venerdì 27 novembre 2020

Snooze - Still (2020)


Un gruppo non molto fortunato quello degli Snooze che, per una ragione o un'altra, hanno perso elementi della formazione per strada, l'ultimo dei quali il bassista Cameron Grom, deceduto prematuramente lo scorso marzo. Ad ogni modo l'unico superstite della band Logan Voss, non si è dato per vinto e con l'aiuto del produttore ed ex batterista degli Skyharbor Anup Sastry ha portato a termine l'EP Still, dove è presente anche l'ultima apparizione di Grom nel brano di apertura What's the Secret Ingrediant of a Toilot?

Degli Snooze si può affermare che, dopo la prova encomiabile di Familiaris, sono diventati tra i migliori e più originali fautori di math rock del decennio. Still è una nuova incursione nel loro mondo surreale, che fonde elementi di post rock, emo, metal e progressive in modo personale. Non c'è bisogno di imbastire virtuse svolte tematiche per gli Snooze, ma piuttosto amalgamare stilemi differenti al fine di produrre una compatta atmosfera potente e nebulosa, che si lascia riconoscere tra mille altre.

Il tutto è calato in un clima ipnotico di riff che sembrano loop di muri elettrici, voci scandite come fossero salmodie psichedeliche e ritmiche martellanti e incessanti. In questo senso Still si concentra nel mettere a fuoco queste determinate peculiarità del sound degli Snooze, approfondendo tali aspetti e tralasciandone altri che magari in Familiaris davano un senso di dinamicità e varietà maggiormente vivaci. Ma anche con questa formula compressa gli Snooze ne escono di nuovo vincitori.

 

giovedì 19 novembre 2020

VEMM - Compromesso [Atto 1] (2020)

Nati nel 2013 per impulso del chitarrista Emanuele Luigi Andolfi, i VEMM (acronimo di Very Excited Mad Musicians) hanno all'attivo un omonimo album in studio del 2014, un live del 2017 e qualche singolo. Nonostante l'oggettiva qualità della proposta musicale che con eclettismo attraversa con disinvoltura vari generi come jazz, funk, metal, avant-garde e naturalmente prog, anche tra gli addetti ai lavori non sono stati in molti ancora ad accorgersi del gruppo romano. Speriamo che con il presente nuovo ambizioso progetto fresco di pubblicazione le cose si apprestino a cambiare.

Come suggerito dal titolo, Compromesso è il primo atto di una trilogia di album concept i cui capitoli successivi saranno Conservazione e Comunicazione. E' la stessa band a spiegare la storia aperta da Compromesso, la quale ruota attorno al personaggio immaginario di Elea, "una liceale, in procinto di sostenere l’esame di maturità. Si pone molte domande sul suo futuro e sull’umanità. Fa queste riflessioni tramite il suo diario a cui si rivolge con il “Tu”. In questo dialogo incessante, Elea si aliena dal mondo, saltando delle parti di vita quotidiana, in un paradosso in cui per cercare di trovare il significato della sua vita ne perde la vividezza. Nel percorso riesce a carpire uno schema alla base delle dinamiche naturali e umane, e divide questa ricerca in tre capitoli: Compromesso, Conservazione e Comunicazione. Un viaggio di formazione al confine tra realtà e percezione, della protagonista, che dialogando con varie parti di sé stessa vorrebbe sbrigliarsi dalla routine intrisa di preconcetti e rinascere dall’abisso della cultura con una consapevolezza in grado di riesumare i “tesori di umanità” che la rendono “reale”.

Il corposo sound del gruppo rispecchia la formazione allargata composta da Emanuele Luigi Andolfi (chitarra), Flaminia Lobianco (voce), Valerio Garavaglia (voce), Davide Savarese (batteria), Edoardo Cicchinelli (basso), Daniele Greco (chitarra), Giacomo Tagliaventi (tastiere), Costantino Stamatopoulos (sassofono) e Giuseppe Panico (tromba).

In bilico tra rock opera e opera concettuale, nel vero senso della parola, Compromesso scava nei meandri musicali come promette di farlo nei pensieri di Elea. Ed ecco allora che al singolo brano non basta più un titolo per essere caratterizzato, ma vengono associati due indirizzi, tipo a simbolizzare una biforcazione anche in ambito strutturale e formale. Come il percorso interiore della protagonista, infatti, ogni traccia è una scoperta che svela gradualmente le proprie deviazioni tematiche. L'ambivalenza dell'atmosfera racchiusa all'interno di esse funziona anche da incentivo per molteplici ascolti.

In pratica, la metafora delle voci interiori di Elea che si accavallano è ottimamente trasportata in musica con sovrapposizioni continue di strumenti e voci, permettendo alla band di spaziare nel modo più ampio possibile tra una moltitudine di dinamiche strumentali. L'opulenza degli arrangiamenti la si potrebbe ricondurre ad un trasversale gioco ed incontro di stili musicali, come il djent orchestrale di Tu/Pagine di Me, comprensivo di parti sinfoniche e acustiche, il frenetico electro prog sintetico di Entropia/Tempo che si tinge di bossa nova e fusion, oppure il jazz polifonico di Assillo/Assente, fino al calderone di chiusura Ombra/Gioco dell'Onda. Come a dire che gli accostamenti sono i più lontani ed improbabili, ma funzionano. Con Compromesso i VEMM si qualificano tra i più competenti, ambiziosi ed originali interpreti del prog italiano e non solo. Naturale che con tali premesse l'attesa per i prossimi capitoli a questo punto si fa concreta.

venerdì 6 novembre 2020

Vennart - In The Dead, Dead Wood (2020)


Costretto dal lockdown a cancellare eventuali impegni concertistici con i Biffy Clyro, Mike Vennart si è adeguato all'isolamento forzato e, oltre ad aprire una personale pagina Patreon, ha prodotto a sorpresa un album intero a due anni di distanza da To Cure a Blizzard Upon a Plastic Sea. In The Dead, Dead Wood riporta ancora la collaborazione e supervisione musicale degli ex compagni presenti negli Oceansize, Gambler alle tastiere e Steve Durose al mix. L'album nella sua totalità, a parte l'epica apertura di Silhouette, che è una delle cose più vicine agli Oceansize scritta dal Vennart solista, è un passaggio oscuro e meditativo nella discografia di Vennart, che non manca di squarci aggressivi come nel caso del singolo fuzz Super Sleuth. Il cantante e chitarrista mette qui in chiaro più che mai il suo amore per i Cardiacs e per Mike Patton, sconfinando in territori da ballad cantautorale su Elemental e Lancelot, le quali non mancano di offrire un impianto tastieristico velatamente chamber rock.

La title-track, fondata interamente su un drone minaccioso, è uno strumentale che funge quasi da spartiacque con i rimanenti tre pezzi finali, maggiormente dedicati all'aspetto sperimentale. Weight in Gold si poggia su un edificio di distorsioni che si contorcono in un incedere marziale ed ossessivo, mentre Mourning on the Range è una triste ed elegiaca composizione che sembra portare uno spiraglio di luce solo nel finale, soffocato poi dai riff funerei della chitarra, che riportano tutto ad un limbo oscuro. Forch in the Road rallenta e dilata ancora di più i tempi, accostandosi a quelle evanescenti cavalcate di stampo Oceansize come Savant e The Frame. Ad ogni modo, per i nostalgici di quel leggendario gruppo, In The Dead, Dead Wood appare come l'album più personale di Vennart, distanziandosi dai canoni della sua vecchia band. Oltre a ciò, la natura più immediata di certe soluzioni compositive, questa volta meno inclini a sperimentazioni progressive e maggiormente indirizzate al cantautorato art rock, palesa le circostanze improvvise e imprevedibili che hanno generato l'album.