venerdì 26 ottobre 2018

Thumpermonkey - Make Me Young, etc. (2018)


Dato che sei anni di immobilità discografica costituiscono un tempo piuttosto esteso di attesa, i Thumpermonkey esattamente un anno fa avevano anticipato l'uscita di Make Me Young, etc. con l'EP Electricity. Ma già prima di quest'ultimo eravamo a conoscenza che i Thumpermonkey avevano in cantiere un album imminente che ora è finalmente arrivato alle nostre orecchie dopo una lunga attesa, seguito di quel capolavoro che fu Sleep Furiously (2012), come se la band inglese avesse voluto torturarci lentamente. Ma il motivo che Make Me Young, etc. alla prova dei fatti sia un oggetto completamente differente rispetto al suo predecessore (e volendo anche all'EP) non dipende certo dal fattore temporale, dato che i brani che ne fanno parte appartengono al repertorio dei Thumpermonkey ormai da molto tempo.

Chi ha amato il lato più metallico e abrasivo di cui i Thumpermonkey facevano sfoggio su Sleep Furiously qui ne ritroverà ben poco, ma fortunatamente potrà appassionarsi ad altri aspetti della musica del gruppo. Non parliamo quindi propriamente di "evoluzione" o "maturità", ma di un vero e proprio naturale proseguimento del discorso, poiché chi conosce bene i Thumpermonkey sa che non sono soliti ripetersi, rimanendo però ben riconoscibili nella loro contorta estetica progressiva. Make Me Young, etc.è infatti un album più progressive rock che post hardcore: ha momenti di calma placida e sa offrire anche squarci più poderosi senza però mai esagerare, ci sono molteplici temi che si accavallano e, per la prima volta nella storia della band, è il pianoforte di Rael Jones (oltretutto quotato compositore di soundtrack per molte serie TV inglesi di successo) ad emergere come protagonista piuttosto che la chitarra di Michael Woodman.

Si prenda ad esempio la suggestiva Figstorm, i cui ricami pianistici e alcune progressioni armoniche nella loro pacatezza ricordano l'impressionismo canterburiano del Robert Wyatt di Muddy Mouse/Muddy Mouth, salvo poi imporsi con gravi rintocchi doom. La stessa Veldt vive di queste contrapposizioni in una continua tensione che sembra vagare a vuoto, tra calma apparente e drammatiche barriere di chitarra elettrica, senza sapere quale sia la destinazione del pezzo. Deckchair For Your Ghost possiede sottili richiami al jazz, evolvendosi in microsezioni orchestrate come se la band fosse un ensemble da camera, specialmente nella parte strumentale. Stesso discorso per la title-track, una mini epic suite che nei suoi quasi undici minuti esplora un'infinità di idee tematiche. Ma comunque basterebbe la maestria mostrata in Creanfly e TempeTerra, così antitetiche tra loro per atmosfera ma così dense di ispirazione e perizia nel loro complesso dipanarsi, per certificare l'eccellenza di questa troppo sottovalutata band.

Aggiungendo il fatto che Make Me Young, etc. è in realtà un concept album su un'imminente apocalisse sarebbe stato legittimo aspettarsi qualcosa di più aggressivo, invece i Thumpermonkey ci stupiscono con un'opera complessa, ma estremamente godibile ed omogenea, che tenta di praticare percorsi progressivi come sempre personali, centrando ancora una volta l'obiettivo. Anche il percorso delle liriche, a volte criptico, che guida l'ascoltatore verso la fine del mondo prende spunto da un fatto piuttosto singolare risalente al 2012: quando Woodman ricevette una strana email da parte di un fan di nome Max nella quale quest'ultimo condivideva la sua preoccupazione per una imminente fine dei tempi. Ripensando a quella email Woodman fu ispirato da una domanda: "se sapessi che domani il mondo finisse, saresti in grado di liberarti di tutti i tuoi rimpianti e vivere l'ultimo giorno in modo differente?". Ecco, magari domani non finirà il mondo, ma dare un ascolto a Make Me Young, etc. è un buon punto di partenza per cambiare in meglio la tua giornata.





 http://thumpermonkey.com/

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