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mercoledì 4 novembre 2015

Our Oceans - Our Oceans (2015)

 
Sono sempre più colpito da Tymon Kruidenier e i suoi progetti. Forse alcuni di voi lo ricorderanno come seconda chitarra nei Cynic dell'era Traced in Air, ma il musicista olandese è in realtà da tempo impegnato con la sua band di progressive fusion Exivious. Con altri due compagni di quest'ultimo progetto, Tymon ha iniziato nel 2013 una nuova avventura musicale con il nome Our Oceans, non più basato su pezzi strumentali, ma iniziando a comporre brani che prevedevano il cantato. In un primo momento le parti vocali erano state affidate alla cantante finlandese Noora Hakkinen, poi, in seguito a non ben specificati "motivi personali", il gruppo ha deciso di licenziarla, trovandosi di colpo senza un cantante. E' stato quindi Tymon stesso a caricarsi sulle spalle questo fardello e, devo dire, il risultato non è affatto male, tanto da chiedersi perché il chitarrista non avesse pensato prima a questa eventualità. Comunque, l'omonimo album d'esordio è in uscita il 15 novembre e, dalle due tracce trapelate finora, sembra che il progetto Our Oceans sarà proprio "song oriented" con assoli e funambolismi musicali quasi del tutto assenti o ridotti al minimo indispensabile, per dare spazio alle voci, ad arpeggi eterei, creando atmosfere tra prog metal e ambient.

www.ouroceans.net

lunedì 3 febbraio 2014

CYNIC - Kindly Bent to Free Us (2014)


Al di là se li si apprezza o meno è bello sapere che i Cynic sono ancora in attività, anche se tra un album e l'altro fanno passare eoni (la citazione non è casuale). Questa volta abbiamo dovuto attendere "solo" sei anni dall'ultimo lavoro in studio, pur avendo mitigato l'attesa con due EP tra il 2010 e il 2011. I tempi dilatati della line-up primigenia - Paul Masvidal, Sean Reinert e Sean Malone - però hanno fatto in modo che ogni opera differisca profondamente dall'altra. Qui e ora si riparte dalle premesse impostate da Carbon-Based Anatomy e ci si spinge oltre.

Quindi i primi fatti: i Cynic decidono e confermano di proseguire come trio, eliminando le harsh vocals e facendo un uso meno prominente del vocoder da parte di Masvidal (anche se la sua voce rimane leggermente sepolta sotto gli altri strumenti) che si fa carico anche di tutte le parti di chitarra. Le virtù tecniche della sezione ritmica non hanno bisogno di presentazioni e questa volta il basso di Malone è oltretutto posto sempre in primo piano nel mixaggio.

Alla luce di ciò come si presenta l'atteso Kindly Bent to Free Us? Musicalmente e formalmente è l'album più complesso e strutturato che la band ha prodotto sinora. Focus e Traced in Air, seppur neanche loro tanto facili nelle proprie implacabili strutture, godevano comunque di un'immediatezza che non rientra nelle peculiarità di Kindly Bent to Free Us. Elementi progressive si sono fatti strada nel suono Cynic a scapito della componente metal e anche le progressioni fusion sono aumentate. Le melodie sono continuamente connesse a sequenze di accordi non convenzionali tradotti nel linguaggio dei riff metal, mentre Masvidal è in stato di grazia e cuce assieme degli assoli stellari. La consistenza sonora è molto più spessa, tanto da aumentare le potenzialità psichedeliche dei Cynic.



Ai primi ascolti si potrà rimanere interdetti ma, nonostante ciò, si intuisce subito che tutti gli otto brani avranno bisogno di pazienza per essere scoperti come si deve. True Hallucination Speak e The Lion's Roar sono forse le uniche tracce davvero più accessibili, ma dove l'album eccelle è sulle note spaziali di Infinite Shapes e Moon Heart Sun Head. Dopo di essi si apre un percorso in discesa tra anti-climax implosivi (Gitanjali) e trascendenza cosmica (Holy Fallout). Kindly Bent to Free Us forse non sancirà una linea di demarcazione decisa e chiara come nei lavori precedenti, ma penso abbia molto più da offrire in termini emotivi, basta essere propensi a non sottovalutare il suo potenziale.

Analizzando gli stilemi marcati tra Focus (1993) e la rinascita dei gruppo nel 2006, con il senno di poi non è da sottovalutare l'episodio Æon Spoke dal quale le influenze si ripercuotono ancora oggi sui Cynic. Un'ultima curiosità: questo terzo album, toccando quasi i 42 minuti di durata, è anche il più lungo nella discografia dei Cynic, dato che Focus e Traced in Air non superavano neanche i 35 minuti.

martedì 22 ottobre 2013

EXIVIOUS - Liminal (2013)


Che cosa succederebbe se unissimo la fusion di Allan Holdsworth e il metal? Questa è la domanda che forse si è posto il chitarrista Tymon Kruidenier quando ha formato gli Exivious con Robin Zielhorst (basso), Stef Broks (batteria) e Michel Nienhuis (chitarra). Il primo omonimo album del 2009 cercava di rispondere a questa domanda con un jazz metal strumentale molto composto, che a tratti sperimentava passaggi new age bilanciandoli con riff algoritmici di scuola Cynic. E in effetti Kruideneier e Zielhorst, di origine olandesi, in seguito partirono alla volta degli Stati Uniti nel 2010 per unirsi ai Cynic, facendo credere che Exivious sarebbe rimasta l'unica prova in studio del quartetto.

Ora invece eccoli tornare con Liminal e con il nuovo batterista Yuma van Eekelen (Broks è tornato in pianta stabile con i Textures). In questa seconda prova la domanda sembra essere: "fin dove ci possiamo spingere per distinguerci dalla miriade di band che suonano metal strumentale?" E così, partendo da dove hanno lasciato i campioni del progressive metal tecnico Canvas Solaris e il trio di jazz elettrico McGill / Manring / Stevens, gli Exivious superano inaspettatamente le premesse del loro osannato esordio e mettono insieme otto composizioni di qualità superiore, a partire dalla strabiliante Deeply Woven. Le architetture sonore appartengono ancora una volta al progressive metal, ma il quartetto vi infonde con decisione stilemi jazz rock che pongono la loro classe un gradino sopra rispetto ai colleghi.

Gli Exivious portano i livelli di tecnicismo a vette inaudite, ma non è solo questo a fare sobbalzare sulla sedia dato che, come dicevamo, sono effettivamente molti i gruppi, presenti e passati, capaci di raggiungere tale padronanza degli strumenti. I meriti piuttosto sono altri. In genere si imputa a questo tipo di musica un approccio emotivo di distacco e freddezza, Liminal ovvia a tali limiti grazie soprattutto alla ricerca armonica e alle dinamiche ritmiche e atmosferiche. I salti improvvisi di tonalità si riverberano inevitabilmente sulle armonie, permettendo alle chitarre di plasmare melodie quasi eteree anche durante le cascate di note cromatiche. L'attenzione rimane desta proprio per questa imprevedibilità che ci accompagna in territori spaziali, utilizzando come base sia la new age psichedelica dei Djam Karet, sia il metal mistico dei Cynic.

Certo, quella di Liminal non è sicuramente musica da sottofondo, anzi per godersela in pieno è bene focalizzarsi su ciò che stiamo ascoltando e alla fine la soddisfazione sarà simile ad aver risolto un problema di algebra. Insomma, quando si produce un album di questo genere il rischio di suonare monotoni è altissimo, invece Liminal rapisce fin dai primi ascolti. Alla luce di ciò si può giudicare Exivious come un'introduzione a qualcosa che con il tempo è cresciuto e maturato. Tra i vari satelliti che ruotano intorno al progressive metal quello degli Exivious brilla oggi con ancora più vigore.

www.exivious.net 

giovedì 12 aprile 2012

CYNIC - The Portal Tapes (2012)


Avete presente l’omonimo album d’esordio di Wendy & Lisa, le due pupille di Prince associate alla band The Revolution, che riuscirono a coniugare un pop sofisticato con un’insolita vena funk-jazz data da armonie non convenzionali per quel genere? In caso negativo ve lo consiglio, dato che è una delle migliori perle misconosciute prodotte negli anni ’80, nell’altro caso bene. Poiché su questo The Portal Tapes ci sono almeno tre o quattro brani che non avrebbero sfigurato su quell’album. Il che la dice lunga sulla direzione musicale del controverso The Portal Tapes. Detto ciò non si voglia credere che esso sia un lavoro non meritevole, tutt’altro. Solo che, molto semplicemente, non è un’opera dei Cynic. E a questo punto facciamo un passo indietro. Quando i Cynic cessarono di esistere, nel 1994, Paul Masvidal, Jason Gobel e Sean Reinart reclutarono la cantante Aruna Abrams e formarono i Portal che durarono lo spazio di un solo anno. Nel 1995 fecero in tempo, però, a registrare alcuni demo e proporli all’etichetta Roadrunner che però li rifiutò e non furono mai pubblicati ufficialmente (tranne per qualcosa trapelato nella re-issue di Focus). Lo fa adesso l’attuale etichetta dei Cynic, la Season of Mist, che ha pensato bene di sfruttare il nome più celebre tra le due band.

Sotto un certo punto di vista non c’è da biasimare il gruppo o la casa discografica, poiché questo espediente darà sicuramente più vendibilità al prodotto. Anche se l'anomalia del progetto è stata sottolineata e suggellata dalla decisione di fare pubblicare il materiale in edizione limitata (5000 copie in CD e 1000 in vinile). Certo, c’è da scommettere che il fan medio dei Cynic comprerà ugualmente The Portal Tapes, ma è anche colui che può rimanere più deluso dal contenuto. Quindi, sarebbe il caso di scordarsi Focus o Traced in Air e addentrarsi su The Portal Tapes senza preconcetti. Una volta fatta chiarezza si può dire che, nonostante tutto, qualcosa dei Cynic rivive nei Portal. Spogliati dai loro riff da tech metal futuristico, dalle voci robotiche e dai growl primordiali, quello che rimane è la chitarra di Masvidal ripulita, ma sempre pronta a tessere arpeggi fantasiosi (vicini al recente lato onirico presentato su Re-Traced), la spiritualità delle liriche impressa anche alla musica e la prominenza delle ritmiche tribali. D’altro canto bisognerebbe essere cólti da miopia per non rintracciare affinità con i Cynic, quando poi alle fondamenta dei Portal ci sono ¾ del gruppo originale (all’appello mancava solo il basso stick ultra-tecnico di Sean Malone, sostituito per l’occasione da Chris Kringel).

Quello che fanno Masvidal e soci è di traslare le vestigia fantascientifiche che permeavano il loro tech metal e applicarle senza paura a lidi più prettamente pop rock o meglio AOR. Il gruppo fa di tutto per confondere le acque e tracciare percorsi non ortodossi. Se Mirror Child, Belong e Road to You, con il suo battito funk, sono ascrivibili alla sfera del duo princeiano citato in apertura, racchiusi tra l’anelito sciamanico di Endless Endeavors e le oblique dissonanze della ballad romantica Not the Same si trovano l’alone mistico che aleggia su Karma’s Plight, i cromatismi orientali di Circle, la sensualità metallica di Costumed in Grace che si fa più concreta nell’algida bellezza di Cosmos.

Il tutto è suggellato dalla professionalità di musicisti, ineccepibili nel gusto e nella scelta di armonie alle quali non sfigurerebbe l’appellativo di pop fusion. Quelle dei Portal furono delle suggestive bozze di AOR futuristico e in fondo è un bene che abbiano finalmente trovato la loro strada verso la luce. Inoltre, dato che obiettivamente, da Traced in Air in poi i Cynic stanno lentamente levigando le sonorità più ruvide, c’è da chiedersi se magari il percorso per il prossimo atteso album di inediti passi anche attraverso questo “portale”.




www.cyniconline.com

mercoledì 12 ottobre 2011

Cynic - Carbon-Based Anatomy EP (2011)


La notizia di questo nuovo EP era già nota (in uscita l'11 novembre), ma ho voluto aspettare che ci fosse qualcosa di più concreto per pubblicare un post. Così ecco a voi il teaser trailer di presentazione e la title-track che potete scaricare cliccando qui.

In base a questa unica traccia si può rilevare che i Cynic hanno ridimensionato il loro sound, togliendo i growl e alleggerendo i filtri elettronici della voce, rendendola più "umana". Non so se chi ha apprezzato Focus acceterà questa cosa, ma a me non dispiace.

Tracklist:
Amidst The Coals
Carbon-Based Anatomy
Bija!
Box Up My Bones
Elves Beam Out
Hieroglyph



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