venerdì 6 gennaio 2023

Seeg - Echoes (2021)


L'album Echoes è il lavoro di una sola persona, il polistrumentista Bryan Segraves che con il moniker Seeg ha composto, registrato e suonato quasi completamente in solitaria questo suo terzo album nel proprio studio casalingo. Echoes conta giusto qualche ospite tra cui spicca il tastierista Richard Blumenthal degli Aviations che si occupa dell'assolo di piano nell'ultimo brano Rift. Se gli altri due precedenti lavori di Segraves si basavano esclusivamente su composizioni per piano solo, su Echoes cambia strada e abbraccia il più vasto territorio offerto dal progressive rock, quello più atmosferico, cantautorale e decisamente con un'inclinazione americana.

Segraves, oltre che musicista, è originariamente un produttore e un ingegnere del suono e si sente, per la cura con cui sceglie i suoni, li dosa e li cesella in sottrazione, dando spazio più all'atmosfera piuttosto che alla spettacolarità. Proprio per questo Echoes è un album che si apprezza con maggior gusto attraverso un paio di cuffie e il mix/master di Forrester Savell (Karnivool, Skyharbor, Dead Letter Circus) non fa che aumentare le sfumature delle molte dinamiche soft che costellano il lavoro.

La prima traccia Echelon esce leggermente da questa descrizione, aprendo con grande sfarzo il lavoro in piena modalità prog, servendosi di strati di tastiere e voci che si rincorrono verso alte vette da cerimonia solenne. Come introduzione il pezzo ci mostra ciò di cui è capace Segreves, ma con il seguito Echoes cambia registro e diventa un'opera meditativa e intima. Hollow Light, Tree e Your Voice si prefiggono l'obiettivo di portare avanti una delicata ricerca di equilibri nell'uso dosato degli strumenti. Sono ballate lente, plasmate più per trasmettere sensazioni e raccontare che per colpire nell'immediato, dove si percepisce il significato personale che rivestono per l'autore.

Heart Don't ha invece tutte le caratteristiche del singolo dotato di un ritornello per fare presa, mentre l'arrangiamento ammicca al soul dance dei Dirty LoopsLetely I e Shadow riportano il disco su sponde tranquille, ma si fregiano di arrangiamenti più dinamici quasi poggiati su parametri prog, un fattore che la traccia di chiusura Rift riporta prepotentemente a galla. In un certo senso con il pianismo tra il soul e il funk di Segraves pare di ascoltare una versione prog di Bruce Hornsby che si incontra con gli arrangiamenti patinati dei Toto, srotolando nella sua durata di quasi otto minuti tutti gli umori toccati in precedenza, come uno sfogo riassuntivo della sua penna. Forse l'album avrebbe goduto di più varietà alternando qualche brano simile a questo indirizzo per ravvivare l'ascolto, comunque è indicativo di un autore dal buon potenziale.

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