martedì 21 dicembre 2021

ALTPROGCORE BEST OF 2021

 
 
Un altro anno all'insegna dell'incertezza e un anno che, rispetto agli altri, in prospettiva mi ha fatto ascoltare e scoprire musica molto interessante che mi ero perso in passato. Tirando le somme quindi, da parte mia ci sono stati naturalmente diversi ascolti legati al 2021, ma anche altrettanti che sono andati a riempire lacune risalenti a 2020, 2019 e 2018. In alcuni casi il materiale era così buono che mi sono dispiaciuto di non averlo potuto inserire a suo tempo nelle varie liste di fine anno, ma può succedere inevitabilmente che qualcosa possa sfuggire.
 
Non so se questo ritorno al passato è dipeso da una certa carenza di uscite degne di nota negli ultimi dodici mesi (ma ci sono state, tranquilli, altrimenti non saremo qui), fatto sta che ho dato la stessa priorità di ascolto ad album non appartenenti al 2021. Tra questi, se siete curiosi, la mia heavy rotation  è stata occupata da Collider, Jupiter Hollow, Grumble Bee, Dreamhouse, PreHistoric Animals e altri che hanno fatto pure in tempo a pubblicare ottimo materiale quest'anno, come Valleyheart, Origami Angel e Lakes, naturalmente tutti segnalati tra queste pagine e che se volete potete recuperare. Anche se al momento, penso, la seguente lista vi terrà un bel po' occupati (almeno lo spero).
 
Diciamo che queste scoperte hanno aiutato a mitigare alcune delusioni per certi album molto attesi nel 2021, da parte di artisti ormai consolidati e conosciuti, ad iniziare dal tanto atteso debutto degli Spiritbox, il lungamente rimandato terzo degli Eidola, per poi arrivare a Frost*, Twelve Foot Ninja, Sleep Token e Hiatus Kaiyote. Con ciò non voglio sminuire i lavori di questi artisti, solo che il risultato finale non ha rispecchiato l'alta aspettativa in base a quanto era lecito attendere rispetto a ciò che avevano prodotto in passato.
 
A parte questi nomi, che in un certo senso rimangono relegati agli "addetti ai lavori", il 2021 è stato fin dai primi mesi l'anno dell'hype, ingiustificato se chiedete a me, che ha portato alla ribalta nuovi nomi molto chiacchierati come Squid, Black Country, New Road, Dry Cleaning, oppure il nostro Iosonouncane (che a differenza degli altri tanto nuovo non è). Anche in questo caso tutto il rumore generato attorno a questi artisti mi è sembrato oltremodo eccessivo, si può trovare ben di meglio scavando nel mondo alternativo musicale. Detto questo, noto che da molti anni ormai quasi tutti i magazine musicali online suddividono le classiche per generi, che è una pratica interessante se sei una 'zine generica che abbraccia qualsiasi tipologia musicale. 
 
Ad ogni modo, nonostante tale abbondanza di classifche moltiplicate, il risulatato molto spesso è quello che si ripete ogni anno e cioè avere una ridondanza di stessi nomi citati, solo dislocati di postazione a seconda della rivista che consultiamo. Alla fine, molto lapidariamente, non è l'oggettiva qualità dell'opera il requisito principale per la sua scelta, ma quanto se ne è parlato durante l'anno e la conseguente popolarità che ha incassato tra gli addetti ai lavori.
 
Tornando invece nei nostri confini, per ovvie ragioni di natura settaria (ma anche umana visto che qui c'è una sola persona) altprogcore non può sposare tale approccio multitematico. In ogni caso, al di là di questo, le classifiche di fine anno di altprogcore (che io preferisco chiamare liste) per scelta non hanno limitazioni di genere e spaziano anche verso dischi non propriamente prog, approfittando così di dare spazio a menzioni meritevoli ad altre proposte che durante l'anno non vi trovano collocazione. Considerando ciò, penso che difficilmente troverete da queste parti nomi che compaiono in altre classifiche, ecco perché credo che da tredici anni a questa parte altprogcore rappresenti ancora oggi un'alternativa valida alla sempre più grande marea di siti musicali là fuori. In questo modo spero di offrire sempre spunti di ascolto interessanti per accompagnare un altro anno che si chiude. Per ora ho finito, ma voi...sarete qui anche nel 2022?
 
 

domenica 19 dicembre 2021

tricot - 上出来 (Jodeki) (2021)


Le tricot sono sicuramente responsabili di aver dato al math rock (o math pop) un impulso innovativo per renderlo cool e proprio per questo, insieme ai defunti Uchu Conbini, sono diventate il gruppo di punta giapponese di questa corrente, riuscendo in popolarità ad oltrepassare i confini orientali. Aggiungiamo pure che la loro produzione a getto continuo, che le ha portate a realizzare ben due album nel 2020, le ha aiutate a mantenere alta l'attenzione su di loro, anche se dopo l'album 3 personalmente avevo perso un po' di interesse nei loro confronti, in quanto la vena compositiva mi sembrava stesse prendendo una deriva più orientata verso un indie pop rock con meno inventiva.

Il nuovo album 上出来 (Jodeki), pubblicato quasi allo scadere dell'anno, si è rivelato invece una boccata d'aria fresca, risollevando le tricot ad alti livelli, se non propriamente all'altezza dei primi lavori, comunque indirizzato ad una verve rinnovata. In particolare le tre ragazze di Kyoto applicano all'irruenza punk pop, alla quale si erano rivolte ultimamente con maggiore incisività, molte sorprese stilistiche che contaminano in modo imprevedibile la direzione dei brani. La capacità delle tricot di scrivere pezzi orecchiabili e accattivanti, pure permettendosi il lusso di ritornelli sing-along, con il ricorso a puzzle vocali e progressioni funky e jazz, trova qui un impulso rinnovato che fa suonare ogni traccia come un piccolo esperimento sulle possibilità dell'art pop. 上出来 (Jodeki) ha anche un corrispettivo tutto strumentale ed è la prima volta che le tricot operano una decisione del genere. Realizzato prima dei pezzi vocali con tanto di testi in aggiunta, come a sfidare l'ascoltatore in un karaoke ad "orecchie bendate".

sabato 11 dicembre 2021

Civilia - Past Lives (2021)


Nella musica, pur non inventando nulla di nuovo, c'è sempre la possibilità di accostare le sonorità più disparate per tentare di diversificarsi. In tale pratica forse una delle modalità più stimolanti e suggestive è quella di unire polarità opposte tra loro, in modo da poter creare attraverso il loro corto circuito d'incontro un coerente suono dinamico. L'esempio più immediato a saltare alla mente è il djent di ultima generazione, il quale ha trovato un giusto equilibrio bilanciando metal e sonorità ambient.

Questa sensazione di scontro tra le parti è venuta a galla ascoltando il debutto dei Civilia Past Lives. In questo caso il quartetto proveniente da Phoenix utilizza muri di riff metal dal grande impatto monolitico, ma la violenza che possono generare i bordoni metallici, viene stemperata da tappeti e riverberi eterei che si infiltrano nelle trame, creando un richiamo psichedelico verso post rock e shoegaze. Per essere più diretti, è come se l'oppressione dei Tool e la maestosità dei Karnivool si scontrassero tanto con la dolcezza dei Sigur Ros quanto con quella dei Raised by Swans.

Le tracce presenti su Past Lives sono capaci di tratteggiare paesaggi apocalittici e allo stesso tempo ipnotici, tutto grazie a scelte soniche ben precise a tratti vicine all'industrial dream metal degli Aereogramme. A colpire non sono infatti le strutture tematiche e i loro cambi, ma l'impianto sonoro, gli accorgimenti del sound design che si traducono nell'esaltazione di particolari melodici nascosti che vengono a galla, nelle dinamiche ritmiche, nella spazialità che apre una dimensione avvolgente. Insomma, si percepisce la cura con la quale i Civilia hanno dato vita a queste tracce e Past Lives ne trasmette perfettamente l'emotività.

venerdì 10 dicembre 2021

Karnivool - All It Takes (single, 2021)


La band alla quale i Karnivool vengono paragonati più spesso sono i Tool e, proprio come il gruppo di Adam Jones, sembrano averne adottato l'etica oltre che il piglio prog metal. L'ultima testimonianza in studio dei Karnivool risale al 2013 e nel frattempo l'attesa per un nuovo album è salita. Anche la band australiana non ha mai smesso di esibirsi dal vivo in questo lasso di tempo, presentando negli spettacoli anche materiale inedito. Oggi, per l'occasione della pubblicazione del Blu-Ray Decade of Sound Awake, che riporta il livestream dell'intero album Sound Awake, i Karnivool rendono disponibile anche il primo singolo inedito in otto anni All It Takes che, come si legge nel comunicato stampa, "is the first part of a larger project they continue to wrestle into existence". L'attesa quindi continua, ma la luce in fondo al tunnel sembra essere più vicina.

mercoledì 8 dicembre 2021

Altprogcore 2021 Best EPs


 

"It's that time of the year again". Ebbene sì, ci stiamo lasciando alle spalle un altro anno (il tredicesimo per altprogcore!) e ancora una volta siamo qui a tirare le somme. Da parte mia mi aguro che, come sempre, abbiate continuato a trovare tra queste pagine nuovi ascolti stimolanti e interessanti e, prima di passare al piatto forte, ecco al solito una breve ricapitolazione per ciò che riguarda gli EP. Anche se le scelte dei lavori presentati quest'anno ricadono all'interno di un'area ben nota ai lettori - la quale comprende prog, math rock, fusion, djent o, più generalmente, rock sperimentale - ma questi EP hanno il pregio di declinare questi percorsi in strade differenti dal punto di vista stilistico, il che penso potrà soddisfare almeno qualche aspetto dei vostri gusti. 





25.The Dear Hunter 
 The Indigo Child





   
 24.Frontside
Closer to Closure




   
 23.St. Barbe 
 Shapeless


 
 
 
 

22.The Arcadian Wild
Principium





   
 21.NOE 
 NOE 




   
20.SOM
Awake



 
19.Telomēre 
Where Are We Still 
 
 
 
  
18.Sullen 
Nodus Tollens – Act 1: Oblivion 
 

  
17.Fly in Formation 
Physical Architecture

 
  
16.FRAKTIONS 
Kalos 
 
 
  
15.unit.0 
comms.array 




 
14.Pilot Waves 
 Pilot Waves
 
 
 
  
13.Mad Lollypop 
But Am I A Dream?
 
 
 
  
12.Head with Wings
 Comfort in Illusion  


 
11.synchre 
correlation 
 
 
  
10.Five Eyes 
 Shirley Bassey Lungs 
 


  
 9.Ands
Trust




 
8.Valleyheart
Scenery



7.The Reign of Kindo
Wither


 
6.Blackwater Flood 
Eternal Flight
 
 
 
   
5.Michael Woodman 
Psithurism 
 
 
 
 
  
4.Thank You Scientist 
Plague Accommodations
 
 
 
 
   
 3.luminism 
east coast emo 
 
 
 
   
2.Pafero 
Perspectives 
 
 
 

   
1.prdr 
how did the desert bloom



mercoledì 1 dicembre 2021

Altprogcore December discoveries

 
Il quartetto di Guilford Giant Walker nasce dalle ceneri dell'alternative metal band Xero. Praticamente con la stessa line-up il gruppo si presenta evoluto con il singolo The Fact In Fiction, nel quale i Giant Walker si sono fanno notare immediatamente per un potente heavy prog che si ispira a Karnivool, Black Peaks, Soundgarden e Deftones. Guidati dalla voce limpida ed espressiva della cantante Steff, il quartetto ha registrato e mixato l'album d'esordio di prossima pubblicazione con Chris Coulter (Arcane Roots, Jamie Lenman), scritto nei primi mesi del 2020 in pieno lockdown. 

 
The Arcadian Wild, pur non essendo una band prog, trattiene nel suo approccio al folk un modello polifonico e di progressioni armoniche avventuroso e sfaccettato. Isaac Horn (chitarra) e Lincoln Mick (mandolino) sono i due principali membri intorno a cui negli anni hanno ruotato altri musicisti. Il loro secondo album Finch in the Pantry (2019), al quale è seguito quest'anno l'EP Principium, è veramente valido. Non propriamente prog, ma indie folk che sconfina nell'art pop, che probabilmente piacerà ai fan di Half Moon Run, Miracles of Modern Science e pure Dave Matthews Band.  


Il tastierista Johnny Manchild - al secolo Jonathan Garrett - and the Poor Bastard, sono un ensemble di alt rock con influssi jazz attivo dal 2017. Il proposito di Manchild/Garrett era dare al suo rock pianistico un maggior respiro da big band così, ad una line-up classica che include Ethan Neel (batteria), James Thompson (basso), Chris Lashley (chitarra), si sono aggiunti i fiati di Ben Wood (tromba) e Logan From (sax). Johnny Manchild and the Poor Bastard hanno quindi prodotto due album e un EP infusi di pop, swing e un tocco di cabaret teatrale che va a ricoprire il tutto come una glassa di tanti colori. L'ultimo album in studio da poco pubblicato, We Did Not Ask For This Room, aggiunge una sferzata emo prog al sound già collaudato, riprendendo certi accenti di molte band che hanno fatto, o fanno parte, dell'universo alt prog Nordamericano come The Dear Hunter, The Venetia Fair, Bend Sinister, i primi Envy on the Coast e perfino The Reign of Kindo negli aspetti più pop jazz. Diciamo che i richiami sono tanti, poiché in questo lavoro il gruppo ha dato sfogo a molti spunti tematici e melodici che vanno a dispiegarsi per 15 tracce.   
 

 

Nel suo esordio risalente a due anni fa, il giovane tastierista e batterista David Hale sembra che abbia mangiato pane e Genesis (e infatti se andate a controllare il suo canale YouTube straripa di 'drum playthrough' del gruppo). Ascoltando Hale Damage (che ho preferito postare al posto dell'ultimo uscito quest'anno, dove il ragazzo cambia prospettiva musicale e vira verso l'electro pop) tutto, dalla produzione ai suoni, sembra ricalcare il periodo intermedio dei Genesis, ovvero quando il testimone di frontman passò nelle mani di Phil Collins. Se siete amanti di quell'estetica, non potete esimervi dall'ascoltarlo. 
 

 

Kosmodome è il progetto musicale dei fratelli Sturle Sandvik (chitarra e voce) Severin Sandvik (batteria) che fanno il loro ingresso nell'etichetta norvegese Karisma Records e nel mondo del prog con questo primo omonimo album. Kosmodome è un piacevole viaggio musicale tra passato e presente, psichedelia con influssi hard e stoner alla maniera dei Motorpsycho e dei recenti Monstereo. 

 
 
Il chitarrista dei Vulkan Christian Fredriksson fa il suo esordio da solista sotto il nome di Solum con l'album Encountering Murk. Il contenuto strumentale somiglia molto a ciò che è il prodotto della tradizione prog scandinava moderna. Mood malinconico e leggermente elegiaco alla maniera di White Willow, Wobbler, Jordsjø e Gösta Berlings Saga.

 

Grazie al chitarrista Ossi Maristo (del quale ho parlato nelle scoperte di novembre) ospite dell'album Proceed, sono venuto a conoscenza del duo finlandese Grand Discovery, dei fratelli Panu-Pekka Rauhala (tastiere) e Tuomas Rauhala (batteria), presenta un prog jazz a forti tinte fusion e qualche deviazione nel metal. Ovviamente l'indirizzo è tastieristico, ma non mancano virtuosismi da parte di tutti i numerosi competenti ospiti che vanno a completare la ricca line-up.