwell è ovvio che ascoltando il groove iniziale dei primi secondi di Sunlight Yellow Overdrive si intuisce di non trovarsi di fronte ad una band di progressive rock tradizionale, ma nel più moderno contenitore che racchiude molteplici e non ortodossi aspetti di esso. I brani dei Sunwell sono infatti confezionati per dare un impulso tecnico e virtuoso ad un'impianto primariamente "poppy" e "catchy", come si direbbe in gergo esterofilo. Al tutto non manca qualche accenno metal, ma il linguaggio con cui si propongono gli strumenti viene declinato in favore di timbri funk rock (un buon esempio è Liminal Spaces) ed un interplay che si estende dalla fusion al math rock.

Sunwell si propone di rappresentare al meglio questo crossover che sempre più spesso incrocia la strada del progressive rock, aggiungendosi a quei soliti canoni di contaminazione che ormai diamo per acquisiti, come il metal e il sinfonico. Non solo, ma un album come questo, che si spinge su altre pregevoli sfumature tra generi oltre a quelle già elencate, spiega bene i legami che si sono venuti a stabilire negli ultimi tempi tra il prog, l'r&b e il post hardcore.

mercoledì 1 febbraio 2023

Altprogcore February discoveries



Nel lontano 2018 il trio australiano Fifth Dawn aveva esordito con l'album Duality, presentandosi con un alternative rock venato di metal ed elettronica oltre che caratterizzato dalla voce femminile di Sam Faul. Dopo una lunga pausa si sono ripresentati lo scorso ottobre con il singolo Return il quale, rispetto al materiale del primo album che li avvicinava genericamente a Evanescence e Paramore, ha qualche margine di maturazione del loro sound verso territori prog.



Un concept album di midwest emo/pop punk? E' possibile tutto ciò? Beh sì, visto che la scena emo sta sviluppando una coscienza sempre più ambiziosa come insegnano gli Origami Angel. E proprio da questi ultimi e dal loro amore per i videogames prendono le mosse i Palette Knife per il secondo album New Game+. La sua gestazione è avvenuta durante il lockdown quando i tre membri Alec Licata (voce, chitarra), Chris McGrath (basso) e Aaron Queener (batteria) si sono ritrovati come tutti in una bolla d'isolamento surreale, passando il tempo a giocare con videogiochi da dove poi è nata l'ispirazione. In pratica il concept è basato sulla band intrappolata in un video game e ogni brano dell'album rappresenta un boss che deve essere sconfitto per passare al livello successivo. Ognuno di questi boss è l'incarnazione o la metafora delle ansie e delle paure che si devono affrontare durante la nostra crescita come persone.
 



Il chitarrista Martin Gonzalez degli Atomic Guava e OK Goodnight ha da poco pubblicato del materiale come solista, trattasi dell'EP strumentale Blossoms e del singolo From the Ground Up con la cantante Elizabeth Hull e il chitarrista Resilia in qualità di ospiti, che va stilisticamente ad inerirsi benissimo in continuità con la discografia delle sue band, bilanciando prog, djent e fusion.   
 
 


Quartetto inglese di math pop, i Just hanno realizzato finora un bell'EP omonimo alla fine del 2017. Nonostante siano passati cinque anni senza pubblicare nient'altro, sembra che la band sia ancora in attività e prepari qualcosa di nuovo per il 2023.
 
 


I False Pockets con Selfish Prophecies firmano una seconda prova che riassume il meglio del math rock underground americano dei primi anni Zero, ovvero Faraquet, Shiner, By Sunlight e tutto quel sottobosco di band che abbinano le asprezze delle chitarre in congiunzione con le evoluzioni delle trame intricate. 
 



Formati nel 2012 e provenienti da un passato djent/metalcore i Lo and Behold hanno cambiato traiettoria musicale nel 2020 con il singolo Talk abbracciando un soul blues moderno, condito con armonie West Coast e qualche richiamo prog. Negli ultimi due anni si sono dedicati a perfezionare questa formula con pregevoli canzoni come New Politics e Never Mind, contenute nell'EP Self-Titled del 2021, e l'ultimo singolo uscito a fine dicembre Act Like You Know Me



Con il doppio singolo Enjoy/Symmetrical i Parachute Day si candidano come una tra le band math rock/prog fusion da tenere d'occhio. Due pezzi ad alto tasso di inventiva ritmica e strutturale che sembrano promettere bene per il futuro del quartetto.
 



The Path è un album nato da una gestazione lunga tredici anni. Dietro al nome Light si cela l'ambizioso progetto del musicista francese Camille de Carvalho il quale inizialmente voleva, in modo molto ambizioso, portare a termine le sue composizioni che fondono prog, jazz e classica, suonando da solo tutti i 100 strumenti previsti per la realizzazione. Infine ha optato per un ensemble di 24 musicisti tra fiati, cori, strumenti a corda e percussioni di qualsiasi tipo, il risultato è un'opera fatta di suite dalle velleità neoclassiche e zeuhl e canzoni orchestrali.
 



Non propriamente prog, ma l'alternative metal dei Post Profit nell'album di esordio When You Think It's Right It's Always Wrong, oltre ad ispirarsi ad un mix di grunge e rock poderoso sulla scia di Failure, Thrice e Deftones, si fregia di una scrittura non banale e ben calibrata nel tenere alta la tensione grazie ad una performance galvanizzante.



Il mix di post rock e math rock degli Youth League nel loro EP Somehow Those Were Days (che arriva dopo due EP) va alla ricerca di potenza sonica e la voglia di tessere paesaggi sonori epici e incontaminati. Facendo a meno di una scrittura prolissa ma concentrandosi sull'essenzialità il trio architetta temi efficaci e di grande impatto per un album conciso senza troppi fronzoli... e funziona!
 


Inventory è una nuova band formata da due terzi dei Town Portal, ovvero Christian Henrik Ankerstjerne (chitarra, tastiere e voce) e Morten Ogstrup Nielsen (basso) con in più Jacob Koefoed alla batteria. Il loro primo EP Memory is a Plow è in uscita il 3 marzo e viene descritto così: "Se riuscite ad immaginare i momenti più dolci dei Town Portal espansi a canzoni complete, e anche immaginare i ritmi esplosivi di Malik sostituiti da movimenti più lenti e più jazz, e vi piace quello che state immaginando, probabilmente dovreste ascoltarlo."
 



Under the Dark Moon è l'album d'esordio dei Kilindo, un duo post rock strumentale dai connotati leggermente math rock e impressionisti, pezzi atmosferici ed energetici con il giusto equilibrio.