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venerdì 20 gennaio 2023

JYOCHO - 云う透り (As the Gods Say) EP (2023)


I JYOCHO pubblicano oggi il loro terzo EP 云う透り (As the Gods Say) contenente la title-track che segna di nuovo la collaborazione della band con l'autore Junji Ito, essendo la sigla della serie anime Netflix da lui scritta e ideata Japanese Tales of the Macabre. A dispetto dell'argomento horror trattato dalla serie, il brano As the Gods Say apre l'EP in una nota gioiosa e ultra tecnica, dove il chitarrista Daijiro Nakagawa non risparmia le sue evoluzioni virtuosistiche nella sei corde. Ormai il marchio di fabbrica del chitarrista è riconoscibile e queste quattro tracce proseguono su alti livelli il percorso stilistico del gruppo, che avevamo lasciato appena un anno fa con l'album Let's Promise to Be Happy.

Il breve dischetto prosegue ben bilanciato con le atmosfere acustiche di The Progress of Civilization in linea estetica e sonora con la precedente pubblicazione, contrapposte alla più elaborata Silent Prayer che sembra quasi riprendere quella malinconia veicolata dalle stesse convulse e delicate atmosfere degli Uchu Conbini366 infine si concede una pausa nella frenesia delle partiture math pop e abbraccia una lenta e suadente aria da ballad con accordi chitarristici dilatati. Non c'è dubbio che云う透りsia un altro piccolo gioiello firmato JYOCHO.


giovedì 24 febbraio 2022

JYOCHO - しあわせになるから、なろうよ (Let's Promise to Be Happy) (2022)

Anche se con Let's Promise to Be Happy i JYOCHO sono arrivati solo adesso al secondo album, possono contare su una discografia abbastanza corposa, fatta di alcuni singoli e diversi EP. Ad ogni modo, anche se questa ultima pubblicazione viene considerata e promossa dal gruppo stesso come un album, la sua durata di appena venticinque minuti lo fa somigliare più ad un EP, se messo in prospettiva dei nostri standard. Però fin dai tempi degli Uchu Conbini il chitarrista Daijiro Nakagawa, mente del gruppo, ci aveva abituato ad un formato di mini album. E anche gli stessi pezzi che costituiscono Let's Promise to Be Happy sono idealmente racchiusi in due brevissime parentesi acustiche - New Reminiscenes e Never Forget - che aprono e chiudono il disco, come per accentuare una filosofia della brevità. "Less is more" verrebe da pensare.

Le parentesi acustiche sono un particolare che può far notare come ultimamente Nakagawa imbracci la chitarra acustica più spesso rispetto al passato, forse anche in relazione alla sua esperienza da solista con In My Opinion (2019), album che esplorava proprio le possibilità dello strumento in veste unplugged. Ed è così che si apre Let's Promise to Be Happy, con un Nakagawa che su All the Same applica le sue evoluzioni virtuosistiche math rock ad una scintillante ballad acustica. Alcuni brani vecchi e nuovi sono stati inoltre riletti in tale modalità all'interno delle performance tenute dal gruppo lo scorso anno, battezzate con il nome di "Machiya Session", termine giapponese che indica le tradizionali case in legno tipiche di Kyoto.

Lo spirito progressive pop dei classici JYOCHO ritorna in superficie con Gather the Lights e The End of Sorrow, le quali da differenti prospettive dinamiche, una più quieta e l'altra più avventurosa, certificano l'abilità della band nell'accostare complesse trame math rock a delicate e liriche melodie pop. Stay in the Circle aggiunge spazio al piano della cantante Nekota, cementando l'estetica elettroacustica che così bene si piega e si adatta alle composizioni del gruppo, proseguendo poi su Turn Into the Blue attraverso la medesima modalità. 

Infine Measure the Dawn è un nuovo palcoscenico per la tecnica di Nakagawa, costantemente ispirato nel creare veloci intrecci con la sei corde. Ma in generale tutto l'album è una ricerca del perfetto equilibrio tra memorabilità e tecnica esecutiva dove ogni componente gioca la propria parte di grande strumentista. A tal proposito va data la notizia che purtroppo Let's Promise to Be Happy è anche l’ultimo album con il batterista Hatch che ha lasciato il gruppo lo scorso agosto riducendolo a quartetto, infatti per ora non è stato annunciato un sostituto ufficiale, ma i JYOCHO continueranno il loro percorso anche in questa veste.

mercoledì 9 ottobre 2019

JYOCHO - A Perfect Triangle, Rising Sun Human (2019)


Dopo A Parallel Universe i JYOCHO del chitarrista Daijiro Nakagawa pubblicano un altro EP di quattro tracce 綺麗な三角、朝日にんげん (A Perfect Triangle, Rising Sun Human). A parte l'introduttiva title-track che fa sfoggio di tecnicismi math rock e jazz, si contrappongono le rimanenti tre tracce, le quali danno totalmente spazio al lato più introspettivo e semi acustico del gruppo, ultimamente in parte sperimentato anche nel full length The Beautiful Cycle of Terminal. Questo indirizzo verso l'impianto a ballata può essere interpretato anche come un'estensione della recente prova solista di Nakagawa In My Opinion, pubblicata la scorsa primavera, che collezionava una serie di composizioni riflessive math rock per chitarra acustica.




sabato 8 dicembre 2018

JYOCHO - The Beautiful Cycle of Terminal (2018)


Dopo molti EP o mini album che dir si voglia, il progetto JYOCHO del chitarrista Daijiro Nakagawa raggiunge finalmente il traguardo del primo full length, un'impresa che purtroppo non gli era riuscita neanche con la sua magnifica band precedente Uchu Conbini. 美しい終末サイクル o The Beautiful Cycle of Terminal è un altro album pieno di grazia che mostra come un genere aprioristicamente considerato freddo e razionale come il math rock possa invece trasmettere emozioni. La personale missione dei JYOCHO è infatti piegare la tecnica strumentale ai voleri del cuore e della melodia, fino a sconfinare oltre, più precisamente attraversando quel confine che in Giappone spesso viene considerato come un evoluto J-Pop.

Dolci e malinconiche, le armonie create da Nakagawa e compagni passano attraverso gli ormai collaudati ultra virtuosi arpeggi acustici e tapping elettrici, ritmiche sempre elaborate e accompagnati da un cantato femminile soave e delicato. Il gruppo suona musica complessa, ma ciò che arriva all'ascoltatore è l'esatto contrario: un rilassante e malinconico affresco sognante, crepuscolare e camuffato benissimo in art pop. Anche per questo conseguimento i JYOCHO sono attualmente la miglior band di math rock sulla piazza e Daijiro Nakagawa un talento raro che fin dalla sua militanza negli Uchu Conbini non ha mai registrato un calo di ispirazione.




mercoledì 21 marzo 2018

JYOCHO - A Parallel Universe EP (2018)


Non è passato molto tempo dall'ultimo EP dei JYOCHO o meglio, come li definiscono loro, mini-album, ed oggi viene pubblicato Otagai No Uchu (A Parallel Universe) contenente quattro tracce inedite. Il nuovo materiale sembra una prosecuzione Days in the Bluish House e non avrebbe sfigurato all'interno di quel lavoro andando a formare idealmente un unico full length. Ma l'occasione per questa breve opera è legata al brano (e alla sua controparte acustica A Parallel Definition) che dà il titolo all'EP, il quale è stato pensato come pezzo di chiusura di Collection, una serie anime horror antologica scritta dell'autore Junji Ito.

Se si pensa alle origini dei JYOCHO come prosecutori morali e artistici del math rock degli Uchu Conbini del chitarrista Daijiro Nakagawa, adesso lo stile si sta sempre di più spostando verso un raffinato J-pop che si lascia tentare da chorus cantabili e malinconici. La cristallina bellezza degli altri due inediti Euclid e Pure Circle, ad esempio, appartiene anch'essa a quella categoria stilistica di sigle da anime malinconico che in Giappone solitamente viene affidata a professionisti dall'altissima qualità e quindi non svalutato come mero contorno commerciale per un prodotto di massa.

 

mercoledì 13 settembre 2017

La magia di JYOCHO e Uchu Conbini


Il chitarrista Daijiro Nakagawa ritorna alla guida dei JYOCHO con il secondo mini album a meno di un anno di distanza dal primo. Visto l'ascendente che il giovane ragazzo di Kyoto si è conquistato nei confronti del sottoscritto in quest'ultimo periodo, prima di parlare in modo completo dei JYOCHO, credo sia utile andare a ritroso risalendo alla sua band precedente chiamata Uchu Conbini per capire in pieno l'importanza e il valore del suo lavoro. Dato che il principale compositore è sempre stato lo stesso Nakagawa è logico che tra i due gruppi sia presente una continuità di stile. Tutto ciò che circonda gli Uchu Conbini sa di magico a partire dalla musica, così complessa nel costruire intricati e veloci arpeggi, tapping, poliritmie e imprevedibili svolte tematiche, eppure così semplice da interiorizzare e apprezzare. Merito della maestria tecnica di Nakagawa nel creare sognanti tessiture aromoniche con la sei corde, ma anche della dolce e delicata voce della bassista Emi Ohki e della versatile batteria di Yuto Sakai che insieme si fondono in canzoni math rock dalla sensibilità pop, anche se i giapponesi sono così avanti che fanno ricadere gruppi come gli Uchu Conbini nella categoria tutta giapponese chiamata J-Pop.

Il progetto nasce dalla volontà di Nakagawa nel creare una musica di forte suggestione e grandiosità, fondendo influenze per lui basilari come il progressive rock, il post rock e il midwest emo con un riferimento particolare al primo lavoro degli American Football di Mike Kinsella, che Nakagawa cita come uno dei suoi album preferiti. Inizialmente l'idea del gruppo era suonare musica strumentale, ma la passione di tutti e tre i membri per il pop diede l'occasione a Nakagawa di convincere la Ohki, in principio ritrosa, a farsi carico delle parti vocali. Gli Uchu Conbini realizzano così nel giro di poco tempo solo due mini album da favola che sono 染まる音を確認したら (Somaru Oto wo Kakunin Shitara - Feel The Dyeing Note) nel 2013 e 月の反射でみてた (Tsuki No Hansha De Miteta - I Looked By The Reflection Of The Moon) nel 2014. "Album bonsai" verrebbe da chiamarli per quella loro perfezione nell'accostare complessità e melodie dalla disarmante bellezza, senza esagerare il concetto di variazione attraverso motivi ricorrenti e temi riconoscibili costantemente rimessi in discussione dalla sezione ritmica e dalla chitarra che si destreggia tra linee armoniche e melodiche in un registro ultra clean. Purtroppo neanche il tempo di essere apprezzati in pieno durante la loro attività che gli Uchu Conbini si separano per divergenze artistiche nei primi mesi del 2015, dando un ultimo concerto di addio il 13 marzo di quell'anno e continuando comunque ad avere un crescente successo postumo. 8films, Pyramid, EverythingChanges e Sepia Iro no Shasou Kara sono praticamente diventati nel tempo dei brani di culto per chi apprezza questo genere.







Il fatto che gli Uchu Combini non siano stati dimenticati, ma anzi sempre più persone li stanno scoprendo, è forse anche merito del piccolo culto che si sta creando attorno alla nuova band di Nakagawa, i JYOCHO. Dietro al microfono c'è ancora una voce femminile, quella di Rionos, cantante di Tokyo che Nakagawa ha trovato tramite Twitter, ma questa volta da trio il nucleo si allarga a quintetto, aggiungendo alle tessiture strumentali anche tastiere e flauto, pur rimanendo questa volta indicato come un progetto solista di Nakagawa. Lo scorso anno è uscito il primo mini album 祈りでは届かない距離 (Inori dewa Todokanai Kyori - A Prayer in Vain) che ha suscitato di nuovo ampi consensi, riprendendo a grandi linee il discorso interrotto dagli Uchu Conbini.

Ad una prima impressione sembrerà che non sia cambiato molto nel passaggio tra i due gruppi, a parte appunto le sfumature più ricche donate dagli strumenti aggiunti. Eppure i JYOCHO si distinguono dagli Uchu Conbini più che altro ad un livello meno superficiale e squisitamente esecutivo. Con i JYOCHO, Nakagawa si rende ancor più accessibile e vicino a canoni pop, limitando le sterzate ritmiche in favore di scelte più lineari, anche tematicamente, facendo leva su sezioni ripetute e melodicamente simili di modo che rimangano ben impresse. Non che manchino le poliritmie, ma in questo caso si percepiscono in minor misura imprevisti di percorso ben camuffati in una veste che dona fluidità anche ad un contesto comunque fondato sulle geometrie virtuose del math rock. Oggi viene realizzato il secondo mini album 碧い家で僕ら暮らす (Ao ika de Bokura Kurasu - Days in the Bluish House) che segna l'importante arrivo nei JYOCHO della nuova cantante Keiko Kobayashi (proveniente dalla band heliotrope e attiva anche come solista con il nome di Nekota Netako) che sostituisce Rionos a causa del suo rifiuto di esibirsi dal vivo. Days in the Bluish House riesce ancora meglio a creare un ponte tra gli Uchu Conbini e i JYOCHO recuperando quel gusto per ritmiche jazz e articolati andamenti aromonici (The Bluish House), aggiungendo anche un'ingente parentesi di lirismo acustico (Hills, A True Figure of). Ora, a tutti coloro che si aspettano un giudizio, direi che è quasi superfluo, Daijiro Nakagawa si è distinto per una produzione discografica impeccabile e una vena costantemente ispirata che non accenna a spegnarsi. Una discografia da possedere nella sua totalità.






 http://jyocho.com/